La prestigiosa sede del Palazzo dei Giureconsulti, nel cuore di Milano, è stata scelta da Information Builders per tenervi lo scorso giugno l’edizione 2014 del Summit Italia, evento che costituisce un importante momento d’incontro per i partner e i clienti italiani della software house di New York, dal 1975 attiva nel settore della Business Intelligence.
L’intervento d’apertura dei lavori, subito dopo il benvenuto ai presenti portato da Alain Biancardi, che giusto due settimane prima del summit è stato nominato Managing Director per Italia, Francia Belgio e Lussemburgo, è stato svolto a Carlo Vercellis, docente di Computer Science al Politecnico di Milano. Dopo un’introduzione sull’aspetto quantitativo dei big data, impressionante come sempre per i numeri (in un anno, dal 2012 al 2013, il volume di dati accessibili dai server nel mondo è passato da 2,8 a 4,8 milioni di petabyte), Vercellis si è soffermato su quello qualitativo, osservando come già oggi il 90% di questo volume sia formato da dati non strutturati che peraltro contengono importanti fattori di conoscenza per il business (l’80% dei consumatori orienta i propri acquisti tramite il Web). Trarne un valore di business non è facile: “occorre fare un ‘salto’ culturale e tecnologico dal data warehousing alla gestione e analisi di dati che cambiano in tempo reale e provengono da una quantità di fonti esterne”. Tra le quali, Vercellis ha ricordato, un ruolo importante e ancora quasi inesplorato spetta all’analisi delle attività machine-to-machine, o IoT, Internet of Things, come oggi si preferisce dire.
Su queste considerazioni si sono innestati gli interventi di Sylvain Pavlowski e Michael Corcoran, rispettivamente senior VP European Sales e Chief Marketing Officer worldwide della società. Pavlowsky si è concentrato sulla ‘monetizzazione dei dati’, ovvero sulla loro assoluta rilevanza economica nel business. Due dati: da un’indagine sulle ‘Fortune 1000’ risulta che un miglioramento del 10% nell’accessibilità del dato (quindi ancor prima della sua analisi) si traduce in un aumento delle entrate di oltre 65 milioni di dollari l’anno. Per contro, secondo Larry English (cofondatore della International Association for Information & Data Quality) una scarsa qualità dei dati costa alle imprese dal 20 al 35% del margine operativo. Pertanto “occorre una trasformazione in chiave analitica dell'organizzazione aziendale in modo da generare nuovo valore e ottimizzare i costi attraverso l’estensione della base informativa necessaria a prendere decisioni rapide ed efficaci per chiunque ne abbia bisogno”. Come? Con strumenti come quelli di Information Builders, ha proseguito Pavlowski, capaci “di integrare informazioni interne ed esterne nel data discovery e fornire analisi predittive fruibili non solo dagli specialisti ma da tutti, clienti compresi”.
Data integration e analytics: le novita’
Michael Corcoran ha quindi chiuso la sessione generale (nel pomeriggio si sono tenute sessioni tecniche di aggiornamento sulle tecnologie e ‘user group’ riservati ai clienti) con un intervento articolato in due parti. Nella prima è ritornato sui punti esposti da Pavlowski soffermandosi in particolare sulla “Intelligence for Eveyone”, della quale ha sottolineato i vantaggi in termini di fattore competitivo nella reattività al mercato e, anche, in termini di generale miglioramento della capacità di trasformare i dati in valore economico che può nascere dalla diffusione e condivisione della conoscenza. Nella seconda parte ha invece esposto molte delle soluzioni che, annunciate il 10 giugno alla User Conference di Orlando e presentate per la prima volta in Italia, potenziano sensibilmente le due principali linee d’offerta della società: l'ambiente di integrazione e data asset management iWay e la piattaforma di business intelligence e analisi WebFocus. Vediamole in breve.
Per quanto riguarda iWay è stato introdotto iWay Sentinel, un prodotto che permette la gestione dei server e l’aggiornamento e installazione remota del software nonché il monitoraggio delle loro condizioni di funzionamento, e nuovi adattatori che ne estendono il supporto a una quantità di database: relazionali orientati ai big data (Teradata, Cloudera); noSql (MongoDB, Google Analytics); colonnari (Greenplum, Sap Hana, Oracle Times Ten) e altri ancora. L'ambiente WebFocus è stato potenziato con strumenti per lo sviluppo di applicazioni di analisi e data discovery fruibili anche in modalità self-service, con un nuovo modulo per la mappatura geografica delle analisi e con SkyBox, un servizio cloud per il testing delle applicazioni analitiche sviluppate dagli utenti (un ‘sandbox’, lo chiama Corcoran, cioè un posto dove ‘giocare’ con le applicazioni) su WebFocus 8, la più recente versione della piattaforma di BI della società.
Un’importante evoluzione, ancora per WebFocus 8, è data infine da una serie di soluzioni (‘adattatori’, li potremmo chiamare, ma è un termine un po’ riduttivo) per trasformare dati provenienti da fonti esterne in modo da renderli perfettamente compatibili, e quindi gestibili e incrociabili, con i dati interni aziendali. Tra questi dati “internalizzabili”, come ha detto Corcoran, rientrano quelli ricavati dai social media (Facebook, Twitter, LinkedIn), i dati di localizzazione forniti dai dispositivi Gps e quelli trasmessi dai sensori installati su prodotti, dispositivi, macchinari: l’Internet of Things diventa un asset potenziale di ogni impresa.