“Il mondo dell’It ci sta seguendo, ma con dieci anni di ritardo”. Così Franco Vittone (nella foto), Country manager e amministratore delegato di Teradata Italia, risponde alla domanda su come avverta l’attenzione degli utenti all’analisi di grandi volumi di dati eterogenei e la risposta che i vendor globali, come Ibm, Hp e Oracle, stanno dando in quest’area. E spiega: “Nel confrontarsi coi Big data questi nomi si sono oggi uniformati a quello stesso approccio con appliance dedicate che è sempre stato il nostro e che fino a ieri mettevano in discussione”. Sì, ma l’essere già presenti presso gli utenti nel campo delle infrastrutture di data management e, spesso, anche nelle applicazioni business, non dà loro un bel vantaggio? “Può essere un vantaggio – replica Vittone – ma anche no. Per il cliente la focalizzazione esclusiva che noi abbiamo nel settore è una garanzia. Tutti i nostri investimenti sono nel data warehousing e nelle analytics; per i nomi che ha citato invece è solo una nuova offerta, che in passato è anche stata vista come marginale. E i clienti ce lo riconoscono. Superare la conoscenza dei dati per giungere al loro significato – prosegue Vittone – è sempre stato nella nostra visione e ci ha fatto concepire l’integrazione nativa tra analisi e dati (il riferimento è alla in-database analysis in partnership con Sas – ndr )”.
Secondo l’amministratore delegato, l’attenzione a queste tematiche è molto sensibile nel nostro Paese. “Alcuni nostri clienti, per esempio Unicredit e Poste Italiane, stanno diventando veri leader nel settore”. E la crisi economica? ”Certamente pesa, ma non perché porti ad annullare o ritardare dei progetti, ma perché impone una maggiore attenzione negli investimenti. E quando questi si fanno selettivi, il valore di Teradata viene fuori”.