La crescente dinamicità dei mercati impone alle imprese di lavorare in modo diverso sui dati per comprendere meglio le tendenze. Lo sostiene Massimo San Giuseppe, presidente e socio fondatore di QlikView Italy, che aggiunge: “Non ci si può limitare a prendere decisioni sulla base di pochi dati aggregati, ma diventa necessario andare più a fondo e aprirsi la strada verso il mare delle informazioni che sta crescendo in modo esponenziale”.
QlikView fornisce soluzioni pensate per l’utente finale, che operano su due fattori chiave: il tempo e il rischio. “La certezza degli investimenti, ovvero la capacità nel valutare l’impatto e i costi della soluzione, fa parte integrante del nostro modello di business – dice San Giuseppe -. Prima facciamo sperimentare agli utenti un pacchetto di soluzioni, magari a livello di singola business unit e in una logica pilot, per comprendere bene gli scenari. Solo quando si è certi del ritorno dell’investimento e del Tco, i clienti possono prendere decisioni in merito all’implementazione della tecnologia”.
L’offerta è pensata per imprese di ogni dimensione e settore: dalle più piccole fino a grandi player privati, come Fiat, Luxottica, Saipem, o grandi organizzazioni della Pubblica Amministrazione centrale. L’obiettivo principale è far sì che le aziende clienti si sentano in modo “confortevole” nella soluzione, pensata per favorire il lavoro di team e consentire agli attori di un progetto di BI di comunicare tra loro. QlikView raggiunge i clienti italiani attraverso 130 partner e collabora con i principali system integrator (uno per tutti, Reply).
La tecnologia brevettata QlikView consente di fruire del dato in modo libero senza percorsi predefiniti di analisi e mette nelle mani degli utenti la rappresentazione delle informazioni e i modelli di analisi. Questo è reso possibile grazie all’approccio Business Discovery, complementare con le applicazioni di Bi tradizionali, che si basa sulla tecnologia di ricerca associativa in-memory. In pratica, l’applicazione memorizza l’intero insieme dei dati su pagine di memoria virtuale in modo da averli a disposizione per le analisi di volta in volta richieste. Si realizza così uno strumento realmente “self-service” che semplifica la creazione di una vista personalizzata dei dati. L’ulteriore evoluzione Direct Discovery abilita l’accesso diretto anche alle fonti Big data.
“Big data non è un problema di potenza elaborativa ma di rilevanza per il business e di capacità di favorire l’immaginazione – precisa San Giuseppe – Tutti sanno cosa si può tirar fuori dai dati in azienda; il valore aggiunto è immaginare cosa può nascere integrandoli con informazioni esterne, utilizzando ad esempio la business discovery geografica, una dimensione oggi sempre più pervasiva”.
È prevista per metà 2013 la nuova versione (la numero 12) di Qlikview, che rappresenterà un momento di discontinuità, a differenza delle precedenti versioni che avevano una logica evolutiva. “I driver della nuova versione – anticipa San Giuseppe – saranno la mobilità, l’usabilità e la collaboration a tutto campo, non solo tra i dipendenti interni, ma anche verso l’ecosistema di partner e collaboratori, nell’approccio al dato, nello sviluppo dei modelli di analisi, nella condivisone dei risultati”.