Mentre nel mondo, dagli USA all’Australia, fino alla tradizionalista Europa, imperversava il dibattito monodirezionale sui danni che un software come ChatGPT avrebbe arrecato all’intero sistema scolastico, una rete di scuole “esente” dai programmi ministeriali utilizzava l’AI già da mesi, raccogliendo dati sul miglioramento delle performance degli studenti. In matematica 9 punti percentuali, per non parlare delle scienze in cui si sono registrati picchi del 15%. Sono i dati di uno studio condotto su oltre 14.000 studenti di 26 scuole in 12 Paesi, tutte “International School of Europe” di Inspired Education Group.
Numeri significativi, ma che non riescono a raccontare nella sua interezza l’entità dell’innovazione che caratterizza il progetto educativo in corso in questo gruppo di istituti, di cui una manciata si trova in Italia.
Dall’insegnamento all’apprendimento, grazie all’AI
“La scuola serve per imparare, non per essere valutati. Se si usa l’intelligenza artificiale e l’AI generativa per imparare meglio, per noi quindi è ottimo”. Iain Sachdev, Preside dell’International School of Monza, sintetizza così l’approccio scelto per affrontare l’ondata tecnologica AI-based che ha investito nell’ultimo periodo il mondo della scuola, e non solo. Il suo istituto è uno di quelli del gruppo che sta utilizzando la piattaforma Inspired AI da quasi un anno, su studenti dai 7 ai 16 anni. Sachdev ha aperto le porte a questa sperimentazione con entusiasmo come ha fatto anche con ChatGPT, limitandosi a cambiare immediatamente la policy della scuola riguardante la “academic integrity”: “ogni studente può usare l’AI generativa ma lo deve dichiarare, chiediamo trasparenza” spiega.
Per quanto riguarda Inspired AI, invece, si tratta di un sito web a cui studenti e insegnanti accedono liberamente con un proprio account personale. Il software può lavorare in completa autonomia, tête a tête con l’alunno, proponendogli domande, test e quiz sulla materia scelta e valutando in modo intelligente come è meglio proseguire. Dalle risposte ottenute, ma anche dai movimenti del mouse e degli occhi e dal tempo impiegato: tutti questi dati concorrono al processo decisionale che guida la piattaforma alla mossa successiva. Domande sempre più complesse e stimolanti, oppure “pillole didattiche” per colmare lacune o eliminare dubbi. Insipired AI fa tutto ciò in autonomia ma, se l’insegnante ha delle particolari esigenze didattiche, può fornire input e guidare temi e livelli.
Scuola personalizzata, insegnanti coach: il futuro?
In ogni caso, ciascun docente attraverso questa piattaforma raccoglie “un’enorme quantità di dati specifici e immediati su ogni singolo studente. Ciò gli permette di identificare chi ha reali difficoltà di apprendimento e su quale tema, per poi intervenire puntualmente e velocemente” spiega Sachdev. “Basta attese di voti per settimane, che riducono l’insegnamento all’assegnazione di un giudizio. Un feedback immediato e preciso permette all’insegnante di agire subito e in modo efficace e personalizzato. A lungo termine, inoltre, per gli studenti questo diventa il modo per diventare padroni del proprio percorso, reali responsabili del proprio apprendimento, liberandosi dal meccanismo di controllo dei voti”.
Nell’introduzione dell’AI così effettuata, quindi, Sachdev vede un vero e proprio cambio di paradigma nel mondo dell’insegnamento. L’impatto è forte non solo per chi svolge il mestiere di studente ma anche per i docenti: “hanno più tempo per stare con i propri alunni, possono diventare dei coach e aiutarli a sviluppare competenze e skill anche generali, soft e complesse, oggi molto richieste anche nel mondo del lavoro. Non solo quelle strettamente nozionistiche” spiega infatti.
In questa nuova “scuola intelligente”, gli studenti trovano anche l’opportunità di imparare a rapportarsi presto con la tecnologia. Un vantaggio? Per certi versi, per Sachdev, sì: “meglio subito e in modo graduale e guidato, che di colpo, quando iniziano a lavorare o in contesti meno accoglienti e condivisi con adulti”.
La scalabilità del modello: sogno o progetto?
Il “caso” della International School of Europe è peculiare e non direttamente scalabile. Questo istituto non è chiamato a seguire programmi ministeriali, si è mosso in autonomia e potendo contare sul budget necessario ad accogliere l’AI nel modo che reputava più adatto. Si può comunque sfruttare per guardare a un possibile futuro e, magari, trarne ispirazione in modo critico e realistico.
Secondo Sachdev, per esempio, l’approccio di Inspired AI è perfettamente in linea con i valori della Costituzione che parla di una istruzione uguale per tutti, di diritto. “Oggi c’è il continuo rischio di un appiattimento della didattica: con tutti gli studenti si agisce nello stesso modo, nonostante ciascuno abbia bisogni diversi. Con l’aiuto dell’AI, invece, si può arrivare a garantire un approccio personalizzato, in modo che realmente nessuno resti indietro” spiega. E per quanto riguarda i costi, suggerisce di puntare sull’economia di scala, con un approccio graduale. Anche quello dell’Inspired Education Group, da un certo punto di vista, lo è: dopo questi primi mesi di sperimentazione, forte dei risultati dello studio, ora l’idea è di coinvolgere più classi e aggiungere altre materie oltre a inglese, matematica e scienze. E poi di raggiungere tutti i 111 istituti della rete, di cui 9 in Italia. “La vera sfida che ci aspetta, però, è quella di riuscire a utilizzare i dati al meglio, nel pieno rispetto della privacy, ma in modo da sfruttare appieno il loro ‘potenziale educativo’. Possono essere decisivi per il futuro di ogni studente”.