A latere di quella schiera di big e startup che sgomitano a suon di annunci con parola chiave ChatGPT, c’è un universo trasversale di imprese che cerca di capire come coglierne i vantaggi, senza farsi fregare. Sia i dati che il budget.
Il grande dilemma che sta ora prendendo forma in questo panorama è quello tra pubblica e privata, naturalmente il soggetto è l’AI generativa. Anche un’azienda verticale e chiaramente posizionata come Appian si è posta il problema. Al contrario di molte altre, ha anche deciso la direzione da imboccare dichiarandolo apertamente durante l’Appian World 2023, tenutosi a maggio a San Diego.
Chi ha dati, non condivida dati
Ad annunciare l’appoggio di Appian al paradigma dell’AI privata è lo stesso CEO Matt Calkins. “È questo l’approccio vincente. L’AI pubblica non è fatta per voi, ma per loro” spiega. Lo fa davanti a una platea di aziende medio grandi, il “voi”, riferendosi con il “loro” a tutte le societàimpegnate a proporre sul mercato soluzioni di AI generativa pubbliche. Sono quelle oggi più reperibili sul mercato e le prime in cui ci si imbatte quando si cerca di approcciare questa tecnologia. Sono quelle che obbligano le organizzazioni a inviare i loro dati all’ambiente di un grande fornitore, ottenendo in cambio determinati risultati.
Appian sta adottando un modello diverso, promuovendo esplicitamente l’AI privata. Calkins spiega che “è il futuro, soprattutto per le organizzazioni che hanno quantità di dati sufficiente per il training e ci perderebbero a condividerli”. Meglio è infatti, per queste realtà, optare per soluzioni chiuse, più sicure e accurate. È il modo più efficace per creare le proprie applicazioni personalizzate, senza rischiare che i propri dati vengano violati.
Le abilità AI private sono molto specifiche e, per addestrarle, non sono necessari dati esterni all’organizzazione. Appian, una volta presa posizione, fornisce anche delle “prove a suo vantaggio” sotto forma di due novità di prodotto: l’introduzione di Appian AI Skill Designer e l’integrazione della Generative AI. Tutto parte dall’idea di voler sfruttare la potenza dell’IA in modo più semplice attraverso il low code, minimizzando anche i costi.
La prima novità presentata, l’AI Skill Designer, è uno strumento per creare modelli di apprendimento automatico AI personalizzati. Adottandolo, si riescono a sviluppare soluzioni AI uniche e su misura per l’azienda, senza la necessità di competenze specifiche di data science.
Al suo esordio, si focalizza sulle email e sui documenti, due elementi “base” del workflow di ogni azienda, qualsiasi sia la fase di digital transformation che sta attraversando.
Per le email si parla di classificazione automatica, ma anche di una elaborazione di risposte più efficiente rispetto alle performance umane. Due sono invece le funzionalità riguardanti i documenti: la classificazione e l’estrazione di dati o informazioni. In entrambi i casi, lo scopo è spingere sulla velocità e sull’accuratezza dei processi, provocando un impatto quasi immediato sulla produttività dei singoli e dell’azienda tutta.
Process automation con una marcia in più: l’AI
“Obiettivo produttività” anche per l’integrazione di OpenAI/ChatGPT all’interno dell’Appian AppMarket, garantendo anche la presenza di istruzioni per costruire automazioni con la propria piattaforma.
Il risultato concreto di questa mossa strategica, lato utente, è il lancio di una serie di funzionalità tutte finalizzate a incrementare l’automazione e migliorare le performance dei singoli sviluppatori.
Nel paniere di novità presentato emergono opzioni “comode” come quella di poter determinare gli intenti e identificare gli schemi simili tra oggetti diversi. Oppure di esprimere l’intenzione in linguaggio naturale o di generare tabelle decisionali automaticamente. Ciò che più colpisce, però, tecnicamente parlando, è l’opportunità offerta da Appian di creare da zero un’applicazione completa, semplicemente fornendo qualche istruzione in linguaggio naturale. Il resto lo fa la piattaforma ora più che mai intelligente e intuitiva.
Si tratta di una funzionalità “bandiera” per Appian, che rappresenta in modo indiscutibile la sua nuova mission: rendere molto più semplice e “democratica” l’acquisizione dei benefici legati all’intelligenza artificiale.