È nella conoscenza generata da un apprendimento collaborativo sui dati, in cui intelligenza artificiale (AI) ed esseri umani operano in sinergia, la chiave per creare continua innovazione e portare al successo i business digitali. Già, perché pur essendo un processo partito da tempo, ancora oggi la trasformazione digitale non sta rivelandosi facile da realizzare per le imprese: nel nostro paese, ad esempio, secondo i risultati di un’indagine nel settore, presentati in apertura del Fujitsu World Tour di Milano da Bruno Sirletti, presidente e amministratore delegato di Fujitsu Italia, il 21% delle organizzazioni ha sperimentato fallimenti dei progetti digitali, e il 57% ammette una chiara carenza di competenze in questo ambito.
Le organizzazioni stanno affrontando la trasformazione, ma i ‘silos’ tecnologici e la ‘shadow IT’ restano problemi seri da superare. Comunque, secondo Fujitsu, una strada maestra da seguire, per evitare fallimenti e realizzare strategie vincenti, esiste e, come illustrato da Yoshikuni Takashige, Vice President of Marketing Strategy and Vision della società, si chiama ‘co-creazione’: fonde AI, tecnologia d’avanguardia, competenze di vari partner e attività consulenziali, per arrivare a liberare, in ciascuna organizzazione, il potenziale d’innovazione, e trasformare i dati in valore. Fujitsu ha fatto risuonare forte e chiaro questo messaggio, a più riprese, durante l’evento di Milano, mostrando anche concreti casi applicativi: come quello di Siemens Gamesa, che attraverso la co-creazione di una soluzione di AI in grado di sfruttare funzionalità di ‘deep learning’, sarebbe riuscita a ridurre di ore i tempi di ispezione delle lame destinate alle turbine eoliche, per individuare eventuali difetti di fabbricazione, sgravando il personale addetto da mansioni monotone. Un campo di studio nevralgico, quello della AI, assieme alle attività di ricerca nei computer quantistici, aree in cui Fujitsu ha rimarcato il proprio forte impegno.
Laboratori R&D per lo sviluppo della AI
In apertura dell’evento, Sirletti ricorda l’inevitabilità dell’approccio ‘data-driven’: “Società come Google e Uber sono diventate concorrenti dei business tradizionali, usando i dati per fornire servizi sempre più personalizzati. Oggi ciascuno si aspetta servizi capaci di adattarsi alle proprie necessità, e l’unico modo per fornirli è utilizzare i dati, attraverso gli strumenti analitici e l’intelligenza artificiale”. Necessità a cui Fujitsu ha risposto ristrutturandosi, e creando laboratori R&D in Giappone, Cina, Europa e Stati Uniti per lo studio delle tecnologie: nel caso dell’intelligenza artificiale, sottolinea l’AD, a differenza di altri fornitori, Fujitsu lavora sullo sviluppo della propria AI da oltre trent’anni, e in Francia ha stabilito un centro di eccellenza, per accelerarne l’utilizzo da parte dei clienti in Europa.
L’impegno strategico si snoda però su vari fronti, come quello data center e cloud: alle stime della società di analisi IDC, secondo cui, entro due anni, oltre il 56% delle grandi organizzazioni potrebbe fornire la maggioranza delle proprie funzionalità IT tramite qualche tipo di servizio cloud, pubblico, privato o ibrido, Fujitsu risponde con il dispiegamento a livello globale del proprio servizio K5, che si posiziona come una piattaforma cloud enterprise per la digital transformation. Tuttavia, chiarisce Sirletti, il trend mostra che non tutti i clienti sceglieranno un solo cloud, perciò Fujitsu ha rafforzato le proprie collaborazioni con Microsoft, VMware e Oracle, con l’obiettivo di potenziare i fondamentali aspetti di interoperabilità, che permettono di amministrare e ottimizzare gli ambienti IT ibridi e, soprattutto, le realtà multi-cloud.
Nel dominio Internet of Thing (IoT), la società ha annunciato nel 2017 l’apertura a Monaco, Germania, di un competence center per il settore Industria 4.0, indirizzato ad accelerare i progetti di trasformazione digitale dei clienti, capitalizzando sulle esperienze sviluppate nel campo dell’IoT industriale; e lo scorso novembre, è stata introdotta sul mercato la piattaforma Intelliedge, una appliance con funzionalità di elaborazione allo stato dell’arte, per gestire la tecnologia operativa (OT) e i flussi di dati a livello della rete periferica (edge).
Un altro fronte strategico di attività è, naturalmente, la security, visto che nei prossimi cinque anni, secondo stime Juniper Research, le violazioni criminali sui dati costeranno alle imprese un totale di 8 trilioni di dollari. Qui, mostra Sirletti, Fujitsu conta su un’infrastruttura robusta, che spazia dall’implementazione in Regno Unito e Germania di ‘advanced threat centers’, alla rete globale di tredici SOC (security operation center), operativi 24×7, in cui sono attivi oltre 2mila addetti; al servizio gestito CTI (Cyber Threat Intelligence) di cybersecurity predittiva, introdotto lo scorso novembre nell’area Emeia (Europa, Medio Oriente, India, Africa), e capace di sfruttare la AI per riconoscere in anticipo il verificarsi di attacchi informatici.