Letteralmente pervasiva, oltre che generativa, l’intelligenza artificiale secondo Google è una tecnologia più che rivoluzionaria su cui puntare a lungo termine. Con tutti i rischi che si porta dietro, vale comunque la pena di lasciarle carta bianca nel trasformare l’intera offerta di prodotti e servizi previsti nei prossimi mesi. È questa la linea di Google che emerge dal susseguirsi di interventi durante il Google I/O 2023.
Google Cloud alleato per un’innovazione “smarter & simpler”
L’AI, già ampiamente impiegata dall’azienda, in questi mesi è diventata la tecnologia trainante. Ha monopolizzato la sua strategia di innovazione al grido “rendiamola utile a tutti”. E così si è cercato di fare, presentando un Search, un Map, un Docs e un Sheet trasformati. Sempre più perspicaci e smart, ma anche più semplici e immediati. Consentono di fare cose “mai immaginate prima d’ora”, adatte soprattutto a un mercato consumer a cui piace applaudire a novità scenografiche e che rendono la vita quotidiana più comoda e divertente.
Per quanto riguarda le aziende, l’attenzione si concentra soprattutto su Google Cloud che non sfugge all’ondata di AI, anzi. Già a marzo era stata annunciata una trasformazione, per consentirne un utilizzo responsabile, sicuro e in pieno rispetto della privacy di livello enterprise.
Tra i prodotti in vista c’è per esempio Gen App Builder, per developer che si vogliono cimentare nella creazione di applicazioni di ricerca aziendale e chat generative. Un’altra novità chiave è rappresentata da Duet AI, supporto collaborativo alimentato dall’IA. In questo caso si ha a disposizione una sorta di “collega esperto programmatore” che assiste gli utenti cloud con il completamento contestuale del codice, suggerisce e genera intere funzioni in tempo reale e aiuta nelle revisioni e ispezioni del codice stesso. Un elemento che, una volta integrato anche culturalmente nella daily routine, è in grado di rivoluzionare il modo di lavorare delle persone, a prescindere dal loro livello di competenza.
Un’altra fonte di novità è la collaborazione con Vertex AI che amplia la piattaforma di machine learning, introducendo l’accesso a modelli di base di Google e di terze parti. L’obiettivo è quello di permettere a qualsiasi azienda o singolo di costruire, personalizzare e distribuire rapidamente i propri modelli.
Durante Google I/O si citano tre esempi che aiutano a meglio definire la direzione imboccata dall’azienda. Sono Codey, per la generazione di codice di Google Cloud, Imagen, un text-to-image, per creare e personalizzare immagini, e Chirp, per interagire con i propri clienti nella loro lingua madre.
Il compromesso coraggioso per restare al passo
Nonostante le numerose e scenografiche novità presentate, sia B2B sia B2C, molti esperti hanno mostrato perplessità di fronte alla direzione scelta da Google. Non è solo un tema di diversificazione degli investimenti su diverse tecnologie. Il pensiero, più che altro, va alla falsa partenza di Bard degli scorsi mesi e ai punti di domanda che tuttora accompagnano l’AI generativa. Sono tanti ma, soprattutto, destinati a restare per anni mentre il mondo cerca di gestirla con leggi, appelli, lettere aperte e divieti.
L’impressione è quella di una scelta coraggiosa compiuta da Google, ma anche obbligata e, in parte, di compromesso. Se la prudenza avrebbe forse suggerito di non esporsi così fortemente con un’offerta tanto intrisa di AI, la voglia di non restare indietro rispetto ai propri competitor ha prevalso.