Attualità

Il cognitive computing generatore di resiliency nell’IT

Grazie alla capacità di analisi in tempo reale di miriadi di informazioni strutturate e non, il cognitive computing consente di rispondere nel giro di millisecondi a esigenze di security e business continuity aumentando la capacità di resilienza dell’ecosistema di sistemi, reti, dati, applicazioni e processi: è uno dei temi trattato durante l’evento milanese dedicato alla piattaforma IBM Watson. ZeroUno ne ha parlato con Stefano Rebattoni, General Manager Global Technology Services, IBM Italia

Pubblicato il 24 Giu 2017

MILANO – Soddisfazione da parte del management di IBM Italia per la riuscita dell’evento IBM Watson Summit 2017, che dal 16 al 23 maggio si è svolto nella cornice del Casello del Dazio di Milano, accanto all’Arco della Pace. Una manifestazione dedicata al cognitive computing, e quindi a Watson, la piattaforma di Big Blue per questa disciplina dell’IT, alla quale si sono recati utenti, professionisti dell’information technology, privati cittadini e scolaresche. “Abbiamo deciso – ci racconta in una recente intervista Maurizio Decollanz, Brand and Communication Leader, IBM Italia – di portare ‘a piano strada’ [cioè in modo accessibile a tutti, ndr] il cognitive computing e la nostra tecnologia Watson e abbiamo riscontrato una presenza di 600-800 persone al giorno”.

“Il cognitive computing – spiega Stefano Rebattoni, General Manager Global Technology Services, IBM Italia , nel corso dell’intervista rilasciata a ZeroUno – è un paradigma che sta cambiando il nostro modo di vivere e di fare business in ogni settore. Permette alle tecnologie di analizzare i dati effettuando correlazioni non ovvie. Questa è una peculiarità della mente umana, ma un sistema come Watson è in grado di compiere queste operazioni su enormi moli di dati. E nel farlo, ha la capacità di aumentare la propria intelligenza. Questo non significa che sostituisca l’uomo, perché nel cognitive computing è molto importante la collaborazione fra uomo e macchina”.

Nell’”era cognitive” è più che mai importante la resiliency di tutto l’ecosistema di sistemi, reti, dati, applicazioni e processi IT e di business. Lo stesso cognitive computing è però in grado di assicurare questa resilienza, analizzando in tempo reale miriadi di informazioni strutturate e non strutturate, rilevando anomalie e applicando la propria intelligenza (in continua evoluzione) per prendere decisioni nel giro di millisecondi che consentono di innalzare l’efficienza e l’efficacia delle attività di business continuity e di It security. In questo contesto, cosa distingue IBM dalla concorrenza? “Innanzitutto – risponde Rebattoni – la disponibilità di un framework, che costituisce una nostra proprietà intellettuale, basato sulla diffusione di sensoristica e sull’uso della piattaforma Watson. In secondo luogo la ridondanza e la qualità dei nostri data center, che i clienti possono utilizzare per fare girare le loro applicazioni che sfruttano il cognitive computing. In Italia abbiamo cinque data center collegati fra loro ad altissima velocità e che possono essere visti come un unico data center logico. Quattro nell’area di Milano e uno a Roma. Tre di quelli milanesi e quello romano sono certificati Tier IV. Penso che in tutta Europa non ci sia un’infrastruttura analoga. In terzo luogo segnalo il nostro capitale umano: tecnici, specialisti e architetti in grado di interpretare le tecnologie a disposizione e applicarle su scala esponenziale”. A questi si affianca anche un canale di partner sempre più formati e dedicati a Watson. Stefano Rebattoni, GM Global Technology Services, IBM Italia.

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