Facendo leva sul potere dei videogame e sul fascino dei più creativi annunci pubblicitari, il governo giapponese prova a “svecchiare” il Paese. L’occasione è la recente proclamazione della “Japan Metaverse Economic Zone” da parte di 10 aziende provenienti dai più svariati settori, ma tutte in qualche modo interessate all’innovazione.
Paesaggi fantasy e portafoglio multi-magico: i nuovi strumenti del marketing
Tra i creatori di questa nuova iniziativa c’è il player di servizi informatici Fujitsu, con esso anche la casa automobilistica Mitsubishi, la banca globale Mizuho, la filiale di JP Games TBT Lab Group, l’assicuratore Sompo, la società di stampa Toppan e altri titani dell’industria nipponica.
L’idea in cui sono confluite le loro rispettive strategie di crescita è stata quella di creare un ambiente di gioco immersivo e favorevole agli inserzionisti.
Ogni azienda contribuirà con le proprie competenze alla costruzione di questa infrastruttura aperta di metaverso, in loco chiamata Ryugukoku. Per come la si sta costruendo, vi è la certezza che questa Japan Metaverse Economic Zone sarà interoperabile tra diverse piattaforme di metaverso. L’idea è quella di proporre ai cittadini una vera e propria social platform. Le aziende la potranno usare per fornire servizi, marketing, branding e pubbliche relazioni.
Anche dal punto di vista della user experience, ci si aspetta qualcosa di innovativo. A quanto raccontano i creatori stessi, non mancherebbero gli elementi tipici di un gioco di ruolo. Siamo sul genere di fantasy: ci si potrebbe trovare catapultati tra castelli in movimento, città immaginarie e altri simili paesaggi virtuali da esplorare, interagendo con contenuti e servizi.
Giorno dopo giorno, questa esperienza potrà rivelarsi sempre più personalizzata: il sistema saprà memorizzare preferenze e scelte di ogni singolo utente, anche per rendere più profittevoli gli investimenti in marketing che tante aziende sperabilmente faranno su questa “Economic zone”.
A proposito, come si suppone monetizzeranno le aziende? Spingendo gli utenti ad acquistare NFT, skin per avatar e altri beni digitali e conservarli in un “Passaporto multi-magico“, grazie all’abilitazione dell’autenticazione dell’identità e dei pagamenti sicuri.
Un metaverso giocoso per una digital transformation necessaria
La componente ludica di Ryugukoku è rilevante, ma ciò non toglie che il governo l’abbia presa sul serio. Il suo obiettivo è quello di far leva sul concetto di gioco, per innescare un esteso e capillare aggiornamento tecnologico.
Non è un caso, infatti, che il “regista” di questa operazione sia anche il regista di giochi, CEO di JP Games e consulente per il Web 3.0 dell’Agenzia digitale del governo giapponese, Hajime Tabata. Anche alla luce della sua esperienza, si è deciso di puntare sull’attrazione esercitata dai videogame più all’avanguardia, per spingere gli utenti verso le nuove tecnologie. L’obiettivo del governo nipponico è doppio: raggiungere una
maggiore disponibilità di servizi digitali e ottenere un’ampia adozione della tecnologia Web3.0, anche utilizzando il metaverso e le NFT. Si registrerebbe, forse, quell’accelerazione nella digital transformation che da tempo il paese necessita.
Ultimamente, infatti, proprio il Giappone ha mostrato una comprovata resistenza a evolvere tecnologicamente, rifiutando i documenti d’identità digitali e rimanendo aggrappato ai fax. Allo stesso tempo, mandando al resto del mondo messaggi contrastanti, ha giocato d’anticipo rispetto a molti altri Paesi, sia con le normative sulle criptovalute, sia nel campo dei videogiochi. Secondo Statista, infatti, questo settore in Giappone non farà che crescere, raggiungendo nel 2027 un livello di penetrazione degli utenti pari al 67%. Una stima che fa comprendere perché siano stati scelti proprio i videogame per invogliare il Paese a fare un passo avanti e raggiungere gli altri leader dell’innovazione tech.