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Intelligenza, artificiale, responsabile e consapevole: la vision di Archiva Group 



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In occasione dell’evento Change Up l’azienda sottolinea l’importanza dell’intelligenza applicata ai processi, non sempre e solo necessariamente artificiale

Pubblicato il 1 ott 2024



Archiva Intelligenza

Secondo uno studio IDC nel 2025 il 40% delle applicazioni aziendali saranno AI related. Eppure, oggi solo il 28% delle imprese che compongono il campione osservato dalla società di ricerca usa l’intelligenza artificiale e il 78% di questi attori dichiara di trarne beneficio, gli altri, no.  

Sono i numeri ricordati da Carla Masperi, amministratore delegato di SAP Italia, tra gli ospiti d’eccezione di Change Up, l’appuntamento annuale dedicato alla business community italiana di Archiva Group, azienda attiva nello sviluppo di servizi digitali e nella consulenza specializzata nella transizione digitale.

L’incontro, giunto alla sua seconda edizione ha coinvolto più di 300 decisori aziendali, ha focalizzato l’attenzione sull’accelerazione che il digitale e le nuove tecnologie possono imprimere alle aziende e su quanto l’intelligenza (non solo artificiale) concretamente sia in grado di trasformare i processi e le aziende.

L’intelligenza a servizio del cambiamento

“L’intelligenza che si mette a servizio del cambiamento – dichiara Samuele Fini, Sales Director Applied Solutions Archiva Group – è quella che serve a rispondere ai bisogni specifici delle organizzazioni. In Archiva, per esempio, stiamo applicando l’AI a due campi. Da un lato, stiamo addestrando avatar da rendere disponibili per tutte quelle realtà che vogliono fruire di tutti i propri dati (cosa non scontata) inclusi quelli destrutturati. D’altra parte, lavoriamo a una soluzione specifica per il mondo HR, capace di analizzare nel dettaglio tutte le informazioni inerenti alle skill del personale o di eventuali nuovi candidati”. 

Lo stesso Fini riconosce, però, che le iniziative di AI nelle aziende sono diverse e rischiano di essere applicazioni molto segmentate tra loro. Perché il cambiamento sia fruttuoso serve anche l’intelligenza capace di gestire l’introduzione di nuovi sistemi e man mano espandere la consapevolezza del ruolo delle tecnologie e di una loro adeguata gestione.

A proposito di consapevolezza, Layla Pavone (Head of Innovation technology and digital transformation Board Comune di Milano), ha illustrato gli sforzi compiuti dall’amministrazione del capoluogo lombardo non solo nell’utilizzare l’AI, ma anche per farne comprendere il valore per tutti, PA, imprese e cittadini. La Pavone ha descritto due iniziative. La prima è l’Ecosistema Digitale Urbano mediante il quale, secondo quanto si legge nel “Manifesto dell’Ecosistema digitale urbano”, il Comune e gli stakeholder territoriali avviano un percorso per incrementare la quantità e la qualità dei dati urbani condivisi, per generare nuovi strumenti e servizi che migliorino le performance della città in ambito di sostenibilità economica, ambientale e sociale.

La seconda iniziativa riguarda le sperimentazioni, avviate in collaborazione con il Politecnico di Milano, in merito al web conversazionale con servizi studiati per rispondere alle esigenze delle persone più fragili (per esempio, ipovedenti, anziani…).

“Tali iniziative e tante altre trovano la propria cornice in Milano Partecipa – spiega Pavone – la piattaforma digitale per i cittadini che vuole diffondere la consapevolezza delle opportunità per tutti derivanti dall’adozione della tecnologia”

Usare l’AI senza digitalizzare lo spreco

L’intelligenza artificiale deve davvero servire per migliorare i processi delle aziende, ma queste ultime sono tenute, per prime, a impegnarsi nella loro ottimizzazione, per non “digitalizzare lo spreco”. Così dichiara Giuliano Marone, presidente e amministratore delegato di Archiva Group.

In questa provocazione trovano contesto i concetti che sono emerse nel corso dell’appuntamento milanese, concetti che rappresentano le principali sfide lanciate dall’AI, dalla sua regolamentazione, all’importanza fondamentale che rivestono i dati di cui essa stessa si alimenta.

Le aziende hanno a disposizione una grande quantità di dati che va aumentando quotidianamente, mentre si svolge il business. Quali e come usare questi dati è un tema delicato, recentemente regolato dal Parlamento europeo con l’AI Act.

“In questo documento – dichiara Benedetto Santacroce, avvocato tributarista – si impone l’analisi del rischio che l’uso dei dati possa provocare un danno e l’impatto che esso potrebbe avere”.

“Le aziende – interviene Luciano Quartarone, CISO & Data Protection Director di Archiva – devono porre grande attenzione alla contestualizzazione del dato nei processi e a come agisce nei processi”.

Carla Masperi porta a riflettere proprio sul ruolo del dato nei processi e su quella che, per un’azienda come SAP, non può che essere business AI.

“Abbiamo sempre puntato a fornire tecnologie per aumentare la produttività in azienda – racconta Masperi – oggi con l’AI generativa possiamo accrescere significativamente quella dei colletti bianchi. Sfruttando dati rilevanti (davvero attinenti ai processi) in modo sicuro, è possibile far gestire semplici compiti (quali le richieste di informazioni su ordini e consegne) direttamente alle macchine”.

Naturalmente i dati oltre che rilevanti devono essere affidabili, lo ricorda Domenico Impelliccieri Head of FastCloud ICT & SAP Services di Fastweb, facendo riferimento al progetto Miia – Modello italiano di intelligenza artificiale. “Stiamo mettendo a punto un modello linguistico nativamente addestrato in italiano, capace di cogliere le specificità culturali e linguistiche del nostro Paese cui potranno fare riferimento aziende e PA. I dataset saranno creati con informazioni provenienti da realtà autorevoli quali Istat, Università eccetera. Si potrà fruire di un volume di conoscenza pari a quello di 15 milioni di libri…”

Plenitude illustra, infine, tutte le potenzialità delle informazioni prodotte nello svolgimento delle attività ma anche raccolte presso i consumatori finali.

“Le aziende attive nel nostro settore – conclude Giorgia Molajoni, Chief Technology and Communication Officer at Plenitude – hanno la fortuna di poter rilevare tanti dati anche presso il cliente finale, per capirne i consumi e come renderlo sempre più efficiente perché dobbiamo ricordare che l’energia è un bene finito. Parallelamente, si prevede che l’uso esponenziale di AI, già nel 2026, determinerà un aumento dei consumi energetici del 10% e quindi tutti, noi compresi, ci dobbiamo concentrare sull’efficienza…”

Il ruolo di Change Up

“Change Up rappresenta un non luogo, è uno stimolo per tutta la comunità di Archiva Group, un invito a porsi sempre obiettivi elevati non abbandonando mai la strada di un cambiamento possibile e necessario” afferma Loris Marchiori, Corporate Communication Director di Archiva Group.

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