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La scorciatoia di IBM per avere l’AI in azienda si chiama Watsonx

Per un’integrazione dell’AI più rapida, efficace e sicura, l’azienda lancia uno stack tecnologico completo e ready to use. Si chiama Watsonx, contiene 3 diverse offerte e sarà utilizzato anche all’interno di IBM per potenziare alcuni servizi già esistenti, Watson Code Assistant in primis

Pubblicato il 16 Giu 2023

Immagine di Rawpixel.com su Shutterstock

IBM ha aggiunto una “x” al suo Watson spingendo sull’acceleratore per l’integrazione dell’intelligenza artificiale in azienda. Nella sua e in quella altrui. L’idea è quella di rendere tale processo più semplice e “governato”, aprendo a molti casi d’uso che possono spaziare nei più svariati settori. Una vera e propria strategia che, sulla carta, vuole aiutare la forza lavoro, mentre molti temono che voglia sostituirla. Lasciando tale giudizio in sospeso, è meglio scandagliarla meticolosamente, per comprendere come eventualmente sfruttarla a proprio vantaggio nel qui e ora.

I tre pilastri di un’offerta ready to use

Al centro di questa strategia c’è la suite di prodotti Watsonx, presentata come uno “stack tecnologico completo” per il training, la realizzazione e l’implementazione di modelli AI. Nei fatti, si tratta di una nutrita raccolta di strumenti di ML, hardware, modelli, archiviazione dati e servizi di consulenza, assemblati sotto un unico cappello per far gola a tutti coloro che non vogliono stare con le mani in mano di fronte alla rapida ascesa di un trend come l’AI generativa.

Watsonx sul mercato si divide in tre offerte di prodotti distinti ma ben collegati: Watsonx.ai, Watsonx.data e Watsonx.governance. Il primo e più importante consiste in una suite autonoma di modelli di base pre-addestrati abbinata all’accesso alla libreria di modelli open-source di Hugging Face. IBM l’ha creata con l’idea di fornire un punto di partenza da cui proseguire con la personalizzazione e la messa a punto in modo più scalabile, conveniente ed efficiente. Previsto in arrivo a luglio, Watsonx.ai vuole rappresentare una scorciatoia per una distribuzione rapida di capacità AI personalizzate in una intera azienda, bruciando le prime tappe del processo di implementazione.

Tra i modelli base che saranno disponibili, sono compresi fm.code, per generare snippet di codice e automatizzare le attività IT, fm.NLP, per l’uso del linguaggio naturale in domini specifici, e fm.geospatial, che utilizza dati climatici e di telerilevamento per comprendere e pianificare le perturbazioni legate al meteo. Per altri modelli diversi da questi, al momento IBM rimanda alla libreria open source di Hugging Face con cui ha appositamente stretto una partnership.

IBM si auto-accelera con Watsonx

All’interno di Watsonx, è previsto anche un un servizio di archiviazione dei dati costruito su una lakehouse aperta, come parte di Watsonx.governance. In questa stessa offerta sono inclusi anche strumenti per mitigare i rischi legati all’uso di dati sensibili in modelli AI. L’idea è anche quella di suggerire alle aziende un approccio “proattivo”, rilevando distorsioni e derive dei modelli per evitare conflitti etici derivanti dall’uso dell’AI.

Oltre ad essere messo a disposizione delle aziende – per il pacchetto completo va attesa la fine dell’anno – Watsonx sarà anche integrato in quattro prodotti e servizi software di IBM stessa. Il primo sarà Watson Code Assistant, strumento per la generazione automatica di snippet di codice in base agli input dell’utente. I modelli NLP saranno poi sfruttati anche per accelerare AIOps Insights e individuare automaticamente le anomalie nei processi IT. I restanti due servizi che saranno “dopati” con l’AI sono Watson Assistant e Watson Orchestrate. Il primo è un chatbot AI progettato per interagire con clienti e dipendenti, mentre il secondo è un toolkit di automazione. Per finire, il modello base fm.geospatial sarà inserito nella Environmental Intelligence Suite, per migliorare l’identificazione di rischi ambientali prima che si arrivi a interrompere le operazioni.

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