Con pragmatismo nordico, idee chiare e un piano di finanziamento a buon punto, la Svezia punta sulle tecnologie quantistiche. Lo fa pensando soprattutto alla sicurezza nazionale ma non facendone un affare di Stato. Tutto parte infatti dal mondo accademico e volge lo sguardo all’ecosistema industriale, per quello che vuole diventare un perfetto gioco di squadra trasversale.
Soffia il vento quantistico del Nord
Guardando il mondo dal Nord Europa e l’avvicendarsi di molti annunci attorno al quantum computing, la Svezia prevede sfide e minacce attorno a questa tecnologia e non ha nessuna intenzione di restare con le mani in mano.
In chiave di sicurezza, si sta organizzando per costruire soluzioni che la sfruttino per elevare il proprio livello di protezione delle reti e delle infrastrutture informatiche critiche.
Una delle sue prime mosse sarà sotto la guida della Chalmers University of Technology (CUT), per migliorare le prestazioni dei sistemi radar. Su questo specifico progetto, come farà sui successivi, ha coinvolto anche un “partner industriale”, Saab, con cui sta studiando se l’entanglement tra i fotoni generati possa portare alla realizzazione di un radar a rumore potenziato quantistico.
Un progetto ben circoscritto, a cui si affianca una mossa strategica di più ampio respiro come la produzione di una copia del proprio computer quantistico da 25 qubit. L’idea è di metterlo poi a disposizione delle aziende che operano nei settori dell’informatica, della difesa e dell’ingegneria del Paese entro otto o dodici mesi.
Lato computer quantistici, un piano simile compare anche nella vicina Finlandia che vuole investire sulla propria potenza di calcolo in modo massiccio. Lo fa con un piano fitto di step ambiziosi. Parte da un attuale computer a 5 qubit, ma prevede di rilasciarne una versione a 20 qubit entro la fine dell’anno e di aggiornarla a 50 qubit nel 2024. L’obiettivo a lungo termine sarebbe quello di raggiungere una potenza di calcolo di 100-300 qubit, per consentire alle aziende di utilizzare l’informatica quantistica per applicazioni industriali, ottenendo il vantaggio quantistico.
Il piano svedese parte da 132 milioni di dollari
Tornando in Svezia, quello che sul piano internazionale attira l’attenzione verso le mosse di questo Paese, è l’ampiezza della strategia messa in atto. È a 360 gradi, finanziamenti compresi. L’ecosistema mostra di crederci in modo trasversale, con un acceso interesse per settori emblematici come quelli dell’energia, della difesa e della finanza. Non mancano quindi investimenti per arrivare a 40 qubit e poi a 100 qubit, partendo da una attuale e non scontata sovvenzione di 132 milioni di dollari che copre un periodo di sviluppo del progetto compreso tra il 2018 e il 2029. È la somma dei contributi dell’industria svedese, delle varie università e della Fondazione privata Knut e Alice Wallenberg.
A confermare che la scommessa sul quantum computing sia un tema sentito su più piani, c’è anche il documento “A Swedish Quantum Agenda” creato da 5 aziende svedesi la scorsa primavera. Una vera e propria esplicita richiesta di una strategia nazionale per questa tecnologia, con tanto di suggerimenti per un appropriato sostegno finanziario a lungo termine che assicuri continuità alla ricerca in tale materia.
Da ogni parte, quindi, le intenzioni confluiscono sulla costruzione urgente di un ecosistema nazionale per l’innovazione e la commercializzazione di questa tecnologia, allo scopo di risolvere problemi prioritari partendo da pianificazione logistica, riallineamento organizzativo, sviluppo di prodotti e creazione di soluzioni per i problemi di sicurezza dello spazio aereo.
Idealmente la Svezia vorrebbe iniziare così a mettere a terra la propria potenza di calcolo in divenire, non trascurando la sicurezza informatica, con il sempre allarmante tema della crittografia quantum safe su cui confida di raggiungere traguardi di risonanza internazionale.