Colpisce e interroga l’AI Index Report della Standford University. Proprio in un periodo in cui questa tecnologia suscita un entusiasmo che sfiora i massimi storici. Proprio quando ha raggiunto anche i media generalisti, che non mancano di dedicare a chatGPT un “titolino”. Proprio quando si stanno affrontando seriamente le criticità legate a privacy ed etica.
Con un tempismo straordinariamente controtendenza, i dati riportati raccontano uno scenario di rallentamento e di stasi. A un primo sguardo potrebbero apparire sbagliati o allarmanti. Invece, vanno semplicemente interpretati e calati in un contesto peculiare come quello in cui stiamo vivendo.
Calano finanziamenti e startup, ma non la voglia di AI
Nonostante il boom mediatico possa trarre in inganno, secondo i ricercatori, i finanziamenti in intelligenza artificiale sono diminuiti per la prima volta in un decennio. Era dal 2013 che aumentavano con rassicurante regolarità.
Per la precisione, nel 2022 sono stati pari a 91,9 miliardi di dollari, il 26,7% in meno rispetto ai 125,4 miliardi dell’anno precedente. Anche le fusioni e acquisizioni e le offerte pubbliche sono diminuite.
Questi numeri segnano un cambio di passo deciso, ma non rivoluzionano la classifica globale. Gli Stati Uniti restano leader nel finanziamento dello sviluppo dell’AI aziendale, pur registrando una inflessione del 35,5%. Cala anche la Cina, e addirittura del 41,3%. Secondo il report, i finanziamenti si stanno concentrando su alcuni settori chiave come quello medico e sanitario, oltre che nella gestione dei dati, nel cloud e nel fintech.
Anche per le startup AI, lo scenario è cambiato. Se nel 2021 erano state 1.669 quelle nuove registrate, nell’anno appena terminato sono passate a 1.392, con un calo del 12%. Un dato non drammatico e da leggere unitamente a quello riportato da McKinsey. Nella sua nuova indagine sull’AI, emerge infatti che il numero di aziende che hanno adottato l’IA nel 2022 è più che raddoppiato dal 2017, ma si è stabilizzato negli ultimi anni. Numeri che “smussano” quelli della Standford University e regalano una diversa lettura dello stato di salute del settore.
L’AI ci sorprenderà (ancora)
Pur non indagando direttamente sul motivo per cui gli investimenti privati nell’AI sono diminuiti nell’ultimo anno, i ricercatori avanzano delle ipotesi. È più che possibile che questi dati siano frutto del cambiamento delle condizioni economiche e di investimento. L’idea è che, a lungo termine, il trend sia quello di un aumento degli investimenti. Già quelli registrati negli scorsi mesi, però, non sono così drammatici come potrebbe sembrare. Meno investimenti non significa che il settore sia in crisi o stia rallentando. Molto più probabilmente ciò che sta accadendo è che i fondi si stanno concentrando sulle realtà più promettenti. Questa interpretazione supporterebbe anche il fatto che l’adozione dell’AI sembra aumentare di nuovo, fluttuando intorno alle più significative pietre miliari dei modelli più noti e utilizzati. La verità, anche secondo gli stessi ricercatori, è che il destino di questa tecnologia si sta decidendo in questi mesi. Per comprenderlo, serve attendere il prossimo report.