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Polizia e riconoscimento facciale: è Microsoft a dire no a tutti



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Molti filmati delle telecamere non potranno più essere usati dalle forze dell’ordine di tutto il mondo. A mettere tutti d’accordo è stato il no di una big.

Pubblicato il 21 mag 2024

Marta Abba'

Giornalista



microsoft e riconoscimento facciale

Mentre le discussioni sul piano politico, sociale e strategico restano aperte, è un’azienda nuovamente a prendere posizione sull’uso più o meno lecito di una nuova tecnologia. Di recente accade sempre più spesso che siano le big tech a dettare direzione e ritmo di sviluppo delle relazioni tra diritti civili e innovazione. Senza voler qui definire come lo facciano, non si può negare che siano molto spesso i soggetti che più osano dire la propria e imporre i propri valori. Non hanno d’altronde bisogno di essere né rielette, né finanziate da grandi lobby e il parco clienti resta loro fedele per necessità. Questa volta la grande decisione l’ha presa Microsoft, sulla liceità del riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine

Stop ai filmati incriminanti, in tutto il mondo

Non si è limitata a prendere posizione per quanto concerne il territorio in cui nasce ma ha pronunciato un “no” globale. Non l’ha urlato, però. Ha esplicitato la propria posizione senza sbraitare ma imponendola con un aggiornamento del codice di condotta dell’Azure Open AI Service in cui chiarisce che non vuole che i poliziotti utilizzino la sua nuova tecnologia. Ovunque essi siano.

Un’operazione portata a termine silenziosamente ma che ha poi fatto un grande rumore. Soprattutto perché non ci si aspettava una decisione così netta e solida: le restrizioni sull’uso di questa discussa tecnologia erano infatti già presenti nelle versioni precedenti del documento, ma non erano così ben chiare e indiscutibilmente solide.

L’ultima versione delle linee guida le aggiorna portandole dal livello nazionale al livello globale, bandendo “qualsiasi riconoscimento facciale in tempo reale sulle telecamere mobili utilizzate da qualsiasi forza dell’ordine a livello globale”.

Ciò significa che non lo si punta effettuare sui filmati delle body-cam, su tutto ciò che è stato ripreso da “telecamere mobili” e in ambienti “in natura“. E le telecamere fisse? E i filmati filmati delle body camera registrati in ambienti controllati?

Ci sono ancora delle sfumature di ambiguità da dissolvere, ma la notizia riguarda soprattutto il ruolo che le aziende stanno sempre di più giocando nella definizione di regole etiche sull’innovazione tecnologica e i suoi usi.

Decisione partita dagli aeroporti

Microsoft non ha spiegato il perché di questa mossa così detonante, ha cercato di farla passare come uno dei tanti aggiornamenti. I buoni osservatori suggeriscono però che sotto tale mossa ci sia Axon, il più grande fornitore di videocamere per le forze dell’ordine americane, soprattutto negli aeroporti, se non anche di droni dotati di taser. Una sua tecnologia non certo passata inosservata in passato, come di recente non è riuscita a non farsi notare la sua idea di usare l’intelligenza artificiale di Chat GPT4 di OpenAI per tradurre l’audio tratto dalle riprese dalle telecamere della polizia per stendere report di sicurezza.

Solo voce, niente video, ma sempre di controllo e di privacy si tratta, e dietro c’è sempre Microsoft. Una Microsoft mostratasi consapevole di come la tecnologia di riconoscimento facciale porti a pregiudizi razziali contro soggetti non bianchi e, a quanto pare, adesso determinata a non esserne complice.

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