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Red Hat: con la AI generativa mirata accelera l’automazione dell’IT

Gli ultimi annunci tecnologici al Red Hat Summit 2023 supportano una strategia indirizzata a semplificare sempre più, grazie all’intelligenza artificiale, l’amministrazione delle infrastrutture e applicazioni IT che governano il business delle varie organizzazioni

Pubblicato il 07 Set 2023

AI generativa

Le nuove funzionalità rese disponibili dall’emergente AI generativa, in combinazione con la continua diffusione del cloud computing e l’affermazione delle tecnologie cloud-native, stanno fornendo alle organizzazioni inedite opportunità di migliorare radicalmente le procedure di automazione che utilizzano per aumentare l’efficienza di gestione delle proprie infrastrutture e applicazioni IT.

Quest’anno, secondo le previsioni della società di ricerca e consulenza Gartner, la spesa globale degli utenti finali in servizi cloud pubblici raggiungerà quasi 600 miliardi di dollari. Il cloud computing, dice Gartner, sta guidando la prossima fase del business digitale, via via che le organizzazioni perseguono l’innovazione attraverso tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generativa.

Al contempo, nell’ambito delle tecnologie cloud-native, i container sono divenuti la nuova normalità, indicano i risultati chiave della CNCF 2022 Annual Survey, il sondaggio mondiale condotto dalla Cloud Native Computing Foundation e Linux Foundation Research. Il 44% dei rispondenti, riporta lo studio, sta usando i container per quasi tutte le applicazioni in produzione e i segmenti di business.

AI generativa mirata per l’automazione dell’IT

Nel contesto tecnologico appena tratteggiato si inseriscono annunci come quello di Ansible Lightspeed with IBM Watson Code Assistant, la cui disponibilità in anteprima è prevista entro quest’anno. Il nuovo servizio di AI generativa per la Ansible Automation Platform è stato presentato tra le varie novità del Red Hat Summit 2023, lo scorso maggio a Boston.

Sarebbe però sbagliato paragonare questo servizio a una AI “generalista” come ChatGPT. Il servizio, scrive nel blog di Red Hat Matthew Jones, distinguished engineer e chief architect di Red Hat Ansible Automation Platform, non serve a scrivere tesine, email o poesie, ma è una AI “purpose-built”, costruita appositamente e applicata all’automazione dell’IT. Una AI scaturita dalla visione della casa di Raleigh, che vuol fornire un’esperienza di AI generativa mirata, capace di aiutare le organizzazioni a risparmiare tempo e denaro nell’amministrazione delle infrastrutture e applicazioni informatiche.

“Quello che i nostri clienti e partner ci chiedono è aiutarli a fare di più con meno” sottolinea Gianni Anguilletti, vice president Mediterranean Region di Red Hat, in un incontro stampa a Milano, richiamando i punti cardine della strategia tecnologica che i nuovi annunci al Red Hat Summit concretizzano, per rispondere alle necessità di organizzazioni che puntano ad accelerare fortemente l’innovazione nonostante budget IT ridotti.

Gianni Anguilletti, vice president Mediterranean Region di Red Hat

“Sempre più spesso le aziende, a prescindere dal settore di appartenenza, desiderano che l’IT le aiuti a risolvere problemi di business complessi. Vogliono rendere più efficienti e veloci i processi decisionali, fornire ai clienti esperienze d’uso dei servizi sempre più accattivanti, sfruttando al meglio i dati a disposizione, ovviamente in conformità con i principi di privacy e sicurezza. Vogliono sviluppare in modo sempre più rapido prodotti, applicazioni, servizi, sfruttando tutte le piattaforme potenzialmente disponibili”.

L’esigenza è rendere le operation agili e scalabili in ambienti cloud ibridi e aperti dal punto di vista tecnologico, facendo leva anche sul valore degli ecosistemi. Insomma, spiega Anguilletti, per implementare la soluzione che risponde a una data esigenza di business non si vuol più ricorrere a sistemi di nicchia o a una “serie di patchwork”, ma si ricerca un vero e proprio ecosistema digitale, fatto di prodotti, soluzioni, servizi, fornitori, partner, in grado di collaborare e interoperare per sviluppare e manutenere nel tempo una soluzione completa, end-to-end.

Stack tecnologico infrastrutturale, quattro punti cardine

La strategia di Red Hat per rispondere alle esigenze di business appena richiamate, aggiunge Anguilletti, è continuare a investire per fornire agli utenti aziendali uno stack tecnologico infrastrutturale imperniato su quattro filoni portanti.

“Il primo è un framework per lo sviluppo di applicazioni sempre più moderne, cloud-native, in grado di sfruttare nuovi paradigmi tecnologici come container, microservizi, artificial intelligence, machine learning, edge computing e quant’altro. Il secondo pilastro sono gli strumenti per la costruzione di piattaforme cloud ibride e aperte, in cui le applicazioni possano essere sviluppate, gestite, monitorate in qualsiasi momento. Il terzo consiste nel monitoraggio delle infrastrutture informatiche, per rendere questi processi non solo più efficienti, ma anche più intelligenti. Il quarto è far sì che le tecnologie e servizi a cui ho fatto prima riferimento possano essere acquisiti, fruiti, gestiti attraverso opzioni differenti, a seconda di ciò che può meglio rispondere alle esigenze dei clienti in termini di efficienza operativa e agilità”.

Quindi nella modalità on-premise, in totale autonomia, all’interno del data center aziendale, oppure demandando completamente la gestione e manutenzione dello stack technologico a uno o più dei vari hyperscaler.

Generazione automatica di codice d’automazione

In termini di soluzioni e servizi, la strategia sullo stack infrastrutturale è supportata da alcuni importanti annunci, come il già citato Ansible Lightspeed. “Sempre di più ci rendiamo conto che le persone che gestiscono sistemi e infrastrutture non sono sviluppatori e, al contempo, registriamo un crescente trend tecnologico che va verso la definizione dell’infrastruttura tramite codice, adottando l’approccio infrastructure-as-code” spiega Giorgio Galli, head of Presales di Red Hat Italy. “Vogliamo quindi aiutare gli sviluppatori a generare questo codice in modo più automatico possibile, sfruttando la capacità della AI di interpretare le loro richieste attraverso il linguaggio naturale”.

Giorgio Galli, head of Presales di Red Hat Italy

In sostanza, il servizio Ansible Lightspeed, utilizzando l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP) s’integrerà con Watson Code Assistant, per accedere ai ‘foundation models’ di IBM e generare rapidamente codice di automazione. In questo modo, Ansible Lightspeed si propone d’indirizzare il divario di competenze ed efficienza che frena un’ulteriore accelerazione dell’automazione.

Espressamente progettato per sviluppatori e architetti dell’automazione, Ansible Lightspeed, dichiara Red Hat, rende possibile un “significativo aumento della produttività per gli utenti Ansible” rendendo semplice tradurre la loro esperienza di settore in codice YAML (YAML Ain’t Markup Language) per la creazione o modifica dei Playbook Ansible, ossia gli strumenti che permettono di orchestrare i processi IT.

Automazione “event-driven”

Un altro importante annuncio dello scorso Red Hat Summit che Galli approfondisce è quello relativo alla disponibilità generale, nella Red Hat Ansible Automation Platform 2.4, di Event-Driven Ansible, una soluzione con funzionalità di gestione degli eventi, in grado di automatizzare compiti dispendiosi in termini di tempo e rispondere in real time a condizioni dinamiche in un dato ambito IT.

“Il concetto di automazione event-driven identifica non un’automazione passiva, ma proattiva” aggiunge Galli. “Nell’automazione proattiva, gli eventi vengono raccolti in tempo reale da diverse fonti. Il motore di regole integrato nella tecnologia di automazione, una volta acquisito un evento, lo elabora, prende la decisione ed esegue l’automazione, migliorando l’efficienza e i tempi di risoluzione dei problemi”.

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