Non si può parlare di tempismo, ma di competitività sì, per lancio del chatbot di Baidu. Si chiama ERNIE, acronimo di Enhanced Representation from kNowledge IntEgration, e il suo esordio in pubblico è avvenuto pochi giorni dopo la presentazione di GPT-4, da parte di OpenAI. Una coincidenza sfortunata per l’azienda cinese, ma che rende la vita facile a coloro che vogliono fare paragoni, esperti e utenti che siano.
ERNIE, il primo della classe in cultura cinese
A un primo confronto, le novità implementate dai cinesi non saltano all’occhio perché l’interfaccia è molto simile a quella di ChatGPT, con cui molti hanno già preso confidenza. Digitando una query si produce un blocco di testo, e ogni query successiva fa avanzare la precedente nella pagina. Per effettuare un vero confronto, è necessario quindi vedere ERNIE all’opera.
Questo chatbot può risolvere domande di matematica risolvendo rompicapi complessi, scrivere testi di marketing ma anche rispondere a domande sulla letteratura cinese. Quest’ultimo compito gli riesce particolarmente bene, anche per questioni di “orgoglio” nazionale: su tutto ciò che gira attorno alla Cina, ERNIE è ferrato più di ogni altro “collega” internazionale.
Dal punto di vista dell’utilità, è importante sapere che si potrebbe contare su questa soluzione anche per descrivere una conferenza sulla base di input relativi al suo contenuto e alla sua ubicazione.
Per ottenere tutto questo, come dichiarato ufficialmente da Baidu, il chatbot è stato addestrato su “trilioni di pagine web, decine di miliardi di dati di ricerca e immagini, centinaia di miliardi di dati vocali giornalieri e un grafico di conoscenza di 550 miliardi di fatti“.
Dopo una presentazione affrettata, animata solo da video preregistrati, ERNIE è stato reso disponibile solo a un gruppo estremamente selezionato di creator cinesi. Al momento non ci sono indicazioni su quando e se la tecnologia sarà disponibile per il mercato B2C e su come potrà essere integrata in altri prodotti di Baidu. I primi in lista sarebbero il motore di ricerca o le auto a guida autonoma.
Output video e stack informatico rivoluzionato
I più affezionati alle novità e alla corsa al modello AI più futuristico, potrebbe rimanere delusi da ERNIE. Il nuovo chatbot è parso loro, un’accozzaglia di capacità già esistenti dell’azienda, presentate in una modalità che ne faciliterebbe l’adozione. Al di là dell’”effetto déjà vu”, però, i vantaggi non mancano.
Prima di tutto, dal punto di vista tecnologico, Baidu ha pensato alla sovranità cinese, progettando il proprio chip di calcolo AI, Kunlun. Una mossa strategica, quasi invisibile agli utenti, ma che salta all’occhio a chi segue la “guerra fredda” tra Cina e Usa per i semiconduttori.
Lato performance, inoltre, ERNIE sarebbe in grado di competere con GPT-4 e, in certi casi, anche di vincere. Lo fa già sulla carta, per esempio, offrendo la funzione di output multimodale che OpenAI prevede. Ciò significa che per avere dei video AI generati da modelli, è necessario chiedere a ERNIE. Ma non solo, anche per ottenere una immagine o per manipolare un filmato sottotitolandolo.
Tra i due modelli made in Cina o in USA c’è competitività anche sulla qualità delle risposte fornite. Sembra che la tecnologia Baidu riesca a rispondere in modo coerente alla maggior parte delle domande, ma che commetta ancora più errori della “creatura” di OpenAI.
Se si dimostrerà vero, però, ciò che renderà speciale ERNIE sarà la sua annunciata capacità di aprire una nuova era, quella del model-as-a-service. Ciò significherebbe abbandonare l’attuale paradigma basato su tre livelli (processore, sistema operativo e livello applicativo) per adottarne uno nuovo e disruptive. Si tratterebbe di spostarsi verso uno stack che inizia con una CPU e/o una GPU, proseguendo con un framework di deep learning come quello di Baidu. Il terzo livello sarebbe poi costituito da modelli come il “Big Model” che alimenta ERNIE, con un livello applicativo in cima allo stack.
Che sia ERNIE o qualche altro modello a lanciare questo nuovo trend, nell’aria si sente che è imminente il suo arrivo. Il model-as-a-service porterà poi con sé un’ondata di nuove applicazioni destinate a trasformare per sempre mercati, business model e infrastrutture, oltre che il modus operandi di chi opera nel campo della conoscenza.