“L’iniziativa mette insieme la migliore tecnologia cognitiva e uno dei migliori sistemi sanitari a livello mondiale”, ha commentato il Ceo di Ibm Italia Enrico Cereda. La scelta della localizzazione in Italia, rispetto ad altri Paesi, per il polo europeo Watson Health è stata favorita sia dal buon posizionamento della sanità italiana come pure “dalla spinta riformatrice e di trasformazione dei processi che il governo ha avviato negli ultimi 24 mesi e che rendono il Paese oggi attraente per gli investitori esteri”, ha aggiunto Cereda. Ibm prevede di investire nel centro, nei prossimi anni, fino a 150 milioni di dollari (135 milioni di euro), un impegno che segue quello da 50 milioni di euro impiegato per il nuovo Cloud Data Center di Milano, inaugurato meno di un anno fa, e si affianca, a livello europeo, al centro Watson IoT di Monaco di Baviera.
Indicazioni di dettaglio sui tempi di avvio dei lavori e sulle persone che saranno inserite verranno fornite entro il 30 giugno. “Può tuttavia essere indicativo che il centro gemello che aprirà i battenti a breve a Boston e che oggi impiega un centinaio di persone, raggiungerà 7-800 risorse a regime”, ha esemplificato Cereda.
Ibm Watson e l'intelligenza artificiale
Ricordiamo che Watson, così chiamato dal nome del fondatore di Ibm Thomas J. Watson, è un supercomputer che si avvale di DeepQa, un software su architettura probabilistica a elevato parallelismo basata sull’evidenza, sviluppato dalla ricerca Ibm utilizzando UIMA (Unstructured Information Management Architecture). Il sistema che gira su server commerciale Power 750, con sistema operativo Linux, offre funzionalità analitiche in grado di eseguire migliaia di operazioni simultanee in pochi secondi e fornire risposte precise alle domande in linguaggio naturale, grazie alla capacità di riconoscimento vocale, sviluppata da Ibm. Questa consente a Watson di comprendere domande complesse poste in linguaggio naturale e proporre risposte basate sulle evidenze grazie alle funzionalità di traduzione del linguaggio parlato in testo e viceversa.
Queste proprietà rendono Watson particolarmente indicato per supportare i medici e i ricercatori a migliorare la conoscenza a partire dall’analisi dalla grande quantità di dati creati e condivisi quotidianamente.
La scelta di Ibm di focalizzare le potenzialità di Watson in ambito sanitario nasce da alcune condizioni oggettive, come la crescita enorme dei dati sanitari, che ci si aspetta duplicheranno ogni 73 giorni entro il 2020, l’80% dei quali, in quanto non strutturati, non sono visibili ai sistemi attuali. Watson Health li può invece catturare ed elaborare, grazie alla capacità di leggere 40 milioni di documenti in 15 secondi.
Attorno al sistema Watson Health, che sarà residente nel datacenter Ibm di Milano e disponibile in cloud, si punterà a creare un ecosistema di partner pubblici e privati e ad attrarre data scientist, ingegneri, ricercatori e progettisti per sviluppare una nuova generazione di applicazioni e soluzioni sanitarie basate sui dati, facilitata dalla disponibilità di una libreria di API (Watson developer Cloud) per i diversi settori (sanità, il retail, il finance, l’e-commerce..)
All’interno del Centro, con il supporto di Watson Health, verrano proseguite le ricerche di Ibm in ambito oncologico sulle malattie neurodegenerative e sulle terapie virali, così come quelle sulla dinamica dei modelli sanitari, con l’obiettivo di ottimizzare i percorsi di cura e di assistenza, sulla base dei dati relativi all’esperienza. L’attività potrà contare sulla proprietà intellettuale e sui brevetti Ibm e punterà alla collaborazione con il mondo universitario.
La collaborazione tra Ibm e il Governo Italiano
“Si metterà in moto un circolo virtuoso di collaborazione fra pubblico e privato, permettendo l’internazionalizzazione delle conoscenze e lo scambio di talenti”, è la previsione di Cereda.
Sono state individuate 4 aree di collaborazione con il Governo Italiano:
- soluzioni per la prevenzione e il benessere, ad esempio la creazione di un call center ‘pronto salute’ basato su Watson per dare risposte ai cittadini;
- la ridefinizione di modelli assistenziali basati su un’unica vista del paziente, a partire dal fascicolo elettronico sanitario (FSE);
- il lavoro sulla ricerca genomica per la prevenzione e cura delle malattie neurodegenerative;
- la creazione di un modello sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale, che punti all’ottimizzazione della spesa sanitaria e farmaceutica.
In prospettiva Cereda immagina anche l’utilizzo del sistema Watson nella Pa, per dare un contributo e un’accelerazione alla concretizzazione dell’Agenda digitale.