Il modello Information Capabilities Framework (figura 1), elaborato da Gartner, prevede che a ogni supporto di dati siano applicabili capacità comuni dell’informazione (figura 2), per supportarne l’uso, il riuso e il consumo finale. Descrivere, organizzare, integrare, condividere, governare e implementare sono altrettante categorie di capacità di alto livello previste per supportare i diversi usecase dell’informazione. Per esempio, la capacità “Describe” si scompone in: Discover di ciò che si ha a bordo e si riesce a raggiungere, Profile per capirne la forma, Enrich per arricchire il corpo dei metadati con il suo contributo, e così via.
Gli stili semantici (figura 3) definiscono come si espongono le capacità comuni, in modo appropriato al loro consumo da parte di applicazioni e usecase fruitori. Gli stili semantici si possono pensare come un portale che offre alle applicazioni la vista delle informazioni rese disponibili e consente una interazione nello “stile” specifico delle applicazioni stesse. Naturalmente lo stile Dedicated (a un singolo punto di consumo) è quello ereditato dal mondo monolitico in cui l’applicazione o l’usecase possiede tutte le regole relative ai dati, spesso “hard-coded”. Ma con Registry si comincia a riconciliare una comunità di semantiche dedicate. Consolidation (localizzare, trasformare e storizzare data asset governati altrove) è il classico stile Etl di un datawarehouse. E così via.
Le capacità specializzate dell’informazione, combinano Capacità comuni e stili semantici per le necessità di specifici Usecase. Ad esempio usecase di Business intelligence (quering, dashboarding, reporting ecc.) e applicazioni transazionali (input, monitor, orchestrare processi ecc.).
Il modello descrive infine la diverse forme di consumo finale: dati strutturati, contenuti documentali non strutturati o composizione ibrida.
Ultimi, ma certamente centrali nell’Icf, sono i metadati, che nel modello, oltre che “dati relativi ai dati” sono “qualsiasi cosa aumenti il valore di un dato”: da che luogo viene, che cosa significa, che rapporto ha con altri dati, che livello di qualità ha, chi deve vederlo ecc. I metadati potrebbero essere molto più corposi del dato stesso: in fondo riflettono il contesto dell’informazione, che può appunto risultare altrettanto se non più prezioso dell’informazione stessa.