Si stima che la spesa per la sanità digitale in Italia passerà dai circa 3,3 miliardi di euro nel 2021 a oltre 4 miliardi di euro nel 2024 (dati NetConsulting cube).
Una cifra che – qualora ve ne fosse bisogno – indica con chiarezza il ruolo sempre più chiave del digitale per la sanità.
Più in dettaglio, nei rispettivi settori, i volumi di spesa dovrebbero evolvere così:
- Infrastruttura IT: da 1,7 miliardi di euro a 2 miliardi di euro
- Business Process Outsourcing: da 254 milioni di euro a 258 milioni di euro
- Dispositivi medici: da 1,3 miliardi di euro a 1,8 miliardi di euro.
Emerge così, chiaramente, come l’ICT e i dispositivi medici saranno gli ambiti dove si vedranno i maggiori interventi e i principali investimenti. E, di conseguenza, anche quelli verso i quali la sanità privata porrà maggiore attenzione.
La digital health abilitata dalle tecnologie innovative
La sanità privata in Italia offre un supporto sempre più ampio alla sanità pubblica.
Infatti, secondo l’Associazione italiana ospedalità privata, circa il 92 per cento delle 577 strutture sanitarie private rappresentate è accreditato con il servizio sanitario nazionale, comportando il ricovero annuale di oltre un milione di degenti.
Ciò crea la necessità di un’amministrazione che sia in grado di gestire un numero elevato di pazienti, spesso ricoverati in più strutture. A questi si deve affiancare il servizio offerto in forma “privata” all’interno delle medesime strutture o di strutture specifiche. E tutto deve fare capo a un’unica governance che possa gestire sia la parte ammnistrativa sia quella inerente ai servizi erogati ai pazienti.
Per affrontare questa sfida, dunque, occorre far ricorso a strumenti che abilitino la condivisione dei dati e facilitino l’erogazione dei servizi avendo sempre come primo obiettivo, ovviamente, la salute delle persone. Strumenti come quelli resi disponibili dalla digital health, ovvero dall’insieme delle tecnologie digitali che possono essere utilizzate per curare i pazienti e raccogliere e condividere le informazioni sulla loro salute.
Tali tecnologie comprendono – tra le altre – applicazioni mobili, dispositivi indossabili, telemedicina, big data, intelligenza artificiale e 5G. Molte delle quali indirizzate ad aumentare la capacità di diagnosticare con precisione le malattie, di provare a prevederle e prevenirle e, nel complesso, di fornire assistenza e cure adeguate e di qualità all’individuo, ovunque esso si trovi.
Il cloud come fattore strategico
In questo ambito, il cloud gioca un ruolo fondamentale come fattore che abilita la condivisione, non solo dei dati ma anche della stessa infrastruttura IT tra sedi differenti (molto diffuse, queste ultime, nella sanità privata).
Inoltre, esso abilita la possibilità di analisi accurate dei dati sanitari facendo uso di tecniche di intelligenza artificiale e machine learning.
Il cloud, infatti, rende disponibile una quantità di risorse pressoché illimitata sia in termini di capacità elaborativa sia di archiviazione dei dati.
Ciò significa che, senza dover disporre fisicamente delle macchine, si può avere in cloud un’infrastruttura IT che, on demand, può essere “ampliata” in modo da soddisfare ogni tipo di esigenza. Questo non solo implica che non sia necessario acquistare l’infrastruttura, ma libera anche dalla necessità di preoccuparsi della manutenzione e dell’aggiornamento, aspetti dei quali, invece, si occupa il service provider.
Un ulteriore vantaggio è dato dal pagare solo le risorse usate e solo per il tempo che le si è usate.
Avere sempre a disposizione una capacità di calcolo e di storage senza limiti consente di gestire agilmente ogni tipo di applicazione di carattere amministrativo e gestionale, cartella clinica elettronica compresa. E, grazie anche alle potenzialità dell’intelligenza artificiale e del machine learning, permette di ottenere utili analytics su cui poter basare le decisioni inerenti alle diagnosi o a eventuali interventi da effettuare.
Non solo. Le analisi degli health big data possono essere usate per ricavare preziosi insight da usare per ottimizzare innumerevoli processi sanitari, ivi compresi quelli a beneficio della produttività e del contenimento dei costi.
L’IoT nuova base per la diagnostica
È risaputo come curare una persona a casa permetta di ottenere i risultati migliori in termini di efficacia della terapia. Tuttavia, in un’ottica di sanità privata, non va sottovalutato come ciò eviti anche di avere un letto occupato (che può essere riservato a un altro paziente) e non richieda necessariamente la necessità di spostamenti da parte del personale sanitario.
Grazie, infatti, alle evoluzioni che hanno avuto i dispositivi wearable, che da semplici gadget si sono trasformati in veri dispositivi medici, è possibile avere un efficace controllo da remoto di molti parametri (come battito cardiaco, temperatura corporea, pressione arteriosa e così via) in modo totalmente non invasivo. Ciò abilita sia la possibilità di effettuare un monitoraggio continuo sia quella di eseguire esami diagnostici, il tutto operando da remoto.
Come avviene, per esempio, utlizzando il servizio Wearables per la Telemedicina offerto da Vodafone Business . Si tratta di una soluzione avanzata di telemonitoraggio che permette l’acquisizione da remoto dei principali parametri vitali tramite dispositivi indossabili. Si basa su device indossabili con connettività Vodafone integrata che – grazie a una tecnologia innovativa – consente di rilevare una serie di parametri fisiologici semplicemente indossando una particolare maglia per alcune ore al giorno o in maniera continuativa. Poiché usa dispositivi di misura non invasivi, tale soluzione è studiata per un utilizzo nella vita di tutti i giorni. Inoltre, grazie ad algoritmi proprietari, essa riesce a correlare l’attività fisica con i parametri fisiologici, dando ulteriore supporto ai medici in fase di diagnosi.
Pensata anzitutto per l’impiego nell’assistenza domiciliare, ma utilizzabile anche in RSA, strutture ospedaliere o riabilitative, la soluzione di Vodafone è corredata da una piattaforma di monitoraggio, accessibile via web o tramite un applicativo desktop, che permette la visualizzazione dei dati grezzi e real time. Gli esami vengono archiviati sul cloud.
Telemedicina e 5G al servizio della sanità privata
Il ricorso alla tecnologia, in particolare al digitale, non abilita solo nuove metodologie di diagnosi da remoto ma, anche, una vera telemedicina, interventi compresi.
Il Covid-19 ha mostrato il valore della Digital Health intesa come capacità di fornire un’efficace assistenza da remoto. Di certo, non una novità, visto che se ne parlava ormai da tempo ed erano anche disponibili diverse applicazioni. Tuttavia, prima della pandemia, se ne faceva un uso limitato. L’emergenza coronavirus, invece, ha di fatto imposto l’uso di strumenti e soluzioni che permettessero la televisita, il teleconsulto e la telerefertazione.
Da un’indagine effettuata da Capterra è emerso che, in Italia, l’86% del campione ha utilizzato la telemedicina per la prima volta durante il Covid-19 e il 59% delle persone l’ha fatto per ragioni di salute non strettamente legate alla pandemia. Se ne è così potuta valutare l’efficacia e, quindi, ipotizzare come tali strumenti siano destinati a restare ed affermarsi sempre più come pratiche consolidate del settore sanitario.
Il tutto abilitato dalla tecnologia 5G che – oltre a garantire adeguate performance di connettività – consente anche di effettuare interventi e consulti specialistici a distanza anche in zone – come aree rurali o isolate – nelle quali non è possibile disporre di una connessione cablata, fornendo così un efficace servizio ai pazienti senza dover spostare l’intera equipe medica.
Connettività e cybersecurity: le soluzioni innovative presenti sul mercato
Da quanto analizzato, emerge chiaramente come un’adeguata connettività e un’elevata sicurezza dei dati rappresentino elementi strategici per l’impiego del digitale anche nella sanità privata.
È indispensabile, in tal senso, disporre di un’infrastruttura che garantisca che i dati siano protetti e al sicuro, soprattutto ora che gli attacchi dei cybercriminali alle strutture sanitarie sono in continuo aumento. Inoltre, dovrebbe essere disponibile una connessione ad alta velocità, bassa latenza e senza interruzioni in modo da assicurare l’efficacia del monitoraggio da remoto e consentire di eseguire in tutta tranquillità una serie di interventi sanitari a distanza.
Queste caratteristiche si ritrovano, ad esempio, in un’infrastruttura pensata per favorire la trasformazione digitale come quella proposta da Vodafone Business.
Elemento cardine è – in tal caso – la rete Vodafone che, sfruttando il protocollo di connettività 5G, permette di usufruire di una serie di servizi in grado di soddisfare le esigenze specifiche del settore sanitario. Tali servizi comprendono l’analisi dei big data tramite cloud e il security management, fornito tramite piattaforme “sicure by design” per consentire sia la prevenzione degli attacchi sia la gestione delle minacce, così da garantire sempre il massimo livello di sicurezza.
Rivolta specificatamente all’ambito sanitario è poi la Digital Health Platform, una soluzione di telemedicina ideata da Vodafone – basata su una piattaforma multicanale – che ha l’obiettivo di ottimizzare e automatizzare la gestione di servizi quali lo screening oncologico, il monitoraggio remoto dei pazienti e la gestione delle campagne vaccinali (per qualsiasi tipo di vaccino).
Una sanità privata davvero competitiva
Per una struttura sanitaria privata che ambisca ad essere competitiva nel panorama attuale, la digitalizzazione – come ampiamente argomentato – rappresenta sempre più una sorta di passaggio obbligato.
Grazie alla nuova connettività, veloce e praticamente senza latenza, e alle infrastrutture e tecnologie abilitate dal cloud, ogni realtà della sanità privata ha a disposizione tutti gli strumenti sia per contribuire al meglio alla cura e alla salute dei cittadini (offrendo servizi di qualità) sia per migliorare l’efficienza dei processi interni e ottimizzarne i costi, accrescendo così le proprie prospettive di business.