Per fornire ai propri pazienti cure sempre più efficaci, l’Istituto Auxologico Italiano di Milano ha deciso, prima struttura ospedaliera al mondo, di dotarsi di due stanze di tecnologia “Cave”, ambienti adibiti all’attuazione di programmi virtuali a sostegno dell’intervento terapeutico.
Obiettivo, considerare la tecnologia come alternativa agli strumenti e alle tecniche terapeutiche tradizionali, fino a giungere alla versione 2.0 della riabilitazione fisica e cognitiva. La realizzazione della soluzione MediCAVE ha valso all’Istituto il Premio Categoria Tecnologica Machine learning, AI, realtà aumentata e virtuale dei Digital360 Awards 2017.
IRCCS, Istituto Auxologico Italiano – Pietro Cipresso, premio categoria Machine Learning, AI, Realtà aumentata e virtuale
Il progetto: focus sulla cura del paziente
Essendo immersi in una realtà tecnologica in cui le informazioni si muovono sempre più velocemente, l’Istituto ospedaliero considera la cybertherapy all’interno del settore sanitario come un’opportunità per ottenere pieno controllo della tecnologia e porre il focus sulla cura del paziente.
Uno scenario in cui prendono piede la realtà virtuale immersiva e quella aumentata come strumenti utili e mediatici tra medico e paziente.
Nella sfera della realtà virtuale e della sua capacità di simulare un ambiente tridimensionale nel quale il paziente può muoversi e interagire normalmente, esistono quattro tipologie di approccio: realtà virtuale immersiva; Cave (Computer assisted virtual environment); realtà aumentata; desktop virtual reality.
La scelta del centro medico è ricaduta sul Cave, il cui progetto è stato realizzato in intesa con il Ministero della Salute e in conto capitale per circa 1 milione di euro (50% a carico della struttura milanese). L’Istituto Auxologico si occupa, infatti, da oltre vent’anni, della ricerca nelle applicazioni cliniche della realtà virtuale.
La soluzione tecnologica: realtà virtuale immersiva
Dal punto di vista tecnologico, la soluzione ha come principali componenti il software (ovvero l’ambiente virtuale), il computer, le periferiche di input e quelle di output. Le periferiche di input sono utilizzate per fornire al computer informazioni sulle azioni che l’utente compie nell’ambiente virtuale che, una volta elaborate, sono restituite sotto forma di feedback sensoriale attraverso le periferiche di output. In questo modo si crea un closed-loop tra utente e computer che permette l’interazione in tempo reale con l’ambiente virtuale.
La soluzione si concretizza grazie a quattro pareti fisse, utilizzate come schermi, che formano una stanza. Su queste sono proiettate due immagini sovrapposte e sfalsate di una distanza equivalente alla disparità retinica. L’utente non indossa un casco, ma speciali occhiali (shutter-glass) che occludono alternativamente la vista dell’occhio destro e sinistro, con una frequenza equivalente a quella con cui sono aggiornate le immagini proiettate. Grazie a questo espediente, ciascun occhio vede solo una delle immagini, che sono successivamente fuse dalla corteccia visiva, creando un’immagine stereoscopica che l’utente percepisce come tridimensionale. Ci si può, dunque, muovere liberamente all’interno della stanza, ed è possibile condividere l’esperienza con altri utenti.
Quali sono i benefici per il paziente
All’interno dell’ospedale, il Cave è divenuto uno strumento importante nel percorso di riabilitazione e cura personalizzato, i cui fruitori possono essere pazienti che hanno avuto un ictus, che cercano di combattere ansia, fobia e stress, anziani fragili che soffrono di difficoltà motorie e cognitive o alle prese coi primi segni di demenza senile, infine persone che soffrono di disturbi alimentari.
La vastità e la diversificazione dei disturbi che è possibile trattare è resa possibile dalla varietà degli ambienti, ispirati alla quotidianità, che si possono scegliere, come ad esempio un appartamento, il supermercato, la città, un’isola, il bar o un parco. La flessibilità degli habitat virtuali permette al medico o al terapista di ritagliare su misura per il paziente le sessioni di cura, offrendo molteplici vantaggi clinici: interattività, flessibilità, controllabilità, confidenzialità, sicurezza, risparmio di tempo e di costi, reperibilità.
Gli elementi innovativi distintivi della soluzione
Il progetto in corso prevede anche la possibilità di connettere al sistema dei biosensori, grazie alla tecnica del biofeedback, al fine di rendere il trattamento più efficace ed evoluto.
Rispetto ai sistemi low cost, basati su caschetto, il Cave rende possibile un’immersività globale, senza la necessità di indossare invadenti head mounted display, consentendo una visione continua del suo corpo nonostante sia all’interno di un ambiente virtuale.
Inoltre, è possibile manipolare gli elementi del setting virtuale al fine di avere un’esposizione graduale allo stimolo emotigeno, che in una situazione “dal vivo” non sarebbe possibile ottenere.
Presentato da Istituto Auxologico Italiano
Per ulteriori informazioni visita la pagina del progetto sul sito dedicato ai Digital360 Awards 2017