L’individuazione di segnali nascosti e la capacità di contestualizzarli, permettendo alle aziende di interpretare l’andamento degli elementi analizzati, sono stati i grandi meriti della business intelligence tradizionale e hanno fornito un grande supporto alle decisioni di business. Ma sempre di analisi del passato si è trattato; le applicazioni di BI possono dirci “cosa” è successo (o sta succedendo) e “perché”, ma non sono in grado di dirci cosa potrà accadere in futuro.
“Bilancio annuale? Andamento trimestrale? Non bastano per controllare l’andamento di un’azienda. Bisogna anche saper capire che cosa accadrà nel futuro per intervenire in tempi molto più rapidi rispetto al passato. Archiviati i modelli di business sviluppati su piani industriali costanti, le organizzazioni devono seguire la rapida evoluzione degli eventi e agire con tempestività per tutelare l’azienda”, dice Renzo Traversini (nella foto a lato), Business Development Director di Sas.
Non parliamo quindi più semplicemente di business intelligence, ma di Business Analytics, ossia soluzioni in grado: di fornire analisi predittive e prescrittive che permettono di testare l’impatto di iniziative e attività prima che queste siano messe in atto; scoprire schemi di comportamento in dati non modellati, superando il limite della BI; agire in tempo reale su dati in streaming, una capacità importante in campo finanziario, per esempio per prevenire tentativi di frode, e fondamentale nei processi manifatturieri; acquisire le informazioni che si trovano in contenuti non strutturati, come testi, blog, e-mail, note varie
L’approccio di Sas alla business intelligence travalica, quindi, le impostazioni tradizionali e l’azienda è da anni impegnata nella progettazione di software analitico-predittivi, Business Analytics appunto, che permettono di trovare correlazioni tra dati, analizzare serie storiche, determinare trend e comportamenti stagionali, simulare scenari economici, segmentare clienti e condurre attività di data e text mining.
“Prevedere l’impatto delle decisioni prima che vengano prese, per capire dove allocare risorse e come ottenere maggiori ritorni sugli investimenti. Questo è il compito dei Business Analytics. Ma bisogna fare attenzione – sottolinea Traversini – perché questi strumenti siano veramente efficaci non possono essere confinati alle attività tecniche dei dipartimenti operativi. Al contrario, occorre inserirli nell’infrastruttura dei gestionali di produzione, in modo da fornire al top management indicatori e analisi utili per intervenire sui processi e realizzare un effettivo sistema di governance, una componente fondamentale per il successo di un’azienda”. Si tratta di un vero e proprio salto culturale, che coinvolge il top management: “Nel caso delle analisi del rischio, la vera leva competitiva – evidenzia Traversini – consiste nell’elaborazione di una rappresentazione sintetica, che includa la situazione finanziaria e la possibilità di scendere nel dettaglio delle operazioni. Il comitato di direzione può definire così specifiche azioni da riversare immediatamente su tutte le funzioni coinvolte. Integrare in maniera organica l’aspetto del rischio nell’ambito della gestione delle performance è una novità assoluta per società estranee al comparto finance e spiega la filosofia di Sas che punta con i suoi modelli a supportare e accrescere le capacità strategiche del board”.