Di pari passo con l’aggravamento della crisi climatica, emerge forte la necessità di monitorare in modo preciso, coerente e tempestivo l’impatto delle azioni messe in campo. Questo vale per le aziende, per i singoli cittadini, ma anche per chi decide come investire i loro soldi all’interno di programmi UE, e non solo.
Quell’Unione Europea che ogni giorno di più pretende che ciascun Stato membro alzi l’attenzione sulla sostenibilità ambientale delle proprie scelte, infatti, ha essa stessa bisogno di modalità attendibili per capire l’impatto carbonico di Piani e Programmi. La risposta alle sue esigenze esiste da tempo e si chiama CO2MPARE, è un modello per valutare l’impatto carbonico ex ante, in itinere ed ex post, permettendo di stimare, a livello di piani e programmi, in anticipo gli effetti di scenari alternativi per poi verificare l’allineamento delle attività con gli obiettivi iniziali e analizzare i risultati raggiunti. Offre anche la possibilità di distinguere tra emissioni dirette ed emissioni indirette, sia nella fase di cantiere sia nella fase operativa.
Non manca nulla per poter prendere decisioni “sagge” per il nostro Pianeta, l’unico rischio era che tale modello potesse “invecchiare”, ma l’Italia se l’è preso a cuore e sta continuando ad aggiornarlo, a beneficio di tutta la comunità-mondo.
Dagli € alla CO2: CO2MPARE traduce finanziamenti in emissioni
Nato per essere libero, CO2MPARE (CO2 Model for Operational Programme Assessment in EU Regions) era ed è rimasto reperibile on line, a disposizione di chiunque lo trovi utile per i propri scopi.
La sua prima versione risalente al 2012 è la risposta a una call for tender della DG REGIO (Directorate General for Regional Policy della Commissione europea) fornita da un consorzio coordinato da ECN (Paesi Bassi), composto da Énergies Demain (Francia), UCL (UK), ENVIROS (Repubblica Ceca) e CRES (Grecia), oltre che da ENEA (Italia).
L’intento comune era quello di fornire uno strumento operativo per individuare indicatori di emissioni di CO2 adatti a stimare l’impatto degli investimenti FESR, il fondo europeo di sviluppo regionale per ridurre divari sociali e infrastrutturali tra territori. I policy-maker possono infatti contare su questo modello per orientare la pianificazione dei programmi finanziari verso lo scenario che minimizza le emissioni carboniche complessive degli investimenti nei diversi settori interessati dagli interventi.
“Alla nascita, CO2MPARE era riferito al ciclo di programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali UE, quando si stava appena iniziando a sviluppare una certa attenzione per la sostenibilità e l’ambiente. Negli anni, come ENEA, abbiamo aggiornato il modello a una versione adeguata al ciclo 2014 – 2020 e poi con CO2MPARE v2.0 ai nuovi investimenti 2021-2027 fatti con fondo europeo di sviluppo regionale – FESR e con il PNRR, strumenti di pianificazione diversi ma con le stesse categorie di spesa di riferimento” spiega Cecilia Camporeale, ricercatrice del Dipartimento ENEA Sostenibilità, circolarità e adattamento al cambiamento climatico dei sistemi produttivi e territoriali.
Di ciclo di programmazione in ciclo di programmazione, le priorità di investimenti e il contesto sono cambiati, ma la logica che sottende al modello no. Si parte dalle allocazioni finanziarie sui diversi investimenti programmati traducendole in specifici progetti-tipo, dette Stardardized Investment Components (SIC). Ne sono stati codificati 26, raggruppati in 5 macro-temi: building, transport, energy, waste and water e other (impianti inceneritori o di riciclo, gestione acqua reflue, interventi ingegneria civile, etc). Grazie a degli specifici coefficienti di calcolo, gli investimenti sono collegati alle emissioni che in alcuni casi sono solo evitate, come accade per le rinnovabili, in altre sono il risultato della somma algebrica di quanto rilasciato e quanto “risparmiato”. In ogni caso, si ottiene una vera e propria stima dell’impatto emissivo di GHG in base all’allocazione finanziaria del budget disponibile ed è possibile quantificare le emissioni anche per singolo SIC, secondo un approccio LCA (Life Cycle Assessment).
Nelle mani dei decisori, CO2MPARE consegna informazioni preziose per individuare quale strada imboccare. Lo si è potuto toccare con mano già durante le prime sperimentazioni sul territorio. Questo modello è infatti stato concepito perché restasse “generico”, quindi utilizzabile nei contesti territoriali più differenti. L’Italia è stata coinvolta già ai tempi della prima versione, in particolare lo sono state l’Emilia-Romagna e la Puglia. Nella prima regione, la prova sul campo ha coinciso con il verificarsi di forti scosse di terremoto. Un evento drammatico, di fronte al quale il modello ha confermato la propria robustezza, gestendo la riprogrammazione repentina delle risorse senza anomalie o problemi. Una riprogrammazione che, in tempi più “rilassati”, il modello deve sempre saper effettuare – spiega Camporeale – “perché nel corso di ogni ciclo di programmazione capita che gli investimenti vengano ridistribuiti in modo diverso, a seconda dell’andamento delle varie attività o a causa di eventi esterni”.
ENEA fa evolvere il modello e lo lascia open
Efficace e reattivo, flessibile e fruibile, CO2MPARE rischiava l’obsolescenza, se non fosse stato aggiornato per agire sui nuovi cicli di programmi UE. A garantirgli lunga vita è stata ENEA, che con il progetto CO2MPARE Evolution appena conclusosi, in cui sono stati coinvolti la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento politiche di coesione- NUVAP e Ministero delle Finanze – Ragioneria di Stato – Unità di Missione NG-EU, ha deciso di metterci mano realizzando una versione aggiornata del modello, CO2MPARE v2.0, perché fosse in linea con la nuova lista dei settori di intervento del periodo di programmazione 2021-2027 prevista dai regolamenti UE e anche con il PNRR.
Mantenendo inalterate metodologia di funzionamento, struttura e principali caratteristiche, è dovuta intervenire sia sugli algoritmi di calcolo, sia sul set di progetto-tipo della libreria a disposizione del modello CO2MPARE. Nello specifico, ENEA ha aggiornato ove necessario i ratios esistenti, integrato gli algoritmi di calcolo con elementi/tecnologie finora considerati solo parzialmente (per esempio, il flusso delle merci nel trasporto su ferro, due diversi tipi di impianti di depurazione; ecc.) e con quelli mai considerati in precedenza, per esempio la rete di teleriscaldamento.
Grazie a questi “aggiustamenti”, CO2MPARE v2.0 ha potuto stimare le emissioni “evitate” legate ai progetti FESR e JTF (Just Transition Fund), previsti dal documento di orientamento strategico per la programmazione dei fondi europei (Accordo di partenariato 2021-2027) e quelle legate al PNRR. Nel primo caso, si tratta di oltre 170 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, nel secondo caso è emersa una riduzione di circa 560 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, da riferire all’arco totale di vita degli interventi.
Un’idea per banche e grandi investitori coscienziosi
AlI-free, basata solo su algoritmi con modelli lineari, la soluzione segue un diagramma di flusso che le permette di tener conto dell’intera opera. Nel caso dei progetti per cui è stata realizzata, parlare de “l’intera opera” significa lanciare una sfida. Per mantenere tale promessa, infatti, CO2MPARE deve essere in grado di individuare tutte le varie fasi, i progetti e le analisi finanziate nel programma, comprendendo quali SIC sono interessati e come valutarli. Fare in modo che così accada, come spiega Camporeale, è stata la fase più complessa. Obiettivo raggiunto, in futuro si può arricchire la libreria con nuovi progetti ma non compaiono all’orizzonte grandi nuove conquiste tecnologiche da compiere.
Lasciando il modello on line, liberamente scaricabile e utilizzabile, la palla passa ai soggetti utilizzatori che possono essere singole Regioni o altre PA, autorità di gestione, ma anche le banche. “Per come è concepito, CO2MPARE è particolarmente adatto alla valutazione di piani e programmi piuttosto che di singoli progetti. Non si adatta pertanto alle esigenze di singole PMI, ma istituti bancari e intermediari finanziari potrebbero pensare di utilizzarlo per stimare l’impatto emissivo di un portfolio investimenti ampio e diversificato e quindi in qualche modo riconducibile ai fondi con cui il mondo ha maggiore dimestichezza. Il tema della capacità di valutare e comunicare la sostenibilità ambientale della finanza è quanto mai attuale, questo potrebbe aprire a nuove opportunità nell’uso di CO2MPARE anche fuori dall’usuale contesto dei fondi UE e PA”. Il futuro di un modello che sembra non voler invecchiare mai.