“Adattare” le tecnologie è poco efficace: serve una strategia!

La continua proliferazione dei dati, non solo all’interno dei database aziendali ma provenienti ormai da fonti molto ampie e in forme diversificate, ha “acutizzato” il problema del loro utilizzo ai fini del business ossia della loro analisi per poterne ricavare informazione utile alle decisioni aziendali. Perché il fenomeno si è acuito lo spiega Franco Caprioli, Marketing Manager di Sybase Italia, secondo cui il “fallimento” di molti progetti di BI dipende anche dalla “cattiva abitudine” di “adattare” le tecnologie esistenti senza una visione strategica di fondo.

Pubblicato il 05 Apr 2012

Il proliferare di dati, non solo come quantità ma anche come tipologia e provenienza, è un fenomeno/criticità che esiste da tempo, ma da quando si è dato un nome più definito alla problematica (ovvero, Big Data), sembra essersi “acutizzato”. “Questo non tanto perché la questione sia effettivamente più critica rispetto agli ultimi 12/18 mesi – osserva Franco Caprioli (nella foto), Marketing Manager di Sybase Italia – quanto perché, a mio parere, fino ad oggi i progetti di Business Intelligence e Business Analytics non hanno trovato ancora la giusta collocazione strategica all’interno delle aziende”.

“Dal nostro punto di osservazione, infatti, le imprese hanno affrontato la questione dell’analisi dei dati cercando principalmente di “adattare” le infrastrutture tecnologiche esistenti – aggiunge Caprioli -. Ora che questo approccio si è rivelato poco efficace si vede il fenomeno Big Data come una ulteriore criticità tecnologica quando, invece, bisognerebbe riuscire ad intravederne l’enorme potenziale di business. La criticità vera viene dal fatto che l’informazione non analizzata potrebbe tradursi in perdita di competitività; al contrario, una più efficace analisi dei dati, soprattutto di quelli non strutturati, potrebbe aiutare le aziende a prendere decisioni concrete in tempi molto più rapidi, dando vita a tutta una serie di azioni utili al business (lancio di nuovi prodotti/soluzioni/servizi prima dei competitor; campagne marketing e promozionali ad hoc più efficaci; politiche di vendita differenziate; ecc.)”.

“Se è vero che l’analisi dei Big Data può portare vantaggio competitivo, è vero anche che parliamo di progetti molto impattanti sul piano organizzativo e di processo – prosegue Caprioli –, di cui la tecnologia rappresenta solo uno dei tasselli. Certo è che, perché sia efficace, un sistema di analisi deve essere calato nel contesto aziendale e implementato all’interno di una strategia che parta, prima di tutto, da una visione di business (altrimenti il rischio è nuovamente di adattare le tecnologie per specifiche e singole funzioni, oppure di fare investimenti in nuove tecnologie che poi non vengono sfruttate al meglio delle loro potenzialità)”.

Entrando nel merito dell’offerta Sybase, il nuovo database a colonne IQ 15.4 è stato sviluppato specificatamente per analisi avanzate che sfruttano i Big Data: a differenza dei database transazionali che sono stati progettati per supportare le transazioni commerciali, Sybase IQ è stato architettato per scopi di reporting e analisi. Al suo interno integra modelli predittivi che possono essere parametrizzati e personalizzati a seconda delle proprie specifiche esigenze per analizzare dati strutturati e non provenienti da fonti e canali diversificati. Non solo: Sybase dispone anche di piattaforme per l’analisi in tempo reale di eventi complessi e di strumenti per il monitoraggio e l’elaborazione dei dati provenienti dai social network e dal web in genere. “Ma anche entrando nello specifico delle tecnologie – conclude Caprioli – non esiste una soluzione univoca e valida per tutti; ci sono esigenze molto diverse tra aziende e anche tra business unit di una stessa azienda; non si riduce certo il tutto all’implementazione di un nuovo database o di un nuovo motore di analisi…”.

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