Caso Utente

Big Data: l’esperienza di Ferrovie dello Stato per il trasporto merci

Il caso, esposto dal Cio del Gruppo Alessandro Musumeci, evidenzia notevoli vantaggi nelle sperimentazioni di introduzione dei big data, ma non nasconde diversi problemi a partire dal rischio di ritorno a sistemi proprietari che possono impattare sulle scelte architetturali effettuate e la carenza di competenze all’interno delle aziende.

Pubblicato il 04 Giu 2013

Con oltre 16mila chilometri di rotaie, 500 milioni di passeggeri e 80 milioni di tonnellate di merci, 70mila dipendenti e un fatturato 2011 di 8,3 miliardi di euro (285 milioni di euro di utile netto), Ferrovie dello Stato è una della maggiori aziende italiane. Sul piano dell’Ict, l’azienda si è riorganizzata  non molto tempo fa passando dai servizi forniti da una società in-house ai servizi cloud. “Questa scelta non deriva solo dalla ricerca di maggiore economicità, ma è funzionale all’incremento di competitività a livello europeo, nel contesto estremamente dinamico in cui si sta muovendo l’azienda”, commenta Alessandro Musumeci, direttore Sistemi informativi di Ferrovie dello Stato, presentando l’esperienza del Gruppo in occasione della recente Big data Conference di Idc. L’azienda ha infatti ampliato negli ultimi anni la sua presenza all’estero attraverso acquisizioni (in Germania e Scandinavia) e partnership in Francia.
Un’area in cui la competizione si fa sentire è soprattutto quella del trasporto merci, un problema annoso in Italia. Ferrovie movimenta 80 milioni di tonnellate di merci l’anno, che rappresentano solo il 9% del totale delle merci trasportate nel nostro Paese mentre negli altri paesi europei il trasporto di merci su rotaia ha ben altre dimensioni: 20% in Francia, 30% Germania, 50% Svizzera. Si tratta di una modalità che, come noto, porta notevoli benefici non solo in termini ecologici, ma anche economici.
Uno dei problemi principali da affrontare è quello dell’interoperobilità fra sistema ferroviario e trasporto su gomma, necessario per coprire l’ultimo miglio, per consentire lo scambio di merci tra i due sistemi. E proprio in quest’area il supporto dell’Ict può offrire notevoli vantaggi.

Alessandro Musumeci, Direttore Sistemi informativi di Ferrovie dello Stato

“A partire dal 2008 Ferrovie ha sviluppato una strategia che vede l’Ict come elemento abilitante per garantire i processi di interscambio, realizzando una specifica piattaforma (Piattaforma Integrata Logistica) che ha informatizzato una serie di aspetti”, ricorda Musumeci. Sono stati ridefiniti negli ultimi quattro anni i processi che si avvalgono di sistemi standard per gestire lo scarico dai camion al sistema ferroviario, i processi amministrativi contabili connessi, la successiva fase di interscambio da ferro a gomma, fino al punto finale di consegna. In ogni fase la merce deve essere tracciata minuziosamente, ottimizzando i tempi e tenendo sotto controllo la documentazione contabile e amministrativa e garantendo gli adempimenti di tipo fiscale e legale. Il tutto va integrato in una rete europea multipolare.
Attraverso il progetto sono stati, in particolare, realizzati modelli specifici per garantire la logistica point-to-point e l’integrazione fra aziende delle Ferrovie coinvolte (alcune specializzate nella logistica, altre dedicate al trasposto merci, altre su gomma); è stata inoltre migliorata l’informazione per i clienti in termini di tracciabilità. Il tutto è basato su soluzioni standard, sostenibili in termini Ict, pensate per favorire la governance.

Per migliorare ed estendere il servizio
“È in quest’ambito che matura la scelta big data, con l’obiettivo principale di miglioramento e di ampliamento del servizio al cliente, attraverso l’opportunità di utilizzare quei giacimenti informatici già presenti, ma di cui non sempre c’è piena consapevolezza”, dice Musumeci.
Si tratta di analizzare milioni di dati, come le richieste dei clienti, gli scambi agli interposti, i carichi, la produttività dei singoli addetti, i ritardi, con l’obiettivo di migliorare la pianificazione per soddisfare al meglio le esigenze dei clienti e offrire un servizio migliore.
Nel campo del trasporto combinato, gomma-ferro, i big data consentono un’avanzata analisi del riempimento del treno, permettendo di ottimizzare il carico per questione di costi, ma senza ritardare la spedizione, gli scambi nei terminal, le singole operazioni come per esempio i passaggi di container per ottimizzare l’efficienza.
Si è sperimentata sulla tratta Padova-La Spezia la riduzione del tempo di risposta nell’analisi, passato da circa 20 minuti a 2 secondi, realizzando così un near real-time, che consente di ottimizzare in tempi rapidissimi il rendimento dei treni e di capire quando il treno deve partire perché ha raggiunto il giusto equilibrio fra rendimento e tempo di delivery.
Un’altra sperimentazione è stata realizzata all’interno del terminale di Padova per aumentare l’efficienza nella gestione dei container. Per farlo si devono analizzare milioni di dati dove si evidenziano i tempi di spostamento di ogni singolo operatore e i dati di migliaia e migliaia di mezzi al giorno all’interno dell’interporto.
“Abbiamo rimodellato i sistemi a partire dagli attuali sistemi transazionali, che continuano a fornire il loro servizio – dice Musumeci – Anche in questo caso abbiamo ridotto di un ordine di grandezza i tempi di risposta, ottenendo risposte near real-time; possiamo così ottimizzare la movimentazione dei container e utilizzare di volta in volta le parti di interposto più scariche e disponibili per poter spostare le merci”

Big data, big problem
Fin qui sembrerebbe tutto estremamente positivo: una tecnologia da introdurre senza alcuno sforzo e con modalità sostenibili per l’Ict .“Ma l’orizzonte non è tutto roseo – sottolinea Musumeci – I big data sono certamente destinati a svilupparsi e per noi costituiscono un’assoluta priorità, su cui continueremo a investire anche quest’anno”. Il campo di applicazione si amplierà anche ad altre aree come, per esempio, il Crm passeggeri per sfruttare le tante informazioni disponibili, come le aspettative dei clienti, i social network, le informazioni provenienti dalla rete, la cui analisi in profondità può essere utile  per offrire nuovi servizi ai clienti, che rispondano alle loro attese.
Ma per procedere in modo efficace va compreso che l’analisi dei data base non è un problema che riguarda solo l’Ict, che può al massimo fungere da catalizzatore. Vanno coinvolti i vertici aziendali e le altre funzioni, come il marketing, le vendite, la produzione, per far comprendere come la tecnologia possa essere abilitante per il business: “Questo è il lavoro che faccio tutti i giorni: mi siedo al tavolo degli amministratori delegati delle diverse aziende del gruppo che operano nei settori coinvolti e ragiono in termini di opportunità di business per far capire che la tecnologia si sta muovendo e noi la possiamo usare per offrire anche ai nostri clienti (anche essi pieni di tecnologia) nuove opportunità”, spiega ancora Musumeci.
Ma ci sono anche altri problemi aperti: “Spesso i big data implicano l’utilizzo di architetture che collidono con quelle con cui siamo abituati a operare, architetture strutturali per Ferrovie”, spiega, ricordando che grazie al consolidamento nel cloud di un insieme di sistemi transazionali non solo si è diminuito di un ordine di grandezza il numero di server, ma si è ottenuta un’elevata semplificazione grazie all’adozione di architetture standard e un livello di governance avanzato; un nuovo ordine che l’introduzione dei big data rischia di sconvolgere.
“I fornitori di soluzioni big data generalmente ci promettono un’elevata performance a condizione di adottare le loro macchine e i loro database”, evidenzia Musumeci, che teme il rischio di un ritorno al passato nel mondo proprietario. In altre parole c’è ancora molta differenza fra fornitori. Se si usa una certa soluzione di gestione e analisi dei big data di uno specifico vendor può essere necessario utilizzare piattaforme hardware dedicate, dello stesso fornitore, con tutti i problemi di incompatibilità e rischi di lock-in che si ritenevano risolti. “Non si tratta solo di una strategia commerciale del fornitore – spiega Musumeci – I big data richiedono elevate capacità elaborative e strutture dedicate, ma ciò rischia di avere un impatto negativo sulle infrastrutture esistenti”.
Un ulteriore problema riscontrato è la scarsità di competenze interne e la conseguente necessità di lavorare con system integrator e fornitori esterni per ricevere l’adeguato supporto.

I big data non sono per tutti
In conclusione, l’esperienza di Ferrovie offre molti spunti di riflessione per l’introduzione dei big data in azienda.
Si tratta di una tematica da analizzare con molta attenzione, in termini di ritorno degli investimenti e di esigenze di business, avverte Musumeci. “Non è una scelta tecnologica di cui si possa far carico il solo responsabile dell’Ict, ma è una scelta di business, di time-to-market, in base alla quale l’azienda decide di entrare in profondità nell’analisi dei dati che già possiede o che può trovare sulla rete. Solo a quel punto si utilizza la tecnologia più idonea per analizzare i dati e integrarli nel contesto aziendale, che vuol dire fare scelte architetturali, di database, di partner, visto che spesso mancano le competenze interne”, conclude Musumeci, con un appello ai fornitori. A questi si chiede l’impegno a supportare al meglio le aziende in queste scelte che non sono solo tecnologiche e che hanno un impatto importante sulle scelte future dell’azienda.

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