FIRENZE – Il mondo dei dati è il pane quotidiano di Bridge Consulting. Per poterli gestire e, in particolare, per poter agevolmente utilizzare i Big Data servono risorse di elaborazione importanti che si possono trovare anche in cloud. Ma è l’interpretazione dei dati per poter prendere decisioni ciò che in ultima analisi interessa al business. È dunque indispensabile la disponibilità di una figura professionale come il data scientist, capace di estrarre dai dati il significato di business e di dare risposte anche a domande latenti e non chiaramente esplicitate.
Bridge ha iniziato recentemente una collaborazione con il mondo universitario finalizzata all’inserimento nel proprio organico di skill di questo tipo.
L’immediata ricaduta della collaborazione con l’Università è l’inserimento nel gruppo Bridge che si occupa di Big Data e Business Intelligence di un data scientist neolaureato che ha fatto esperienza su un progetto di analisi nel mondo retail, entrando direttamente in contatto con le aziende clienti di Bridge: “La sperimentazione prevede un percorso virtuoso dove, da un lato, si abilita lo sviluppo di idee nuove nelle aziende derivanti dal mondo universitario, dall’altro si consente al mondo della ricerca di lavorare su casi reali – spiega Tiziano Cambi, Direttore dell’area Business Intelligence e co-fondatore dell’azienda – La presenza del data scientist può inoltre aiutare l’It, nostro naturale interlocutore in azienda in quanto portatore di innovazione, a parlare il linguaggio del business e, per il giovane neo-laureato, aprie nuove opportunità di lavoro”.
Bridge scommette anche sul cloud che contribuisce a fornire le risorse importanti di cui i Big Data necessitano: “Per il futuro vediamo lo spostamento delle aziende verso sistemi ingegnerizzati o soluzioni cloud – sostiene Cambi – Oggi, a differenza dallo scorso anno quando veniva guardato con scetticismo, il cloud suscita interesse; si cerca di capire anche operativamente quale sia la convenienza di spostarsi in cloud, quale sia il momento giusto per farlo, cosa convenga spostare, quali siano i requisiti e i costi”.
Sono orientate al cloud, secondo Cambi, soprattutto le grandi imprese e le più piccole, mentre le medie, pur interessate, sono ancora alla finestra. Le prime hanno già sperimentato il cloud in alcuni ambiti, come ad esempio disaster recovery, e ora cercano di capire a quali altre attività estenderlo; le seconde puntano soprattutto alla riduzione della complessità crescente.
In Bridge prevedono dunque nel 2016 un’esplosione delle applicazioni trasferite in cloud, mentre il 2015 sarà ancora un anno di transizione. Bridge si sta preparando a sua volta con una sperimentazione di Oracle Grid control Release 5 (strumento ottimizzato per gestire cloud ibridi). Su questa esperienza ha portato la propria testimonianza, come membro del Customer Advisory Board di Oracle Grid Control (insieme ad un altro partner), in occasione del recente lancio internazionale del nuovo strumento.