Il cloud attira con grandi promesse: tutto dovrebbe essere più semplice e veloce, più stabile, sicuro e conveniente, fornire agli sviluppatori un’esperienza innovativa e portare nelle operation il motore di questa innovazione. Secondo una rilevazione di CIPA (la Convenzione Interbancaria per l’Automazione), l’utilizzo del cloud è già parte integrante della strategia del 58% di tutte le banche italiane, anche se poche hanno completamente esternalizzato i propri processi nel cloud.
Ma, affinché il cloud computing mantenga le sue promesse, i C-level devono tenere in considerazione alcuni aspetti fondamentali che permetteranno loro di prendere decisioni vincenti.
Stabilire obiettivi realistici
Ciascuno dei principali cloud provider ha i propri modelli di fatturazione e di prezzo con una miriade di variabili. Le imprese che si impegnano per un certo periodo di tempo e per un volume minimo di servizi ricevono in cambio importanti sconti. Di primo acchito, sembra molto allettante optare per un contratto di utilizzo a lungo termine con un solo provider invece di un servizio pay-as-you-go. Quest’ultimo, però, assicura la flessibilità auspicata dal cloud per aggiungere e rimuovere servizi a seconda delle necessità; una flessibilità che, tuttavia, ha un prezzo che rende il modello pay-as-you-go il più costoso sul mercato al momento.
I cosiddetti contratti a uso vincolato, invece, promettono alle banche forti sconti in cambio dell’impegno a effettuare acquisti minimi per diversi anni. Di conseguenza, c’è una grande spinta a esaurire il budget allocato, che porta a spostare le applicazioni nel cloud indipendentemente dalla loro maturità.
Non dimenticare la modernizzazione
Lo stato tecnico delle banche è una sfida importante per il successo della migrazione al cloud. Le applicazioni legacy sono raramente progettate per essere eseguite su infrastrutture distribuite. Per ottenere l’obiettivo desiderato, le banche devono prima analizzare se l’infrastruttura e i processi esistenti hanno raggiunto il livello di maturità necessario per sfruttare i vantaggi del cloud.
Evitare i silos organizzativi e tecnici
Il cambiamento può avvenire solo se accompagna anche i dipendenti, e non se si pone a loro svantaggio. È necessario acquisire le competenze necessarie e superare paure e dubbi. Gli sviluppatori dovrebbero essere coinvolti fin dall’inizio: solo così è possibile conciliare le diverse aspettative ed evitare tensioni nel prosieguo del progetto. Dal punto di vista tecnico, è importante evitare l’effetto lock-in: i servizi proprietari e le API riducono gli ostacoli all’utilizzo del cloud. Tuttavia, utilizzando solo servizi elaborati e portabili, le banche si legano all’ecosistema del rispettivo fornitore, e cambiarlo in un secondo momento diventa complicato e costoso.
Cosa implicano tutti questi aspetti per l’implementazione del cloud?
Innanzitutto, è opportuno effettuare migrazioni pilota con una selezione di applicazioni rappresentative. Ciò consente alle banche di acquisire esperienza e di valutare realisticamente le proprie prestazioni. La piena portabilità dipende a sua volta dall’interoperabilità dell’ecosistema cloud, in cui le applicazioni e i dati possono essere spostati liberamente tra i vari cloud provider. Questo approccio richiede l’apertura e la compatibilità tra i cloud, con il software open source aziendale che fornisce una base affidabile. Se le condizioni generali sono adeguate, le banche possono sfruttare i vantaggi del cloud.
Open source e cloud ibrido
Entrambi possono essere degli acceleratori per lo sviluppo e la resilienza del settore. Una sfida cruciale per le banche riguarda anche come costruire la propria resilienza, in un contesto in cui un numero crescente di aziende sta perseguendo una strategia di open source e cloud ibrido. L’indagine 2022 “The State of Enterprise Open Source” di Red Hat ha mostrato come l’81% dei dirigenti IT intervistati del mondo finanziario preferirebbe affidarsi a fornitori di soluzioni open source, principalmente per la sua capacità di semplificare il processo di adozione di un’infrastruttura cloud ibrida. Inoltre, secondo il Global Tech Outlook Report 2022 di Red Hat, il 30% degli oltre 1.300 dirigenti IT intervistati ha dichiarato di affidarsi a una strategia di cloud ibrido, una percentuale costantemente in crescita.
Una strategia di cloud ibrido aperto offre la flessibilità necessaria per eseguire e scalare le applicazioni in modo coerente in tutti gli ambienti, dall’edge computing, al cloud privato e a più cloud pubblici, senza dover ricostruire le applicazioni, riqualificare il personale o mantenere ambienti diversi. Un’architettura cloud ibrida aperta, supportata da una piattaforma di container di livello enterprise, sono componenti chiave per guidare lo sviluppo e la distribuzione di applicazioni innovative e allo stesso tempo, forniscono gli standard e le funzionalità necessarie per migliorare l’impronta di sicurezza di più ambienti cloud, mantenendo la portabilità delle applicazioni. Ciò consente inoltre alle banche di mantenere la flessibilità nella scelta delle future opzioni cloud.