Il convegno “Big Data, il valore delle complessità”, organizzato da ZeroUno, in collaborazione con Club TI, e con il patrocino, oltre che di Assolombarda, di importanti associazioni di categoria quali Adico, Aism, Andaf e Gidp, si proponeva di analizzare la tematica dei Big data principalmente nei confronti del vantaggio competitivo che l’analisi integrata delle nuove e complesse fonti di informazione può dare in termini di conoscenza del business, del mercato e dei consumatori, rappresentando in quanto tale una nuova opportunità di sviluppo per quasi ogni tipo d’impresa.
Una tematica quindi di massimo interesse e che ha raccolto nella sala dell’Auditorium oltre 250 convenuti, una ‘audience’ rappresentativa sia del mondo produttivo, con medie-grandi imprese di ogni settore (compresa ovviamente la stessa Ict), sia delle associazioni e degli enti, privati e pubblici, che si occupano di promuovere e supportare l'innovazione nel Paese.
Dopo l’introduzione al tema del convegno, svolta da Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, e Antonella Ferrari, presidente Club TI, la parola è passata a Tommaso Cohen, Junior Partnert Business Technology Office di McKinsey Italia, che ha tracciato lo scenario nel quale si disegna il fenomeno Big Data, dettagliandone il valore in termini di produttività e innovazione che questo rappresenta. Non ci dilunghiamo su quanto esposto (illustrato anche nell’articolo "Economy e Intelligence, le due facce dei Big data") se non per ricordare come Cohen abbia rimarcato l’importanza del fattore umano, sia riguardo agli skill necessari sia soprattutto nel costruire una indispensabile cultura sull’uso dei dati per il business.
È toccato quindi a Luca Solari, professore straordinario di Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi di Milano, affrontare il tema nodale di come, per l’appunto, si possa trasferire una cultura della conoscenza nell’organizzazione dell’impresa. Occorre, ha detto Solari, sfuggire all’idea per cui la complessità vada ridotta a una semplicità fittizia per incrementare invece la capacità di trattarla. E, soprattutto, applicare quell’approccio per cui: “Più che la capacità di trovare risposte occorre quella di trovare le domande”: un atteggiamento fondamentale della ricerca scientifica, da calare nella struttura aziendale. Anche qui, punto dolente le competenze: non basta essere ‘digital natives’ per sapersi muovere nel mondo del lavoro. Per un approfondimento sulle tematiche trattate da Solari consigliamo la lettura dell’articolo "Big data e leaner organization: la sfida della complessità organizzativa".
Dalle interviste alle tavole rotonde
A questi interventi hanno fatto seguito due interviste a esponenti dell’offerta tecnologica, (Roberto Sortino Business Director Mid Tier di Emc e Dario Regazzoni, Direttore tecnico di NetApp) intercalate dalla esposizione di una ‘case history’ molto particolare: quella di Rainbow, società di computer animation i cui problemi di storage ed elaborazione di enormi volumi di dati sono stati esposti dal suo It Director, Pascal Morra. Si è passati quindi nella tarda mattinata all’attesa Tavola Rotonda.
Preceduta da una breve presentazione dei risultati della ricerca sui Big Data condotta da ZeroUno in collaborazione con Sybase (e alla quale, trattandosi di un’indagine in continuo aggiornamento, invitiamo a partecipare), la Tavola Rotonda riuniva analisti e studiosi (i già citati Cohen e Solari), con rappresentanti di aziende utenti e fornitrici di Ict. Precisamente, in rigoroso ordine alfabetico: Marco Albertoni, Smarter Analytics Leader di Ibm Italia; Giuliana Bonello, Product Manager BI & Data Quality Csi Piemonte; Alessandra Chiuderi, responsabile Crm direzione generale Digital di Arnoldo Mondadori Editore; Franco Dradi, enterprise sales director Rim BlackBerry Italia; Fabrizio Fantasia, Business Developer Sybase; Federico Giannini, responsabile sviluppo Corporate Systems di Fastweb; Michele Guglielmo, Territory Manager Italy di Splunk; Giacomo Lorusso, Sales director Sas; Danilo Piatti, Country manager Italy di Autonomy (Hp company); Amedeo Prodi, Customer solutions manager di Sap e Massimo Sangiuseppe, Ceo di QlikView Italy. La discussione, della quale pubblicheremo a breve un ampio resoconto, era gestita da Uberti Foppa e ha analizzato il tema di come, dal punto di vista della domanda, trarre profitto dall’analisi dei dati (interessante l’attenzione delle Risorse Umane, una funzione che sta rapidamente cambiando, anche a causa dell’impatto dei social network sulle attività aziendali), mentre dal lato dell’offerta si sono sottolineate le opportunità delle tecnologie in-memory e in-database per la crescente richiesta di analisi in tempo reale e per analizzare i dati dell’emergente universo machine-to-machine.
Durante l’interruzione dei lavori per la “pausa pranzo” i convenuti hanno potuto soffermarsi tra gli stand informativi allestiti dagli sponsor dell’evento: BlackBerry (che ha anche messo in palio due per i partecipanti dei suoi ultimi apparecchi), Emc, Hp-Autonomy, Ibm, NetApp, QlikView, Sas, Splunk Sybase e XView.
I lavori sono poi ripresi con la case-history di Omtra, presentata dal Ceo Giorgio Spadoni. La società, che da anni si occupa della digitalizzazione degli archivi cartacei, ha illustrato come oggi sia in grado di sfruttare le possibilità di content management e analisi di documenti non strutturati. Quindi, dopo un’intervista a Giancarlo Sassi, Big Data Sales Leader di Ibm Italia sulla ’Information Agenda’, il programma con il quale Ibm si propone di aiutare le imprese nell’affrontare il problema, si è passati alla seconda Tavola Rotonda in programma: quella su ruoli e competenze delle associazioni professionali e di categoria.
Quattro i partecipanti: Vittorio Biassoni, vicepresidente Andaf (ass. naz. Direttori amministrativi e finanziari) Lombardia; Michele Cimino, presidente Adico (ass. naz. Direttori marketing e commerciali); Franco Giacomazzi, presidente Aism (ass. it. Studi di marketing) e Francesco Picconi, vicepresidente aggiunto Gidp (Gruppo Intersettoriale Direttori del Personale). La discussione si è focalizzata attorno a tre filoni principali, cui corrispondono tre funzioni aziendali in profonda evoluzione: marketing (esplosivo l’intervento di Cimino, secondo il quale non c’è rapporto diretto tra tecnologie impiegate e risultati raggiunti) , finanza e risorse umane. Anche per questa Tavola Rotonda pubblicheremo a breve un dettagliato resoconto.
Ha concluso infine l’intensa giornata il discorso di Lella Mazzoli, professore ordinario di sociologia della comunicazione presso l’Università Carlo Bo di Urbino, che ha illustrato con verve gli effetti delle reti sociali sul modo, nostro e soprattutto delle nuove generazioni, di comunicare e, in una parola, vivere il quotidiano. E se è vero che il titolo del suo libro è: “Network effect: quando la rete diventa pop” è ancor più vero che le tutte le evoluzioni ‘pop’ di cui abbiamo memoria, dalla pop art alla pop music si sono tradotte in big business. Anche in questo caso, per un approfondimento degli argomenti trattati da Lella Mazzoli, consigliamo la lettura dell’articolo "I social network? Strumenti da gestire con competenze e strategie"
Proseguiamo il dibattito
Le tematiche affrontate nel Convegno sono oggetto di continua riflessione da parte di Cio e top manager; vi invitiamo quindi a proseguire il dibattito aggiungendo il vostro commento a quelli già presenti.
E per chi non avesse partecipato al Convegno, ecco alcuni spunti di riflessione.
– Lo sfruttamento di grandi quantità e di diverse tipologie di dati ha in sé un enorme potenziale per il business in termini di innovazione, produttività e crescita. Soprattutto se pensiamo che documenti, e-mail, immagini, pagine web, file audio e video rappresentano oggi circa l’85% del patrimonio informativo aziendale sul quale si prendono, nel day by day, importanti decisioni di business.
– Ma la capacità degli strumenti informatici preposti oggi alla cattura, archiviazione, gestione e analisi dei dati è pronta alla sfida dei Big Data?
– E soprattutto: sono pronte le persone a un cambio organizzativo e culturale che veda l’intelligence come “denominatore comune” delle loro attività quotidiane?
– Quali sono gli elementi di criticità che avete riscontrato o che pensate di dover affrontare all’interno degli ambienti informativi della vostra azienda?