Fra le digital skill salgono le quotazioni della Data literacy. Dal 2030, secondo Qlik e The Future Labs sarà la competenza digitale più richiesta e chi la padroneggerà potrà avere consistenti aumenti di stipendio.
L’alfabetizzazione dei dati rappresenterà una digital skill strategica, come usare il computer, mentre i dati che contribuiscono al processo decisionale sono raddoppiati negli ultimi 12 mesi.
Infatti, secondo il report dal titolo Future of Jobs del World Economic Forum (Wef), il pensiero critico e il problem-solving svetteranno nella Top 10 delle skill da acquisire e accrescere dal 2025, insieme al self-management, active learning, resilienza, tolleranza allo stress e flessibilità.
La Data literacy sarà una competenza strategica
Poiché rendere un’azienda una data-driven company necessita di una cultura centrata sui dati, la data literacy diventa un tassello fondamentale della trasformazione digitale.
Dunque, capacità di leggere, analizzare e comunicare con i dati diventa una digital skill strategica.
Infatti, dal 2030 la Data literacy costituirà una delle priorità per i dipendenti aziendali. Dal report di Qlik e The Future Labs, emerge che l’85% dei dirigenti ritiene l’alfabetizzazione dei dati un requisito imprescindibile come usare un Pc.
Inoltre , i dipartimenti HR, finance e marketing dovranno formare i dipendenti con un apprendimento orizzontale. Ecco come.
Il report di Qlik e The Future Labs in cifre
Con l’introduzione progressiva dell’intelligenza artificiale (AI), il 58% dei manager pensa che la Data literacy servirà a mantenere un ruolo significativo sul lavoro.
Inoltre, i business leader sono inclini ad aumentare lo stipendio del 26% dei candidati in possesso di competenze di Data analyst. Infatti l’analista dati è già oggi una delle figure professionali più richieste dal mercato, dal momento che l’analisi del dato è il principale valore aggiunto nelle catene di produzione.
E, poiché l’autentico valore dei dati non dipende dalla loro creazione, bensì dalla capacità, per fornitori di prodotti e servizi (non solo nel mercato digitale) di analizzarne andamento e tendenze e di permetterne l’aggregazione, la data literacy dimostra quanto sia cruciale.
Infine, la maggior parte delle organizzazioni ha imparato la lezione della pandemia: il 93% si affida ai dati quando deve prendere decisioni dopo la pandemia Covid-19 e il 92% ha aumentato l’investimento nelle tecnologie dei dati.
I ritardi nella formazione
L’alfabetizzazione dei dati ha un futuro roseo, tuttavia solo un dipendente su cinque pensa che il proprio datore di lavoro stia offrendo la cassetta degli attrezzi giusti per un posto di lavoro dove dominano dall’automatizzazione e i dati.
Infatti, il 35% dei dipendenti ha preferito cambiare azienda nel corso dell’ultimo anno, per timore di arrivare impreparato all’appuntamento con l’approccio data-driven.
Appena l’11% dei dipendenti intervistati ripone piena fiducia nelle proprie competenze in tema di dati.
I dipendenti richiedono nuova formazione, in linea con la trasformazione digitale in corso, e dunque vogliono aggiornare i propri requisiti professionali. Ma i leader aziendali ritengono che acquisire le competenze per il proprio futuro professionale sia responsabilità dei singoli dipendenti e non del datore di lavoro o delle istituzioni di formazione.
L’89% dei dirigenti ritiene che i membri del team siano tutti capaci di illustrare come i dati orientino le loro decisioni.
La formazione orizzontale
La collaboration sarà una delle priorità giornaliere dei dipendenti. Le attività infatti diventeranno sempre più collaborative, con il supporto di tool intelligenti per:
- sostenere il processo di decision making (84%);
- aumentare la produttività (83%).
Il ruolo dello Chief Automation Officer
Il 40% dei dirigenti stima che la propria azienda nominerà un Chief Automation Officer entro il prossimo triennio. Ma il 99% assumerà questa figura professionale entro dieci anni.
Inoltre, chi è in prima linea pensa di aver esigenza di sostegno nella transizione. Invece, il 58% dei dipendenti ha fiducia nella data literacy per rafforzare la propria posizione nonostante l’utilizzo dell’AI.
Le aziende devono investire in formazione
Le aziende stanno investendo nella formazione. Nell’ambito dell’alfabetizzazione dei dati, lo studio riporta:
- gli investimenti in Data literacy riguardano analisti e data scientist, coloro che si occupano di dati (58%);
- soltanto un’azienda su 10 offre questa formazione ai dipendenti delle risorse umane, nella finanza e nel marketing (rispettivamente 12%, 11% e 10%);
- due terzi dei dipendenti che lavorano in questi dipartimenti ritiene la Data literacy un requisito già oggi indispensabile (rispettivamente 70%, 74% e 67%).
Active intelligence
Active Intelligence rappresenta un nuovo stato per i dati e la data analytics: permette alle organizzazioni possono operare grazie ai propri dati in real time, man mano che gli eventi accadono.
Ciò è in contrasto con l’approccio passivo tradizionale che si affida a dati pre-configurati, storici e spesso già in silos. Tuttavia non sono in grado di offrire la capacità di trainare decisioni ed azioni tempestive in tempo reale. Invece, l’Active Intelligence rende possibile una end-to-end analytics in grado di iniettare direttamente nelle operazioni business:
- integrazioni AI-powered;
- real-time analytics.
L’empowerement dei dipendenti avviene tramite:
- context-rich;
- intelligence continua basata su una completa ed attuale visione dei loro dati.
Invece, l’azione dovrebbe orientare il business con insights rilevanti e tempestivi, dove e quando servono agli utenti.
Grazie ad alert contestuali e personalizzati, e a processi di attivazione automatici e ad azioni in sistemi ed applicazioni downstream, le aziende possono essere fiduciose, con un alto livello di certezza, di prendere le decisioni giuste nel momento giusto.
Infatti, la Real time analytics offre i seguenti vantaggi:
- permette alle aziende di non correre il rischio di disperdere risorse preziose in mille rivoli;
- promuove il raggiungimento degli obiettivi in tempo reale;
- riduce il time-to-market;
- rende più efficaci le azioni svolte;
- incrementa la produttività.
La trasparenza dei dati
La trasparenza che i dati offrono è una priorità:
- l’84% ammette di trovare di frequente nuovi insights per risolvere problemi;
- per essere agile (85%);
- per rafforzare il processo decisionale (86%).
Il video
Video: What is Data Literacy?
La corsa alle digital skill
Il 78% dei dipendenti sta investendo tempo e denaro (64%) per colmare le lacune e acquisire le competenze professionali che servono nelle aziende data driven.
In media questi solerti e lungimiranti dipendenti trascorrono quasi 7 ore ogni mese e spendono quasi 2.800 dollari all’anno, per prepararsi al futuro.
Infine il 35% degli intervistati dichiara di aver abbandonato un posto di lavoro negli ultimi 12 mesi a causa delle scarse opportunità di aggiornamento e formazione.
“Si parla spesso di come i dipendenti debbano capire e sfruttare al meglio l’intelligenza artificiale e come questa cambierà e completerà il loro ruolo”, commenta Elif Tutuk, VP of Innovation & Design di Qlik, “ma dobbiamo in primis aiutarli a sviluppare le competenze che consentono di aggiungere valore all’output di questi algoritmi intelligenti. L’alfabetizzazione dei dati sarà fondamentale per estendere la collaborazione sul posto di lavoro oltre i rapporti tra colleghi. La creatività e il pensiero critico saranno la chiave per sfruttare realmente l’intelligenza della macchina”.
I nuovi ruoli di vertice
La data literacy sta valorizzando ruoli di leadership. Ecco quali:
- Chief customer experience officer (per offrire soluzioni su misura basate sui bisogni);
- Chief Automation Officer;
- responsabile del Trust Officer (per incrementare la fiducia nel business sia dei dipendenti che degli utenti consumer);
- capo della gamification (per monitorare come interagiscono le persone con i processi digitali interni ed esterni);
- quello della collaboration;
- capo del betterment (per garantire continui miglioramenti nell’impresa);
La condivisione dei dati
La data sharing sta assumendo maggiore importanza. Infatti:
- il 93% dei manager concorda che apporta benefici all’azienda condividere i dati per risolvere problemi globali;
- solo un terzo sarà pronto alla condivisione di dati proprietari per risolvere problematiche come il climate change (35%), disinformazione (34%) e migliorare inclusione e diversity (33%).
Esempi
Una panoramica di esempi di alfabetizzazione dei dati comprende i seguenti progetti di data literacy, il cui rapporto con le performance aziendali vale mezzo miliardo di dollari:
- capire il linguaggio dei dati nella pandemia;
- una guida per democratizzare i dati;
- l’opportunità di creare una società basata sui dati;
- lotta al crimine con i dati;
- certificazione di competenze.