NORMATIVE EUROPEE

Data Act: il Consiglio Ue ha dato semaforo verde



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Era già stato approvato dal Parlamento europeo. L’accesso ai dati e il riuso sbloccheranno il mercato europeo dei dati. Ecco entro quando entreranno in vigore le nuove regole e quale sarà l’impatto della Data economy

Pubblicato il 28 nov 2023



Data Act: l'accesso ai dati e il riuso sbloccheranno il mercato europeo dei dati

Il Consiglio europeo ha adottato il Data Act, già approvato dal Parlamento Ue. Ecco quando entreranno in vigore le nuove regole sui dati industriali e quali sono i principali vantaggi per i cittadini e le aziende europee.

Data Act: l’Ue ha dato l’ok

Grazie al Data Act, gli utenti europei potranno effettuare l’accesso ai dati industriali e il riuso dei dati generati da prodotti e servizi, tranne quelli contenenti informazioni personali.

Dopo il semaforo verde del Parlamento europeo a inizio novembre e il disco verde del Consiglio Ue, l’iter prevede che le nuove regole entreranno in vigore venti giorni in seguito alla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Gli obblighi sui dispositivi connessi e servizi correlati si applicano 32 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento.

L’approvazione dei Paesi europei “sarà un catalizzatore per un’Europa all’era digitale”, ha commentato José Luis Escrivá, ministro della trasformazione digitale della Spagna, il Paesi europeo che ha la presidenza di turno. “La nuova legge sbloccherà un enorme potenziale economico e contribuirà in modo significativo a un mercato interno europeo dei dati. Lo scambio dei dati e l’uso generale dei dati saranno potenziati e nuove opportunità di mercato si apriranno a beneficio dei nostri cittadini e delle nostre imprese in tutta Europa”.

L’obiettivo è il diritto alla portabilità, semplificando la migrazione da un fornitore all’altro di servizi, avvalendosi però di paletti contro il trasferimento illegale e sviluppando standard di interoperabilità per il riuso dei dati tra i settori economici.

Il diritto di portabilità faciliterà la copia o il trasferimento dei dati da vari servizi, dove i dati sono frutto dei dispositivi Internet of Things (IoT), che spaziano dalla smart home alle automobili connesse, dai wearable ai robot industriali.

L’impatto delle nuove regole

Il Data Act punta a concedere maggiore potere a utenti, imprese e PA, offrendo al contempo protezione ai segreti commerciali. Le nuove norme per la regolamentazione dell’accesso a dati e algoritmi in Unione europea, si applicano soprattutto nei campi dell’Internet of Things (IoT), apparecchiature connesse di Industria 4.0 e dell’intelligenza artificiale (AI).

Obbliga i produttori e i fornitori di servizi a permettere ai loro utenti di effettuare l’accesso ai dati e il riuso dei dati prodotti dall’impiego dei loro prodotti o servizi. Mira infatti allo sblocco dei dati industriali e non personali, aumentando il controllo e il potere di condivisione sui propri dati a utenti, imprese e pubbliche amministrazioni.

Permette inoltre agli utenti la condivisione dei dati con terze parti. Per esempio, i proprietari di un veicolo potrebbero in futuro decidere di condividere alcuni dati della propria auto con il proprio meccanico o la loro assicurazione, risparmiando e abbattendo i i costi dei servizi post-vendita della casa automobilistica.

Il regolamento ha l’obiettivo di assicurare l’equità nell’attribuzione e distribuzione del valore frutto dell’estrazione dai dati tra gli stakeholder dell’ecosistema digitale; promuovere un mercato dei dati competitivo; aprire opportunità per l’innovazione data-driven; assicurare infine la maggiore accessibilità dei dati a tutti. Senza violare i segreti commerciali o i diritti di proprietà intellettuale.

La nuova legge concederà maggiore potere ai consumatori e alle imprese anche per decidere che cosa fare dei dati generati dai prodotti connessi. Introduce inoltre la distinzione tra “dati di prodotto” e “dati di servizio correlati”. Le piccole aziende otterranno infine un compenso in cambio alla condivisione dei dati. E le misure tuteleranno le aziende europee da condizioni contrattuali sleali imposte da chi opera da una posizione contrattuale vantaggiosa.

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