Data driven competition: per DXC il valore aggiunto è nelle persone

Secondo Lorenzo Greco, amministratore delegato di DXC Technology Italia, la sfida per tutte le imprese è nella capacità di attrarre e far crescere talenti. In un servizio de Il Sole 24 Ore mette in evidenza come sia sempre più importante puntare su figure con competenze su big data analyst, data scientist, cybersecurity specialist, esperti in logiche data driven su industrie specifiche come banche e assicurazioni

Pubblicato il 20 Feb 2020

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Quasi ogni giorno ci si confronta con imprese e organizzazioni che addebitano alla mancanza di risorse qualificate la difficoltà di accelerare nel loro percorso di trasformazione digitale. Anche la scorsa settimana, in occasione dell’evento A&T Automation & Testing di Torino il dibattito sulla competitività delle PMI del mondo manifatturiero e sulla loro capacità di sfruttare le potenzialità del digitale ha focalizzato l’attenzione sulla mancanza di skill, sia per le imprese stesse, sia per gli ecosistemi di filiera (leggi il servizio Manifatturiero e PMI: competenze, cloud e sicurezza tra le priorità per competere). Nel corso dei convegni è emerso come il tema delle tecnologie abilitanti sia si importantissimo, ma più ancora, le imprese e i territori nei quali operano, sono condizionate dalla necessità culturale di accedere a competenze in grado di utilizzare effettivamente sul campo l’innovazione. Un bisogno che non si ferma alla singola azienda ma che si esprime sempre più in contesti di filiera e di supply chain.

E proprio sul valore centrale delle competenze che porta l’attenzione Lorenzo Greco, amministratore delegato di DXC Technology Italia in un servizio pubblicato su Il Sole 24 Ore dove parla del piano di trasformazione digitale della società che ha coinvolto 1.958 persone con qualcosa come 36 mila ora di formazione e con più di 850 certificazioni. Per una impresa come DXC il tema delle certificazioni appare in particolare come un fattore strategico, doppiamente abilitante, sia a processi di trasformazione, sia a percorsi di certificazione e qualificazione dei processi di implementazione del digitale.

Formazione significa anche, come evidente, investimenti e significa anche grande competizione sulla ricerca delle persone e sulla capacità di “trattenerle”. Greco, nel servizio pubblicato da Il Sole 24 Ore, cita il fatto che si è trovato a gestire un turnover elevatissimo con persone che sono sempre più richieste dal mercato. Un tema quello della crescita delle competenze e della loro valorizzazione che DXC ha affrontato anche con una divisione che è stata denominata workforce transformation che ha proprio lo scopo di puntare sul valore strategico dell’asset delle risorse umane con la doppia valenza di accompagnare la trasformazione di DXC e la trasformazione delle aziende clienti.

Un altro aspetto significato che si coglie nel servizio attiene alle modalità stesse con cui si configura il percorso formativo che nel caso di DXC segue un approccio denominato Flipped Classroom una sorta di “classe capovolta” che parte dalla necessità di superare le difficoltà legate alla classica formazione frontale. Con questo modello il percorso di costruzione e consolidamento degli skill vien realizzato in stretta collaborazione tra ciascuna persona e azienda ed è finalizzato al raggiungimento di obiettivi specifici con un aumento della motivazione, della responsabilizzazione e del coinvolgimento nelle logiche di sviluppo aziendale.

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