Horsa Point of View

Data-driven innovation, la chiave per l’impresa resiliente secondo SAP

Digitalizzazione e data-driven innovation hanno aiutato le aziende ad affrontare il 2020 e il 2021. Ma cosa ci aspetta per il 2022? SAP ha fissato una roadmap per aiutare le aziende a diventare “intelligent enterprise” con la migrazione alla nuova suite SAP S/4HANA, che ruota intorno a tre assi principali: approccio data driven, cloud e mobilità

Pubblicato il 12 Gen 2022

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È un dato di fatto che le aziende che hanno saputo fare fronte alla pandemia del 2020 ci sono riuscite perché erano preparate ad affrontare situazioni imprevedibili e inattese. In questo, un ruolo importante lo hanno giocato la digitalizzazione e la data-driven innovation, ovvero la capacità di prendere decisioni strategiche basandosi sui dati. Ci spiega perché Emiliano Botarelli, SAP Analytics LoB Manager di Horsa: lo abbiamo intervistato quale esperto di data analytics riguardo le soluzioni SAP per avere una sua opinione su come l’essere data-driven può portare quell’innovazione necessaria a rendere un’azienda più resiliente.

“Per un’azienda – ha affermato Botarelli – la resilienza è la capacità di essere flessibile (nei confronti dei cambiamenti ambientali o di mercato), veloce (nell’adeguarsi al cambiamento) e lungimirante. Questo significa che il management deve avere la capacità di pensare a lungo termine, cercando sempre di non orientarsi all’oggi, ma al domani, ad avere un obiettivo più a lungo termine”. “Un’azienda che può dirsi pronta a mostrare la sua resilienza – ha proseguito Botarelli – è un’azienda che ha intrapreso un processo di digitalizzazione che la porterà a una governance basata sulla data-driven innovation. Sarà quindi guidata da strumenti razionali e oggettivi, che supportino in modo analitico le decisioni. Una grande differenza rispetto al passato, quando le scelte erano basate principalmente sulla sola sensibilità dei manager. Grazie alla data-driven innovation un’azienda acquisisce la capacità di rinnovarsi e di auto-riqualificarsi”.

La tecnologia quale fattore abilitante

Per raggiungere tale risultato è però necessario che ci sia un abilitatore che consenta di ottenere gli analytics necessari. L’abilitatore è ovviamente la tecnologia che oggi, grazie al cloud, rende disponibili alle aziende tutti gli strumenti utili sia a raccogliere i dati (da uno smartphone, una workstation o da qualsiasi dispositivo o servizio digitale) sia a elaborarli.

Quello che si ottiene è un’informazione che possa supportare il business nel monitorare l’andamento delle azioni che sta intraprendendo o che deve intraprendere, quindi che guidi nel percorso verso gli obiettivi prefissati. “Il patrimonio informativo delle aziende – ha precisato Botarelli – sta nel rendere i dati storici sempre disponibili al management, affinché possano essere un driver per la determinazione e la scelta del percorso verso gli obiettivi futuri”.

SAP figura tra gli enti abilitatori di questa innovazione, grazie a tecnologie e scelte strategiche volte a facilitare la transizione digitale delle aziende, come vedremo in seguito.

Il ruolo del business nella governance

Le aziende chiedono che la governance dei dati non sia più in mano solo alla divisione IT, ma che sia condivisa con il business. Ma dato che le persone del business non hanno necessariamente conoscenze informatiche, nella governance del patrimonio informativo sorge la necessità di una semplificazione, o ancora meglio, semplicità di fruizione. Proprio per questo motivo, gli strumenti di business analytics di ultima generazione sono molto più orientati all’utilizzo da parte delle persone di business e non più solo da parte dell’IT. Solo questo può rendere la data-driven innovation davvero pervasiva all’interno delle aziende.

Oggi si parla di piattaforme, quindi di qualcosa di concettualmente più esteso, che non è più solo uno strumento ma è un insieme di strumenti che permettono al business di governare l’organizzazione con la miglior rappresentazione e visualizzazione dei dati possibile delle informazioni di cui ha bisogno. Si esce così dal concetto puramente tecnico e si ha un’evoluzione della governance e dell’utilizzo delle informazioni che si estende al business.

“Il management moderno – ha sostenuto Botarelli – si distingue dalle generazioni precedenti anche per la preparazione e l’approccio all’utilizzo di queste tecnologie, di questa digitalizzazione che in precedenza non c’era. Capita infatti di avere in ruoli di management CFO o ex consulenti, che hanno già avuto un approccio più rivolto agli strumenti o alle piattaforme che devono utilizzare”.

Il ruolo dei partner SAP come system integrator

Più che un semplice ERP, SAP, e soprattutto ha, è una suite che abilita la trasformazione digitale delle aziende a 360°, grazie a una galassia di soluzioni nativamente integrate che interessano la logistica, il magazzino, l’amministrazione, ma anche le risorse umane, l’analisi dei dati, il marketing e le vendite.

Tutta l’azienda, grazie a SAP, può essere collegata. Ma per farlo non è sufficiente implementare l’ERP: in questo vero e proprio cambio di paradigma i partner SAP giocano un ruolo fondamentale, in quanto system integrator che devono capire le esigenze delle aziende e “tradurle” in transazioni sui sistemi. In particolare, per migliorare e innovare i processi aziendali occorre mappare lo “stato dell’arte” degli stessi e di come sono gestiti, la loro integrazione con eventuali applicativi terzi e i punti di miglioramento su cui intervenire. Solo dopo un’intensa e pervasiva indagine di questo tipo si può essere sicuri di apportare una reale innovazione dei processi.

I vantaggi delle piattaforme nel cloud

“Oggi – ha aggiunto Botarelli – la qualità dei dati è garantita dagli strumenti e dalle piattaforme cloud utilizzati nelle aziende. In passato l’attività di data collection rappresentava una criticità a causa del tempo necessario alle persone preposte per la validazione dei dati stessi. Queste figure avevano l’onere di garantire, nel tempo, l’integrità e la qualità di ciò che proveniva da fonti eterogenee. Le piattaforme odierne di Analytics si integrano perfettamente con gli ERP di ultima generazione, come ad esempio SAP S/4HANA, automatizzando il lavoro di reperimento, trasformazione e validazione del dato iniziale senza intervento alcuno da parte degli utenti di Business. Il cloud, dunque, supporta le aziende garantendo anche vantaggi fino a ieri non accessibili in termini di scalabilità, flessibilità e gestione delle architetture hardware. Inoltre, l’azienda paga un canone mensile che copre qualsiasi tipo di servizio di aggiornamento e di gestione di tutto il ciclo di vita dell’hardware sottostante, che così risulta totalmente trasparente per l’azienda stessa”.

Informazioni centralizzate e per tutti

Così facendo, non si ha più un orientamento decisionale legato solo alle sensazioni, alle esperienze e alla sensibilità di qualche manager, ma una centralizzazione che rende le informazioni disponibili anche ai team di lavoro, che possono essere coinvolti nel prendere decisioni. “Questo è il grande valore che apportano gli strumenti oggi disponibili: generare collaboration”. Con qualche semplice clic è possibile distribuire un’analisi o un report a dei colleghi e chiederne un riscontro, senza dover ricorrere a un’e-mail o altre tecnologie di comunicazione, ma usando la collaboration all’interno della piattaforma stessa di analytics.

“Ciò rende meno destrutturata la comunicazione relativa a una decisione o a un’analisi – ha sostenuto Botarelli –. I canali di comunicazione disponibili sono tantissimi, ma queste nuove modalità permettono di collaborare all’interno di una piattaforma tecnologica. E offrono anche l’opportunità di tenere traccia, ed eventualmente di riutilizzare, anche di tutti i thread di collaborazione generati all’interno delle piattaforme, che sono disponibili addirittura come ulteriori dati destrutturati e che quindi un domani possono essere utilizzati per ulteriori analisi”.

Le informazioni condivise sono la base della data driven innovation

“La data-driven innovation – ha concluso Botarelli – sta proprio nel rendere possibile a un nucleo di persone, e non più solo ad alcuni singoli ruoli, l’uso del dato e la sua adeguata fruizione. Ciò porta anche il vantaggio di distribuire una presa di coscienza, una consapevolezza del fatto che le informazioni sono fondamentali. Quindi le informazioni devono essere più oggettive possibili, più organizzate, più rapide e più aderenti alla realtà che gestiamo. Questo ci permette di avere un dato che ci guida anche istantaneamente, dando l’evidenza oggettiva ai business manager per prendere quotidianamente tutte le decisioni, strategiche o meno. Poter avere una risposta veloce, soprattutto in situazioni come quelle che abbiamo passato, è fondamentale per essere resilienti”.

Data driven innovation: la roadmap di SAP

Il 2027 è il traguardo verso il quale SAP ha fissato la roadmap di evoluzione dei prossimi anni. Evoluzione che avrà come fulcro tre principali assi: il cloud, la mobilità e, appunto, un approccio data-driven. Già da tempo una multinazionale come Walldorf ha intrapreso questa strada, puntando ad accompagnare le aziende verso una trasformazione in “intelligent enterprise”, ma il traguardo del 2027 pone un obiettivo tangibile e fisso nel tempo. Entro questa data, infatti, SAP punta a migrare tutte le precedenti versioni dell’ERP al nuovo SAP S/4HANA, la suite di nuova generazione che ruota intorno ai tre assi sopra menzionati: approccio data-driven, cloud e mobilità.

E SAP non si ferma qui: l’obiettivo è far diventare la data-driven innovation alla portata di tutti gli utenti dell’ERP. Come? Grazie a SAP Analytics Cloud e agli strumenti di machine learning, che permettono agli utenti finali di generare previsioni sui ricavi, anticipare i comportamenti del mercato e fare simulazioni direttamente dalla suite SAP S/4HANA, senza dover ricorrere ai data scientist. In questo modo gli utenti potranno studiare gli insight e prendere decisioni data-driven in modo più immediato ed efficace.

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