Dove va la Business Analytics?

Se ne parla da anni: le sfide competitive si giocano sempre più sulla capacità di prendere decisioni e agire in tempi rapidi sulla base di elementi informativi e analisi accurate dei fenomeni in atto.
È, in estrema sintesi, il compito della “business analytics”, che nelle sue declinazioni tecnologiche racchiude una serie di soluzioni IT, dal Data Warehouse Management alla Business Intelligence, dal Performance Management alle Analytic Applications. Analisi e prospettive di queste soluzioni sempre più centrali nella vita delle aziende.

Pubblicato il 17 Ott 2012

Fabio Rizzotto (nella foto) è IT Research Director, Idc Italia

Quale ruolo giocano le soluzioni di business analytics nello scenario del mercato IT italiano? La dinamica della spesa IT delle aziende è da alcuni anni in contrazione nei suoi volumi complessivi, come conseguenza delle condizioni economiche sfavorevoli ma anche di nuovi fattori tecnologici (consolidamento, virtualizzazione, IT automation, cloud ecc.) e rinnovati rapporti domanda-offerta, che hanno introdotto cambiamenti nella qualità e nel modo di investire. In sostanza, si spende meno non solo per via della crisi, ma si spende per molti versi anche “meglio”.

In questo scenario (vedi figura) si inserisce la dinamica positiva della spesa in soluzioni software di business analytics (che abbrevieremo talvolta con l’acronimo BA per semplicità), espressione di maggiori attenzioni e priorità di investimenti da parte delle imprese.

Figura 1 – Tassi di crescita 2012 e 2013 del Mercato IT totale e dei segmenti Software e Business Analytics in Italia (previsioni di crescita percentuale del mercato a valore, rispetto all'anno precedente).

Fonte – IDC Black Book Q2 2012; Italy Semiannual Software Tracker 1H 2012

Quali impatti sulle imprese

Se il mercato della business analytics cresce a un ritmo maggiore rispetto alla media degli investimenti IT, quali sono le ricadute interne alle imprese? Da un lato gli scenari per la business analytics sono ampi e per molti versi ancora inesplorati. Le aziende sono in continua trasformazione e strumenti di analytics possono contribuire a una maggiore comprensione dei processi e delle dinamiche aziendali a tutti i livelli funzionali e gerarchici, dalla sfera operativa a quella strategica. Non trascurabile, inoltre, l’affermazione della business analytics nel tessuto delle Pmi italiane, che negli ultimi anni si stanno misurando con soluzioni e soprattutto con l’introduzione di “pratiche” di business analytics per supportare i nuovi scenari aziendali.

Ma a caratterizzare questa fase per la business analytics è, principalmente, l’accresciuta responsabilità e aspettativa attribuita a queste iniziative che, ricordiamo, si inseriscono in un contesto di investimenti IT complessivamente in contrazione per il 2012 e per il 2013. La scelta di investire oggi a qualunque livello genera maggiori rischi. Di conseguenza, crescono le aspettative verso i ritorni di business.

La business analytics sta dimostrando il suo valore per le imprese ma è altrettanto vero che la sua connotazione – dove tecnologia e business di fondano e il fattore umano accresce le componenti intangibili – la rende anche altrettanto sfuggente alla misurazione. Lo dimostrano le analisi Idc condotte a livello internazionale. Più di un terzo delle aziende (36%) dichiara di non essere in grado di misurare i benefici derivanti dall’adozione di soluzioni di business analytics. Anche l’analisi del ritorno degli investimenti presenta un quadro articolato, con una polarizzazione agli estremi tra aziende che dichiarano un Roi entro i 12 mesi (45%) e realtà che dimostrano incapacità o difficoltà di definire metriche di misurazione (48%).

È fuori discussione che ogni iniziativa di BA ponga sfide ambiziose, soprattutto se si sposa l’obiettivo più nobile della gestione sapiente delle informazioni, in grado di cogliere sfumature, interpretazioni e conoscenza ai fini delle decisioni aziendali. È qui che emerge la complessità crescente nel dialogo interno tra funzioni IT e di business. Le analisi Idc internazionali evidenziano che 3 aziende su 4 vedono nella definizione dei requisiti di business le principali sfide non tecnologiche nelle iniziative di business analytics.

Mix di nuove sfide e “vecchi” problemi ancora irrisolti

Appurato quindi che i fattori intangibili hanno un peso enorme, quali altri fattori determinano l’evoluzione della business analytics nelle aziende italiane? Sotto questo profilo la visione Idc per il nostro Paese conferma molte delle evidenze emerse in esperienze internazionali, dove si osserva un mix di nuove sfide e “vecchi” problemi ancora irrisolti.

Accanto alle sfide che conosciamo e permangono paradossalmente irrisolte da anni – quali i processi che si stratificano su quelli esistenti, overload di informazioni, tempo sprecato e così via – tra le difficoltà che accompagnano l’evoluzione della business analytics è opportuno anche “ripescare” due concetti solo apparentemente passati in secondo piano ma che prepotentemente rientrano in gioco: “data integration” e “data quality”. Due sfide che per molti versi viaggiano a braccetto e che, nonostante i grandi passi avanti delle imprese nell’ottica della semplificazione e unificazione delle fonti dati, rimangono ancora complesse.

A rendere più difficile il quadro sono le rapidissime dinamiche del business, le sfide della multicanalità, il social business, l’integrazione lungo la supply chain, solo per citare esempi di un’accelerazione di fenomeni che in molte aziende rischiano di rendere obsolete scelte compiute anche solo pochi anni addietro.

A completare il quadro delle sfide si aggiunge inoltre il tema delle competenze necessarie ai business analyst per svolgere un ruolo così importante. Le aziende stanno portando in primo piano la sfida degli skill tecnici e di business, con ricadute su formazione e change management.

Dall’introduzione di strumenti di analisi alla costruzione di una vera e propria cultura del dato e della business analytics il passo è tutt’altro che breve. Costruire una cultura interna è sfida complessa, dal momento che molte aziende hanno operato a livello operativo e strategico storicamente senza un “substrato” di business analytics. Si tratta pertanto di inserire nuove logiche di analisi, ancor prima che strumenti.
Cosa è mancato in questi anni alle tecnologie che le nuove direzioni dell’innovazione possono contribuire a migliorare? Secondo Idc, a sostenere il successo della BA è anche la capacità di presentare soluzioni facili, semplici, intuitive agli utenti finali dell’azienda.

A caratterizzare questo 2012 e il prossimo ingresso nel 2013 sono ancora una volta i fattori d’uso e la prospettiva utente. Due termini possono sintetizzare questo fenomeno: visualizzazione e interfaccia. L’evoluzione delle soluzioni tecnologiche, nel muoversi progressivamente da una prospettiva “IT-centrica” verso una logica “business-centrica”, ha dovuto necessariamente puntare su interfacce semplici e intuitive, in grado di rimuovere gli ostacoli percettivi e consentire all’utente di interagire con gli strumenti in maniera più naturale. Questa sfida è tutt’altro che risolta all’interno delle imprese e rappresenta uno degli aspetti su cui le aziende riporranno attenzione anche in futuro.

È indubbio che la BA ponga anche nuove sfide sotto il profilo del tempo dedicato ai processi di analisi. Nuovi modelli di fruizione di soluzioni analitiche, che si lasciano alle spalle i tradizionali concetti di reportistica per abbracciare modelli e strumenti innovativi, aprono all’interrogativo di quale sia il tempo ottimale per il business users di fronte alla BA. Fino a che punto è efficiente andare alla ricerca – o meglio – alla “scoperta” delle dinamiche organizzative e di business? In che modo la cosiddetta affermazione della “self-service” BI, che supporta la configurazione e quindi la nascita di una “BA su misura”, consente di trasformare un report personalizzato in un valore collettivo?

Il fenomeno big data: prospettive e opportunità

Se osserviamo le nuove direzioni delle tecnologie di business analytics non si può prescindere inoltre dall’accennare alle nuove e promettenti prospettive dei “big data”, concetto che rimanda a una nuova classe o famiglia di soluzioni software e hardware in grado di indirizzare esigenze di gestione e analisi particolarmente complesse, ovvero di estrarre valore da contesti nei quali si combinano uno o più fattori quali “velocità”, “eterogeneità”, “volume” delle informazioni.

Determinare quali delle cosiddette “3V” del fenomeno Big Data (volume, velocity, variety per usare la terminologia inglese) sia più importante non è immediato. Tutti e tre i fattori sono considerati importanti dalle aziende. Tuttavia se chiamata a scegliere, ogni azienda è in grado di identificarne uno mediamente più critico di altri in funzione del contesto di business e delle proprie specificità. A titolo puramente esemplificativo, il settore finanziario potrebbe apparire mediamente più sensibile alla velocità (transazioni real-time etc..), il settore editoriale e dei Media che deve coniugare tradizione (carta) e online potrebbe trovare nella eterogeneità di informazioni (strutturata e non) il fattore critico.

Dal punto di vista degli attori dell’offerta Ict, gli schemi che si osservano per portare la propria proposizione sul tema big data alle aziende sono innumerevoli. Non esiste una soluzione o una logica di indirizzo univoca. Ciascun operatore del settore Ict si sta attrezzando in linea con la propria vocazione per indirizzare uno o più dei cosiddetti “stack” tecnologici interessati dal fenomeno Big Data. Si parte dall’infrastruttura hardware per passare alle soluzioni software infrastrutturali, al middlware e alle applicazioni, con il supporto strategico dei partner per i Servizi IT (consulenza, implementazione, system integration ecc.). Straordinaria appare anche l’evoluzione dell’ecosistema di tecnologie e standard open source che ruota attorno al mondo big data e analytics.

Come tutte le nuove tecnologie, il mercato ha bisogno di metabolizzare i messaggi e comprendere a fondo opportunità e applicabilità al proprio contesto IT e di business. Tuttavia le stime Idc per l’Italia parlano di un ritmo di crescita di quasi il 30% per soluzioni “big data driven” (hardware, software e servizi IT), sebbene i volumi relativi rappresentino ancora una parte marginale dell’intero ecosistema della business analytics. In tutti i casi, le scelte dovranno guardare ai bisogni interni e alle modalità con cui la business analytics può favorire sinergie e pratiche costruttive tra IT e business.

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