Stiamo giovando di una fase in cui la tecnologia è sempre di più al servizio delle aziende e soprattutto delle persone, finalmente davvero migliorando la qualità della vita e del lavoro. La potenza della trasformazione digitale sta conquistando ogni ambito, diventandone non solo specchio ma anche motore. La conseguenza di questo è che i dati, ormai, non solo rappresentano le identità individuali e aziendali, ma ne abilitano e condizionano la capacità di agire, e per questo sono un asset delicatissimo di ciascuno, da tutelare e custodire con la cura che il loro valore così profondo richiede. Di fatto, trattare i dati significa operare nei confronti dell’entità che ne è rappresentata, e qui ogni universo culturale si muove in modo differente in base all’importanza che riconosce agli individui rispetto alle dinamiche della società. Ecco cosa possiamo aspettarci da una buona governance europea dei dati.
Europa e Cina, due visioni differenti
Sulla filosofia che anima la gestione dei dati, ad esempio, si può dire che la Cina sia tendenzialmente più attenta al governo che alla valorizzazione dei singoli soggetti, o che il mondo statunitense prediliga la visione del dato come risorsa di chi lo raccoglie piuttosto che di chi ne è rappresentato. L’Europa invece, fortunatamente, dimostra di essere ancora attenta custode di quanto può essere identitario o anche di quanto possa essere influente sull’esercizio delle libertà. In un mondo di filiere così lunghe e di mercati globalizzati, questi contrasti vanno considerati perché molto facilmente possiamo ritrovarci agganciati a fornitori mossi da un sistema di valori differente, e magari non sempre compatibile, se non inserito in un sistema di vincoli e tutele.
Per questo una governance dei dati europea è cruciale: ci consente di collaborare con chiunque ma assicurando che siano rispettati i presupposti fondamentali per mantenere attiva la nostra visione della società, che va salvaguardata anche attraverso la trasformazione digitale fatta con criterio. L’esistenza di standard comuni è la base per la consapevolezza e la responsabilità che ciascuna singola organizzazione deve maturare rispetto a questo tema, nella scelta di un provider e in generale nei rapporti con la supply chain: a chi rivolgersi, come lavora, come tratta i dati che registra.
Governance dei dati, lavori in corso
L’Europa fortunatamente ha fatto i suoi primi passi importanti su questi temi, ha aperto tavoli di lavoro come Gaia-X, ha già preteso elementi strategici come la territorialità dei dati personali (necessaria per conservare giurisdizione, dando così valore a qualsiasi altra misura), ha vincolato gli investimenti del Next Generation EU a degli obiettivi di qualità e sostenibilità importanti, ha fissato standard per le filiere critiche e ora li ha aggiornati col NIS 2. Sono già misure che possono propiziare per il futuro una copertura di standard elevati in tutte le industry. Quello che occorre ora è un processo di comprensione ancora più profondo, e di rilancio, di quelle che sono le dinamiche delle aziende nel rapportarsi con la trasformazione digitale, perché si sviluppi un procedere virtuoso verso il miglioramento continuo in tutti i mercati.
In questo senso i Managed Cloud & Security Services Provider si stanno adoperando per accompagnare le aziende, trasformando le tecnologie in servizi e creando valore, non semplicemente delle possibilità. Questa esperienza sul campo permette di aiutare passo-passo le imprese, innescando un processo evolutivo affine alle loro roadmap di business e rispettoso delle loro esigenze. Per questo motivo riteniamo che debba proseguire l’impegno su tavoli di lavoro condivisi tra Europa e stakeholders, così da mettere a fattor comune esperienze e possibilità derivanti da una condivisione così ampia.
Guidare i vendor verso una governance dei dati rispettosa e trasparente
Guardare a noi stessi, europei, come a una comunità con esigenze simili tra noi, ma sensibilità diverse da quelle altrui, può portarci a fare quella massa critica necessaria perché il progredire delle tecnologie non ci lasci indietro e anzi, abiliti le nostre imprese a fare ancora meglio. Insieme, con coscienza collettiva e pragmatismo, possiamo guidare i vendor verso una governance dei dati rispettosa e trasparente, fissare definitivamente l’importanza della sostenibilità come criterio di sviluppo fondamentale, bloccare le derive monopolistiche di alcuni modelli industriali e rilanciare il valore delle identità sopra a quello dei numeri.
Il mondo va in cloud, con tanti perché che lo rendono ormai irrinunciabile, almeno a tendere, per tutti. Va dunque trattato come una nuova dimensione del nostro mondo, e che, come tale, va resa accessibile, valorizzata e custodita.
Ci stiamo affacciando al prossimo periodo di evoluzione impetuosa, quello legato alle automazioni nella gestione, alle FinOps, alle euristiche più avanzate ed è bene che su queste il nostro ecosistema sia pronto, non rimanga indietro e anzi guidi l’innovazione verso le direzioni migliori.