Aumenta il numero di Paesi coperti da una policy di open data avanzata, con maggiori funzionalità dei portali dedicati e meccanismi di coordinamento a livello nazionale tra i vari domini. Si nota un chiaro impulso all’implementazione di ulteriori funzionalità per i portali e alla comprensione dell’impatto. E cresce la maturità dei governi europei su questo tema. Sono queste le principali indicazioni che emergono dall’Open Data Maturity in Europe 2017: Open Data for a European Data Economy, il rapporto elaborato da Capgemini Consulting, la divisione di Capgemini che si occupa della consulenza strategica e trasformativa a livello globale. Il terzo report annuale sugli open data, realizzato su richiesta della Commissione Europea nell’ambito dello European Data Portal, evidenzia che, nel corso 2017, i Governi europei non solo hanno dato maggior priorità agli open data ma hanno anche acceso un faro sui vantaggi che offrono. Cosa ancora più importante, sottolineano gli analisti, la maggior parte dei paesi ha dimostrato di comprendere appieno l’impatto degli open data nel fare strada alla data economy.
Quando parliamo di open data ci riferiamo a quelle informazioni raccolte, prodotte o acquistate da organi pubblici e che possono essere utilizzate, modificate e condivise da chiunque. Tra i benefici di questa declinazione dei big data rientrano l’incremento della trasparenza e delle responsabilità del Governo, oltre a benefici finanziari tangibili per cittadini, imprese e l’intera società. La ricerca di Capgemini ha rilevato due indicatori chiave: la preparazione in termini di open data e la maturità dei portali. In generale i paesi europei hanno totalizzato un indice di preparazione del 72%, in aumento rispetto al 57% del 2016. Per quanto riguarda la maturità dei portali, i paesi europei hanno riportato una crescita percentuale di poco superiore al 10%, passando dal 66% del 2016 al 76% del 2017. Mentre nel 2015 i paesi europei avevano completato solo il 44% del proprio percorso verso la maturità, l’anno successivo il dato è salito al 59%, per poi raggiungere il 73% quest’anno.
I fattori chiave della trasformazione degli open data si basano su una spinta verso il cambiamento e aggiornamenti costanti, una visione strategica delle policy e dell’infrastruttura dei portali e una maggiore comprensione dell’impatto, uniti a un team di monitoraggio dedicato. Tra gli altri importanti fattori di differenziazione rientra pure la realizzazione di modalità innovative per assicurare il finanziamento delle startup e programmatori, che vogliono creare prodotti basati sulla medesima tecnologia. L’European Data Portal, che raccoglie i dati di tutti i portali nazionali a partire da novembre 2015, ha raggiunto oggi i 790mila set di dati. Si tratta di un volume tre volte superiore rispetto a quando il portale è stato lanciato, a ulteriore dimostrazione della volontà europea di incrementare il numero di dati a disposizione per incoraggiare l’innovazione.
Domenico Leone, head of Public Sector di Capgemini Italia, definisce i risultati del rapporto “sorprendenti” commentandoli così: “L’informazione del settore privato viene sempre più riconosciuta come un asset per la trasformazione digitale, anche alla luce della data economy. I dati rappresentano il cuore della rivoluzione portata dall’intelligenza artificiale. I paesi europei devono necessariamente proseguire con gli sforzi messi in atto per migliorare la user experience, la qualità e la quantità dei dati raccolti per poter cogliere i benefici degli open data nella società”. Secondo la vision di Capgemini, questo è il momento giusto per agire su due binari: elaborare una visione per incorporare gli Open Data all’interno di un programma più ampio volto alla trasformazione digitale del settore pubblico e mettere in piedi una solida strategia che sostenga lo sviluppo di un portale dati come una delle componenti di un’infrastruttura dati nazionale.