È in corso la terza edizione di Open Accelerator (OA), il programma internazionale di accelerazione di adozione delle tecnologie nel campo delle Scienze della Vita promosso dal gruppo farmaceutico Zambon. Questa call for projects, che sarà aperta fino al 30 giugno 2018 ed è rivolta a ricercatori, scienziati e aspiranti imprenditori italiani e internazionali, si colloca in una strategia ben precisa del Gruppo che, alla ricerca in ambito farmacologico, sta affiancando un ulteriore impegno che è quello di aiutare pazienti e operatori sanitari a semplificare l’approccio alla malattia e la diagnosi e la conseguente somministrazione della cura.
“Il nostro gruppo – ha spiegato Roberto Tascione, presidente Zcube (la Research Venture del gruppo) e amministratore delegato di Zambon – riconosce l’importanza crescente delle tecnologie innovative e della digitalizzazione del mondo della salute e vuole sviluppare moderne soluzioni tecnologiche, complementari ai farmaci, per rendere migliore la vita dei pazienti. Con Open Accelerator 2018 ci avviciniamo alle aree terapeutiche di Zambon (come vedremo sistema nervoso centrale e apparato respiratorio, ndr), dove abbiamo maturato esperienze qualificate e robuste competenze, che mettiamo a disposizione sia per la fase di valutazione sia per la fase di accelerazione dei progetti. Al termine del percorso, saremo lieti di avviare partnership strategiche per co-sviluppare i progetti più promettenti.”
La candidatura avviene attraverso il sito internet dedicato dalla società. I progetti più meritevoli, sia italiani sia internazionali, saranno selezionati e parteciperanno al programma di accelerazione erogato in collaborazione con Officine Innovazione di Deloitte e con il supporto dei collaboratori e dei partner di Zambon: Italian Angels for Biotech, Innogest, Premio Marzotto, Unicredit StartLab e lo studio legale Bird & Bird.
Questa edizione avrà un focus specifico sulle aree terapeutiche del Sistema nervoso centrale e del Respiratorio, incluse le malattie rare relative a queste due aree, e riguarda quattro macro aree d’interesse:
- Drug delivery systems (tecnologie che permettono una somministrazione di farmaci più selettiva, accurata e specifica, per consentire dosaggi meno frequenti o il rilascio controllato di farmaci all’interno dell’organismo);
- Medical devices, biomarkers e diagnostics (strumenti e dispositivi che consentono la cura, il trattamento, la riabilitazione, la prevenzione e la diagnosi di malattie in modo sicuro ed efficace; biomarcatori per una migliore identificazione, diagnosi e gestione delle malattie);
- Wearables e digital health (dispositivi indossabili, piattaforme tecnologiche o applicazioni che offrono nuove soluzioni per migliorare la diagnosi, la gestione dei pazienti e i programmi di supporto);
- Big data (progetti relativi all’analisi dei dati e delle soluzioni per migliorare le cure mediche, sviluppare una medicina personalizzata, identificare nuovi marcatori per la diagnosi precoce e ridurre i costi sanitari).
“Abbreviare i tempi dei soggiorni in ospedale, migliorare la qualità della vita, risparmiare sul costo dei farmaci – ha spiegato Dorman Followwill, partner Frost & Sullivan, intervenuto durante la presentazione del programma OA 2018 – sono solo alcuni dei vantaggi che si possono ottenere dall’utilizzo delle tecnologie in ambito medico-farmaceutico. Le aziende che appartengono a questo settore lo sanno molto bene e nei loro consigli di amministrazione si stanno affrontando decisioni importanti: prevediamo che entro il 2025 gli strumenti di controllo e monitoraggio dei pazienti saranno per lo più smart phone e wearable e connected medical device. Se ora possiamo vedere solo dei prototipi ci si aspetta una loro diffusione a brevissimo: entro il 2020 saranno 50 milioni i device connessi. D’altro lato, una grandissima opportunità in termini di accuratezza e velocità della diagnosi è quella rappresentata dai big data, basti pensare all’utilità in quest’ambito di un sistema come IBM Watson che è in grado di raccogliere ed elaborare tantissime informazioni su casi simili a quello di interesse raccolte in tutto il mondo. D’altra parte, ancora, il settore medicale sarà influenzato anche da quel fenomeno ormai noto della Data monetization (la monetizzazione dei dati, cioè la vendita di informazioni in grado di esprimere una conoscenza che conduca allo sfruttamento economico da parte di chi le acquista per fare altre attività, ndr,) per cui eventuali partnership tra operatori retail e pharma condurranno a nuove opportunità di business, da un lato, e a risparmi per i consumatori, dall’altro”.