Guida completa al Cloud computing: costi, implementazione, compliance e ROI

Domande e risposte per comprendere meglio come il Cloud può servire alla tua azienda e come gestire progetti e migrazioni. Se poi non trovi ciò che cerchi puoi chiederlo direttamente ai nostri esperti.

Pubblicato il 30 Gen 2018

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Quali sono i principali benefici del Cloud e quali i rischi? Perché il Cloud offre la garanzia di un ROI certo e misurabile? Come si fa a migrare al Cloud? Cosa significa pay-per-use? Qual è il ruolo del Cloud nel facilitare i processi di compliance normativa?

Con l’aiuto di Insight Technology Solutions proviamo a chiarire in modo semplice ed efficace i principali concetti. E se non trovate le risposte alle vostre esigenze potete chiedere un aiuto ai nostri esperti inviandoci le vostre domande. Insight, tra i principali Solution Provider sul mercato, offre alle aziende non solo competenze tecnologiche e architetturali, ma anche una provata esperienza in tema di ottimizzazione e controllo dei costi associati a progetti cloud.

Insight ha inoltre organizzato una giornata in cui approfondire le tematiche di Software e Cloud Governance:
il giorno 1 marzo 2018 presso l’hotel The Westin Palace
in piazza della Repubblica 20 a Milano

sarà possibile non soltanto ascoltare gli esperti internazionali di Insight, ma anche prenotare dei momenti di confronto personalizzati.

Quali sono i principali vantaggi della migrazione al Cloud?

La migrazione al Cloud porta numerosi benefici, sia in ambito economico (ROI), che a livello tecnologico. I vantaggi e le caratteristiche più importanti del passare al Cloud sono sicuramente la scalabilità e il concetto di pay-per-use. Il cloud è un’infrastruttura altamente scalabile, quindi non è più necessario sovradimensionare l’infrastruttura per gestire i picchi di carico di lavoro (workload). Sarà possibile dimensionare l’infrastruttura e pagare sulla base dell’utilizzo medio delle risorse e adottare delle politiche automatizzate di scalabilità orizzontale (aggiungendo o eliminando server Cloud) o verticale (aggiungendo o eliminando i singoli elementi di un server Cloud come RAM o CPU). Questo comporta un ROI sicuro anche su progetti particolarmente innovativi e maggior efficienza, con la possibilità di abbattere i costi e rendere gli applicativi più performanti solo quando serve. Adottare politiche di scalabilità più o meno automatica aiuta anche a utilizzare il secondo dei principali benefici del Cloud, il pay-per-use, ossia la possibilità di pagare solo per le risorse che si utilizzano e solo per il tempo nel quale sono in esecuzione. Inoltre, la migrazione al Cloud permette di automatizzare molte procedure ripetitive e “time consuming”, come aggiornamenti e backup, potendosi in questo modo concentrare sulle attività più legate al core business, aumentando la qualità del lavoro quotidiano. Infine, ma non per importanza, i workload che vengono migrati sul cloud acquisiscono tutte le certificazioni garantite dalla piattaforma su cui girano e questo facilita i processi di compliance. Ottenere queste certificazioni per la propria infrastruttura, altrimenti, può risultare oneroso sia economicamente, che in termini di tempo-uomo, spesso senza un vero ritorno dell’investimento.

Quali sono i principali rischi di una migrazione al Cloud?

Ogni migrazione comporta dei rischi e quella verso il Cloud non fa eccezione. I principali rischi tecnologici di una migrazione al Cloud sono quelli comuni ad altre tipologie di migrazione: la fase più importante è quella di disegno della soluzione, e un errore comune è quello di trattare le risorse Cloud alla stregua dell’hardware, incorrendo quindi in una ingegnerizzazione della soluzione poco o per nulla migliorativa. È importante, inoltre, non “perdersi nella nuvola” che è uno dei rischi in cui le aziende incorrono più facilmente. Tendenzialmente un’organizzazione perde il controllo della sua infrastruttura Cloud, in termini di risorse utilizzate e ROI, a distanza di circa un anno dall’avvio della migrazione. Il Cloud va così veloce, che è necessario intraprendere attente politiche di Cloud governance, quindi strutturare dei processi di monitoraggio e alerting che permettano di ottimizzare i costi e intraprendere azioni migliorative o correzioni in maniera ciclica per potenziarne i benefici.

Quali sono le principali regole da seguire per la gestione delle licenze nel Cloud?

La gestione ottimale delle licenze dei contratti Cloud deve realizzare da un lato il pieno rispetto delle policy richieste dai vendor e dall’altro una strategia di implementazione con livelli di servizio (SLA) in linea con le esigenze dell’azienda. Si tratta di una materia complessa, dove metriche e contratti variano ampiamente a seconda del brand considerato. Pertanto, verifiche e assessment periodici, con l’ausilio di tool specifici, e un servizio continuativo sono necessari per garantire la compliance e il controllo delle risorse. Ma questo funziona solo se è unito a una profonda revisione dei processi interni e dei contratti software in essere. Solo così si potrà raggiungere una corretta governance dei contratti e assicurarsi risparmi concreti e duraturi nel tempo. In ambito Cloud si passa dal concetto della licenza d’uso all’utilizzo di un servizio, per cui la valutazione del TCO (Total Cost of Ownership) della soluzione adottata e la sua governance prevedono strumenti diversi e un’attenta analisi dei fattori abilitanti e dei vincoli dei propri contratti, tipicamente quelli riguardanti l’evoluzione nei cloud pubblici più comuni come Microsoft Azure, Amazon Web Services, Google Cloud e Oracle Cloud.

Si possono migrare le licenze di soluzioni on premise sul Cloud?

La risposta non è univoca ma generalmente è possibile farlo. La possibilità di migrare le licenze delle soluzioni on premise sul Cloud è un’opzione da valutare con attenzione. Spesso, infatti, appare opportuno (e conveniente) cogliere l’occasione per un cambio di paradigma verso un modello pay-per-use o prepagato. Esistono comunque vincoli concreti al porting delle proprie licenze in ambito Cloud, legati tipicamente ad alcuni fattori abilitanti, come la manutenzione attiva, che variano sensibilmente a seconda del brand software considerato. Questi limiti possono prestare il fianco a problematiche di compliance piuttosto onerose in caso di audit. È consigliabile, quindi, compiere uno screening preventivo della propria posizione on premise (assessment), per riuscire a comprendere meglio se adottare un servizio Cloud pubblico oppure optare per un Cloud privato o per una formula ibrida.

I miei fornitori hanno un approccio molto diverso tra loro al Cloud. Come posso fare per gestire queste differenze?

Questa situazione nasce dalla forte eterogeneità di partenza, in termini di metriche adottate dai diversi produttori

software, e che il cloud cerca di amalgamare verso un modello di consumo pay-per-use.  Diverse sono le condizioni di partenza, diverse le piattaforme e i portali di controllo, diversi i modelli di business adottati come pure le condizioni contrattuali proposte. D’altro canto, per evitare pericolosi meccanismi di lock-in, le aziende dovrebbero tutelarsi con l’adozione di più piattaforme Cloud, che tecnicamente sono in grado di garantire un utilizzo migliore di ogni specifica tecnologia. Nasce, quindi, la necessità di una profonda revisione e comprensione dei contratti proposti e l’adozione contestuale di sistemi in grado di monitorare in tempo reale l’utilizzo delle risorse Cloud provenienti da ambienti diversi, per garantire un costante monitoraggio dei costi.

Cloud: come faccio a sapere esattamente quanto spendo e a stimare le necessità future?

Esistono strumenti, framework e servizi quali i Cloud&Subscription Optimization Services o i Cloud Managed Services di Insight in grado di monitorare costantemente i consumi, attraverso una consolle unica di gestione. Sarà possibile utilizzare questa vista unificata per analizzare i pattern d’uso, anticipare e prevenire l’utilizzo scorretto delle risorse Cloud al fine di rispettare i budget assegnati e selezionare il contratto Cloud più adatto alle esigenze aziendali.

Come posso accelerare il ROI sui progetti Cloud?

In linea generale, la transizione al Cloud prevede un’evoluzione del paradigma dei costi in un modello OpEx (OPerating EXpenditure) di costi puramente operativi, salvo alcune eccezioni. Controllarli opportunamente per tutelare gli investimenti fatti ed evitare che la spesa possa andare rapidamente fuori controllo è, quindi, fondamentale. Insight ha sviluppato diversi framework utili per massimizzare il ROI, che si differenziano a seconda del grado di maturità dell’azienda lungo la roadmap di adozione del Cloud. Subscription Optimization Service è un modello che analizza in profondità l’utilizzo del Cloud, i modelli d’uso (pattern), i diversi abbonamenti e tariffe; effettua una “gap analysis” di queste fonti dati per realizzare una baseline e individua i “quick win”, ovvero le azioni implementabili per ridurre rapidamente e velocemente i costi correnti. Intelligent Optimization Service, invece, è un modello che crea una baseline per valutare gli asset Cloud esistenti, collega le diverse sottoscrizioni Cloud al portale di gestione di Insight, fornisce su richiesta i dati di consumo e identifica eventuali picchi di utilizzo oltre le soglie concordate. Cloud Billing Service, infine, è un modello che ottimizza la struttura dei centri di costo, collega le sottoscrizioni Cloud al portale di gestione di Insight, misura e gestisce il consumo di piattaforme Cloud diverse (e relative a diversi gestori), agisce come centro di aggregazione per la fatturazione mensile dei costi del Cloud, elabora le fatture verso il provider e la ri-fatturazione interna all’azienda in linea con le procedure e i centri di costo concordati. 

Sento spesso parlare di Cloud Management: cosa vuol dire?

Oggigiorno, la transizione al Cloud è una priorità per molte aziende. Chi si trova a dover decidere se e cosa migrare

deve rispondere ad alcuni quesiti che richiedono una profonda conoscenza delle dinamiche Cloud. Quali workload migrare? Come misurare il successo dell’operazione? Come fare il provisioning solo di ciò che serve? Come garantirsi il controllo e prevenire un utilizzo eccessivo di risorse Cloud? Indirizzare queste problematiche prima di effettuare un semplice “lift and shift” dei workload on premise verso il Cloud è fondamentale per evitare di incorrere in extra-budget o situazioni di over-provisioning, per cui si pagano servizi in fondo non necessari. Insight fornisce una soluzione a questo problema. Anzitutto, identifica i principali stakeholder del progetto e, tramite workshop e incontri 1-to-1, definisce gli obiettivi chiave di business. Successivamente, analizza i workload correnti in termini di fattibilità e opportunità di migrazione e, una volta selezionato un gruppo target, definisce i criteri utili per misurare il successo dell’operazione, includendo anche un assessment finanziario dei costi correnti dei workload comparati con quelli post migrazione. Per supportare ulteriormente il processo decisionale, Insight realizza anche un assessment cross-platform, utile per valutare gli impatti in termini di costi, vincoli e opportunità contrattuali sui principali fornitori di servizi Cloud pubblici. Infine, Insight fornisce linee guida e documentazione utili per migliorare i processi e le policy interne all’azienda, per assicurare quella governance di cui l’azienda ha bisogno per mantenere i costi Cloud sotto controllo.

30 gennaio 2018

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