BOLOGNA – “Entro il 2025 ci saranno oltre di 50 miliardi di dispositivi intelligenti collegati in rete e i data center si saranno trasformati in sistemi aperti di cloud pubblico o ibrido, con estensioni per elaborazioni di prossimità in tempo reale”. Questo è lo scenario IT prospettato da HPE nel corso del HPE Italian Summit Reimagine 2017 per spiegare la strategia centrata su sistemi flessibili, edge computing [dove la potenza di calcolo e lo spazio di archiviazione vengono trasferiti alla periferia della rete per ridurre i tempi di trasmissione dei dati e incrementare la disponibilità ndr], IoT e servizi. A cominciare dai sistemi della Composable Architecture: “Componibili in funzione delle dinamiche del business, per poter scegliere in modo più libero se avere l’IT all’interno dell’azienda o all’esterno”. Nell’era cloud, le tecnologie server e storage restano al centro degli investimenti in ricerca e acquisizioni di HPE, come mostra anche la collaborazione con Intel per nuovi processori “programmabili”, dotati di capacità di security integrate.
Who's Who
Paolo Faraboschi
Con l’acquisizione dell’aprile scorso di Nimble Storage (flash storage), HPE ha arricchito il suo supporto alla predictive analytics. L’innovazione più significativa riguarda il nuovo hardware denominato The Machine, entrato nelle fasi finali di sviluppo. “È frutto di un lavoro iniziato 4 anni fa, per rimediare al fine corsa nello sviluppo del silicio [memorie e architetture processore ndr] – spiega Paolo Faraboschi, fellows presso gli HP Labs –. Nei contesti con grandi quantità di dati, la distribuzione dell’elaborazione rende l’accesso sempre più lento. Da qui l’idea del memory-driven computing: un’architettura di sistema che al posto delle CPU ha la memoria al suo centro”. A differenza dei sistemi standard la comunicazione con la memoria non diventa un collo di bottiglia: “Nella The Machine, memoria e sistema d’interconnessione restano al centro dell’elaborazione – continua Faraboschi -. Per farlo abbiamo dovuto sviluppare nuove tecnologie d’accesso alla memoria, connessioni ottiche per il traffico vicino ai processori, CPU ottimizzate oltre a tutto il supporto software e di security”.
Da The Machine all’edge computing
Ad avvantaggiarsi della potenza delle architetture memory-driven saranno utenti di molti settori e queste architetture possono essere sfruttate non solo per big data. “I vantaggi dipendono dall’impegno che gli sviluppatori dedicano nell’adattamento delle applicazioni – spiega Faraboschi -. Adattando la Java Machine su cui appoggia Spark [piattaforma per big data, ndr] si possono già ottenere velocità di un ordine di grandezza superiori”. The Machine è attualmente impiegata presso un centro di ricerca tedesco per malattie genetiche: “In meno di un mese gli sviluppatori hanno ottenuto miglioramenti prestazionali di 9 volte”. In applicazioni d’inferenza grafica le prestazioni crescono di 100 volte rispetto ai sistemi standard, di 20 volte nella ricerca di similarità: “Con alcuni modelli finanziari basati su catene di calcolo, l’incremento è risultato pari a ben 8000 volte”, ha precisato Faraboschi. Nel maggio scorso HPE ha completato il prototipo della The Machine con 40 nodi e 160TB di memoria condivisa e adattato il sistema operativo. Il protocollo di comunicazione verso la memoria è stato sottoposto al consorzio Gen-Z per la standardizzazione.
Who's Who
Nora Cecini
Sul fronte dell’edge computing, HPE è oggi impegnata nelle soluzioni di comunicazione e IoT per i nuovi spazi intelligenti. Nora Cecini, Country Manager HPE Aruba Italy parla di spazi d’ufficio multifunzionali, smart city, funzioni automatizzate in grado di agire nel più breve tempo possibile grazie al pregio dell’elaborazione locale. Edifici intelligenti dove sensori che si appoggiano alla rete Bluetooth rilevano la presenza delle persone controllando accessi, sicurezza e riducendo gli sprechi energetici. “Sistemi che rendono l’ambiente di lavoro più confortevole, migliorando la produttività dei dipendenti”, precisa Cecini.
Who's Who
Bruno Turco
Soluzioni di questo tipo sono state sperimentate negli aeroporti per gestire il movimento passeggeri, in ambiti di sanità, smart city e smart home. Sul fronte della sicurezza dei sistemi IoT, HPE ha integrato la tecnologia di Aruba Networks (società acquisita nel 2015) con Niara Behavioral Analytics , soluzione per l’analisi su base comportamentale realizzata da Niara (acquisita da HPE nello scorso febbraio) e Aruba ClearPass per l’applicazione delle policy. Per i progetti più innovativi ha lavorato HPE Pointnext, la nuova divisione servizi di HPE focalizzata nei supporti di gestione operativa, ottimizzazione IT, education e finanziari: “La flessibilità di cui le imprese sono oggi alla ricerca non dipende solo dal cloud – spiega Bruno Turco, Pointnext Consulting Director -. Abbiamo soluzioni finanziarie che consentono all’on premise di avere i vantaggi del cloud in termini di pay per use [il pagamento avviene in base all’effettivo utilizzo delle CPU della macchina n.d.r]. Stiamo collaborando per integrare le nostre competenze con quelle dei partner che operano in settori verticali”.
All’evento Reimagine 2017 hanno partecipato anche Meg Whitman, CEO di HPE e Stefano Venturi, Amministratore Delegato di HPE Italia, con lo scopo di rimarcare l’impegno dell’azienda a supporto dei partner del canale italiano e la bontà delle scelte che in cinque anni hanno ridisegnato la storica HP: separando PC e stampanti (oggi in HP Inc.), fondendo Enterprise Services di Hpe con CSC per dar vita a DXC Technology, vendendo a Micro Focus la divisione software Autonomy. Secondo Whitman molte aziende clienti faranno insourcing di risorse che oggi hanno affidato al cloud pubblico per ridisegnare ambienti informativi ibridi. L’attenzione all’Italia si è espressa con la creazione presso i partner degli HPE Inovation Lab (10 milioni di euro di investimento per 19 centri) per aiutare le aziende a sperimentare soluzioni innovative.