Infinidat stila la dirty dozen, la “sporca dozzina” (richiamandosi al titolo di un celebre film), l’elenco dei 12 problemi IT che affliggono la C-suite in azienda.
Ciascuno di questi fattori può provocare alterazioni in un’operazione IT che altrimenti avrebbe un’esecuzione a elevate prestazioni. Ecco le principali problematiche.
Infinidat: ecco la dirty dozen
Eric Herzog, CMO di Infinidat, ha compilato una dirty dozen, elencando i 12 problemi che le aziende dovrebbero risolvere in campo IT.
La “sporca dozzina” è un elenco di problemi in grado di compromettere un’infrastruttura IT. Sono sfide, lacune, idee errate e problemi che causano preoccupazione negli CxO, “contaminando” le implementazioni di livello enterprise ed esponendole a pericoli e rischi.
Eric Herzog, CMO di Infinidat, ha affermato che le aziende dovrebbero risolvere in campo IT:
- scarso livello di resilienza informatica;
- divario fra sicurezza informatica e storage enterprise;
- crescita veloce del numero di array di storage;
- mancato uso di modelli di consumo flessibili
- TCO eccessivamente alto;
- lunghi tempi di recovery in seguito un cyber attacco;
- applicazioni e workload con prestazioni lente;
- architetture ormai datate;
- soluzioni di storage poco sostenibili;
- conoscenza insufficiente dei benefici del cloud ibrido;
- assenza di automazione autonoma;
- inadeguato supporto IT del provider di storage.
Occorre mettere in atto strategie ad hoc, per affrontare ciascuna delle criticità elencate da Infinity nella dirty dozen, perché sono questioni da tenere sempre sotto controllo. Ecco come risolvere i problemi.
Le soluzioni per la C-suite: i dettagli
Una soluzione cyber resiliente dovrebbe comprendere: snapshot immutabili, air gapping, reti separate/isolate e un ripristino quasi istantaneo dei dati (in termini di minuti, non ore o giorni). Dovrebbe garantire la disponibilità e un ripristino dei dati su larga scala per assicurare la continuità aziendale.
Manager IT e CISO devono ritenere lo storage come parte integrante della strategia di cybersecurity.
Secondo i security analyst, oggi la media dei giorni che servono per identificare e limitare una violazione dei dati è di 287.
I modelli di consumo flessibili si affiancano a quelli tradizionali. Ma permettono un pagamento in base al consumo stile cloud, indipendentemente dall’aumento o riduzione della capacità di archiviazione.
Il passaggio allo storage-as-a-service consente, inoltre, di risparmiare sui costi, incrementando al contempo la capacità.
Oggi è anche possibile recuperare i dati in meno di un minuto, dopo un cyber attacco. Snapshot immutabili assicurano un ripristino affidabile e accurato dei propri dati. Infinidat promette di ridefinire la moderna protezione dei dati per il mercato enterprise.
Per carichi di lavoro a blocchi con alto livello di transazioni, bisogna focalizzarsi sulla latenza delle applicazioni. Rappresenta il fattore determinante per le prestazioni transazionali nel mondo reale.
Per ottenere affidabilità e durata elevate, è necessario abbandonare architetture obsolete. La tripla ridondanza è l’obiettivo da raggiungere.
Lo storage richiede anche un approccio green. Meno energia, spazio, sprechi, dispositivi da riciclare, sostenibilità anche in termine di costi.
I CIO lungimiranti e i decision maker dell’IT stanno acquisendo consapevolezza del valore del cloud ibrido, frutto della combinazione di cloud pubblico e privato.
L’automazione deve infine passare a un livello superiore, grazie alla semplificazione dei data center e all’AIOps. Ottimizzano lo storage l’automazione autonoma e il Neural cache ad autoapprendimento, con il posizionamento intelligente dei dati in un design di storage a più livelli.
Le aziende e i service provider dovrebbero affidarsi a un servizio “in guanti bianchi” con supporto pratico, sempre pronto a intervenire.