IBM avanti tutta nella data driven economy, con una nuova vision sullo storage

Driven by data: così IBM guarda alla nuova economia del dato. E là dove Big Data, IoT, Intelligenza Artificiale richiedono nuove performance e disponibilità, l’infrastruttura deve essere adeguata. Arrivano così le nuove soluzioni storage All Flash

Pubblicato il 27 Ott 2017

Chief Operating Officer e dati

«I dati guidano il business. Sono la commodity di maggior valore di cui un’azienda dispone».
È con queste parole che Eric Herzog, Vice President IBM Storage Systems, in Italia per la presentazione dei nuovi sistemi storage all flash, disegna lo scenario attuale.
«In un momento in cui i dati crescono in modo esponenziale, sia quelli provenienti da fonti che possiamo definire tradizionali, sia da fonti più nuove o recenti, come i video, o l’IoT, con i suoi data feed automatici, serve una infrastruttura che tenga traccia di tutti in modo sicuro», spiega.

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È lo scenario che è definitivamente cambiato e che dunque richiede soluzioni diverse rispetto a quelle con le quali ci siamo confrontati fino a ora.
Lo stesso concetto di Data Lake non è più sufficiente a definire il contesto: «Oggi parliamo semmai di oceani di dati, che dobbiamo essere in grado di navigare in tutte le direzioni e in tutte le dimensioni».
Lo stesso datawarehousing non basta più.
«Con il datawarehouse c’era un concetto passivo di approccio al dato. Ma con l’Intelligenza Artificiale e il Cognitive Computing i dati sono attivi e veloci». Bisogna fare i conti con due nuovi fattori: l’aggregazione e la velocità. Serve velocità, per prendere decisioni in tempo. E l’infrastruttura diventa fondamentale perché non vi è nulla di passivo.

La corretta gestione dei dati aiuta nel guadagnare competitività

IBM coglie in pieno lo spirito della data driven economy, tanto che Luca Altieri, direttore marketing e comunicazione di IBM in Italia, sottolinea come «nella data driven economy la corretta gestione del dato consenta alle imprese di guadagnare competitività».

Marco Utili, IBM

Siamo in un momento positivo per quanto riguarda i principali indicatori economici anche grazie ai processi di trasformazione che il Paese e le imprese hanno intrapreso.
«Ma la trasformazione digitale delle imprese richiede che le strategie di business e le visioni tecnologiche siano coerenti e interconnesse», prosegue a sua volta Marco Utili, director of systems hardware sales. «Ibm vuole accompagnare le aziende in questo percorso, supportandole grazie al potere del cognitive e del cloud».
Il dato dunque è prioritario, perché tutto quanto fa innovazione oggi, dal Cognitive Computing all’Intelligenza artificiale e al Machine Learning, fino ad arrivare alle reti neurali, ha bisogno di uno storage moderno, open, in grado di gestire dati multipiattaforma, soprattutto, come precisa sempre Utili, in grado di garantire una governance unificata.
Bisogna muoversi lungo cinque direttrici chiave: «Efficienza, sicurezza, controllo, velocità e agilità».
Le stesse lungo le quali si muove IBM con le sue nuove soluzioni.

Comprendere la natura dei dati, per poterli gestire

Eric Herzog, IBM

«I dati devono essere protetti e devono poter essere utilizzati quando e come servono, sfruttando la potenza e la capacità di sistemi di facile installazione e di facile gestione, caratterizzati da elevati livelli di automatizzazione e in grado di interfacciarsi sia con i tradizionali ambienti virtualizzati, in cloud pubblici privati o ibridi, sia con tecnologie container, Docker in primis», prosegue Herzog.
Super-easy” è la definizione che ama utilizzare. Del resto, sottolinea, col tempo all’interno delle aziende le persone dedicate allo storage sono progressivamente diminuite, proprio mentre i dati cominciavano la loro crescita esponenziale.
Serve un approccio nuovo, serve uno storage nuovo.
Il deployment deve essere semplice, i dati devono essere dinamici, veloci, sicuri, «ma bisogna anche capire quali sono i dati, per agire correttamente anche nella definizione dei livelli di sicurezza e di cifratura. Per questo i livelli di automatizzazione sono indispensabili».
«Se lo storage cade, il tuo business cade», è la sua lapidaria conclusione.

L’All Flash come risposta alle esigenze di settori come Finance, Healthcare, Retail

Ma a chi si rivolge?
Al Finance sicuramente, in tutte le sue declinazioni, ma anche all’Healthcare, che pure è un settore estremamente regolato per quanto riguarda l’utilizzo e la governance dei dati, la Pubblica Amministrazione, il Retail, sia online sia tradizionale.
Sono tutti settori nei quali la velocità è determinante e nei quali dunque l’All Flash rappresenta LA risposta. I nuovi sistemi FlashSystem ad alta densità, accompagnati dal nuovo software Spectrum Virtualize, garantiscono data reduction, hardware compression, bassissima latenza in ambienti sicuri e protetti. Sono offerti in una logica as a service, dunque in modalità pay as you go, così da portare miglioramenti anche in termini di economics, in una logica di Opex.

L’ecosistema componente cruciale nello sviluppo delle nuove soluzioni

«Con questi nuovi annunci – spiega ancora Marco Utili – dimostriamo che IBM continua a investire nelle piattaforme hardware sia in ambito datacenter, sia in ambito cloud, pubblico, privato o ibrido. Il nostro hardware è pensato per affrontare le nuove sfide della digital disruption ed è caratterizzato da tutte quelle funzionalità che davvero servono ai nostri clienti».
Sono annunci nei quali comunque IBM ribadisce ancora una volta la forza dell’ecosistema: «Oggi non c’è una soluzione che venga sviluppata al 100% da IBM: tutte sono studiate insieme con i nostri clienti per capire quali sono le funzionalità di cui c’è bisogno. Lo stesso si può dire del Quantum Computing, che rappresenta un punto di svolta quando si parla di gestione di grandi quantità di dati. È un progetto che richiede investimenti ingentissimi: basti pensare che il tubo che racchiude le componenti ha una temperatura vicina allo zero assoluto. Non è certo alla portata di tutti, ma IBM ha aperto un programma di sviluppo in collaborazione con università e sviluppatori di terze parti, per mettere a fattor comune le esperienze».

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