ANALISI

Il futuro dei data center legacy: tra innovazione e dismissione strategica



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Secondo una recente survey, la soluzione più citata (47%) è quella di riqualificare le principali aree meccaniche ed elettriche (M&E) per affrontare le problematiche ESG e CSR, anche se il 60% crede che i requisiti per il raggiungimento di questi standard rappresentino una delle maggiori sfide da affrontare nella fase di retrofitting di un data center

Pubblicato il 18 lug 2024

Jim Hart

CEO di BCS Consulting



data center AI

In un panorama in rapida evoluzione come quello delle tecnologie IT, i data center legacy si trovano sempre più spesso ad affrontare una moltitudine di sfide che ne ostacolano la capacità di soddisfare le esigenze moderne. Il conseguente impatto sulle organizzazioni può avere molteplici sfaccettature, inclusi costi e obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. In alcuni casi, però, la percezione negativa delle problematiche affrontate da queste strutture supera la realtà effettiva.

Occorre, quindi, domandarsi se le aziende stiano perdendo un’opportunità.

Costi in crescita, sostenibilità a rischio: le preoccupazioni dei professionisti dei data center

I data center legacy sono stati progettati in un periodo in cui gli attuali progressi tecnologici non erano previsti. Attualmente queste strutture faticano a far fronte ai crescenti requisiti dell’informatica moderna, come volumi di dati più elevati, velocità di elaborazione più rapide e necessità di solide misure di cybersecurity. Secondo IDC, la vita media di un data center è di nove anni, mentre Gartner sostiene che qualsiasi sito con più di sette anni sia ormai obsoleto.

Secondo la nostra recente survey biennale indipendente di settore, che ha raccolto le opinioni e le riflessioni di oltre 3 mila professionisti senior dei data center in Europa, tra cui proprietari, operatori, sviluppatori, consulenti e utenti finali, un terzo degli intervistati ha affermato che almeno una parte delle proprie strutture ha almeno 6-10 anni di vita. Circa il 17% gestisce, inoltre, strutture che hanno 10 o più anni. La maggior parte ha citato molteplici sfide: il 56%, per esempio, ha dichiarato che i costi operativi per metro quadro sono troppo elevati per restare competitivi sul mercato e che potrebbero potenzialmente essere fonte di problemi in futuro.

Il secondo ostacolo significativo per le aziende è rappresentato dalla carenza di energia sostenibile e rinnovabile, che evidenzia le difficoltà nel soddisfare i criteri di responsabilità sociale d’impresa (CSR) e di governance ambientale, sociale e aziendale (ESG) in un contesto in cui l’energia rinnovabile stessa è insufficiente per alimentare le crescenti esigenze degli ambienti IT moderni.

Tra le altre sfide figurano la risoluzione del problema della CO2 generata dai data center tradizionali, l’inadeguatezza dei sistemi di disaster recovery e di back-up dei dati, l’efficienza energetica, i costi di manutenzione e la carenza di competenze specifiche necessarie per fornire assistenza alla struttura.

Dall’obsolescenza alla sostenibilità: le sfide della modernizzazione dei data center legacy

Quasi tutti gli intervistati hanno elencato diversi percorsi che potrebbero intraprendere per affrontare le questioni legate ai data center legacy. La soluzione più citata (47%) è stata quella di riqualificare le principali aree meccaniche ed elettriche (M&E) per affrontare le problematiche ESG e CSR, anche se il 60% crede che i requisiti per il raggiungimento di questi standard rappresentino una delle maggiori sfide da affrontare nella fase di retrofitting di un data center. A seguire, il totale smantellamento di quest’ultimo dopo la migrazione degli ambienti IT in una nuova struttura.

Anche la scelta di aggiornare l’infrastruttura M&E per risolvere i problemi di Power Usage Effectiveness (PUE) con l’intento di garantire un’estensione di almeno cinque anni è stata presa in considerazione da circa il 44% dei partecipanti al sondaggio.

Valorizzare i data center legacy

Il dato forse più sorprendente è rappresentato dal fatto che due quinti degli intervistati hanno ammesso che sarebbero disposti a gestire un programma di manutenzione per prolungare la vita del data center, mentre una percentuale analoga sceglierebbe di aggiornare aree chiave come l’alimentazione di rete della struttura per migliorare la densità di potenza. Poco più di due terzi dei partecipanti ha concordato che aggiornerebbe l’ambiente M&E per risolvere i problemi di PUE e garantire un’estensione fino a 10 anni se questa fosse un’opzione percorribile.

Ogni decisione si scontra con le rispettive sfide, tutte influenzate dai costi e dal raggiungimento o meno degli obiettivi di sostenibilità. L’opzione più estrema da prendere in considerazione è probabilmente la disattivazione completa di un data center legacy. Si tratta di un’operazione complicata e potenzialmente costosa, in quanto il processo comprende numerose azioni, tra cui la rimozione dell’hardware IT, lo smantellamento del BMS e delle installazioni M&E e il loro riciclo o smaltimento. Il recupero dei rifiuti elettronici per cercare di riutilizzarne le parti hardware per la produzione di apparecchiature informatiche è importante e può contribuire a compensare l’impatto dell’utilizzo di nuovi materiali per la produzione dell’infrastruttura dei data center.

L’inflazione è una sfida per i budget IT

Quando i nostri stakeholder sono stati interrogati sull’impatto dell’aumento dei costi operativi associati ai data center più obsoleti sulla loro strategia IT futura, il 55% ha concordato sul fatto che l’aumento dei costi relativi alle strutture legacy potrebbe rivelarsi problematico. Per loro stessa natura, i costi associati al mantenimento di queste ultime limitano la capacità delle aziende di investire nella realizzazione di nuove infrastrutture, soprattutto in tempi di incertezza economica, quando le pressioni sui bilanci tendono ad aumentare. E in un contesto di inflazione elevata, la sfida è tutta per i Chief Information Officer (CIO) e i responsabili IT che devono garantire che la spesa tecnologica venga impiegata nel modo più efficiente possibile. Pertanto, la limitazione dei costi associati ai data center legacy sarà un tema caldo.

denodo credem

Il potenziale inesplorato dei data center legacy

Alcune organizzazioni stanno perdendo delle opportunità. Ad esempio, una delle sfide principali che riscontriamo è la percezione della limitata scalabilità dei data center legacy. Questa convinzione si traduce in difficoltà nell’integrazione delle nuove tecnologie, con conseguenti inefficienze operative e aumento dei costi. Quando le aziende crescono e aumentano le loro esigenze di dati, questi data center spesso faticano a scalare in modo efficace, causando problemi di prestazioni e riducendo la competitività. In alcuni casi, tuttavia, stiamo assistendo a opportunità di espansione della capacità che non vengono colte al volo.

Un’altra sfida significativa è rappresentata dall’inefficienza energetica. I data center obsoleti non sono stati progettati tenendo conto della conservazione energetica, il che comporta un consumo eccessivo di energia e costi operativi più elevati. Questa situazione non è solo onerosa dal punto di vista finanziario, ma anche insostenibile per l’ambiente. Con la crescente enfasi su green computing e CSR, le organizzazioni sono sottoposte a forti pressioni per aggiornare le proprie strutture e renderle più efficienti dal punto di vista energetico. E oggi sono disponibili opzioni per affrontare questo problema con nuove soluzioni, come il riutilizzo del calore di scarto.

Il futuro è nell’innovazione

Non vi è dubbio che i data center legacy si trovino in una fase critica, in cui devono superare una molteplicità di sfide per restare competitivi nell’era digitale. È possibile, comunque, percorrere i potenziali percorsi di trasformazione e innovazione per ottenere i migliori risultati possibili per modernizzare i propri asset digitali. Si può, ad esempio, capire se un determinato sito merita di essere esaminato più da vicino ai fini dell’investimento, effettuando una valutazione di alto livello, risparmiando tempo e denaro in studi che potrebbero rivelare che un impianto non è adatto per l’espansione, la decarbonizzazione, la manutenzione continua e il funzionamento.

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