La rivoluzione digitale investe anche e soprattutto il ruolo del CFO (Chief financial officer). Attraverso le parole di Roberto Mannozzi, direttore centrale amministrazione bilancio e fiscale del gruppo Fs e presidente dell’Andaf in un servizio pubblicato da Affari&Finanza di Repubblica, emerge come il direttore finanziario, anche in qualità di responsabile della gestione dei dati e delle informazioni, non possa non tener conto dei Big Data. Il CFO deve assumere il ruolo di selezionatore dei dati e fungere da intermediario tra questo enorme flusso di informazioni che proviene dall’interno e dall’esterno dell’azienda, contribuire a estrarre valore. Unitamente a chi gestisce il business (management operativo) e chi prende decisioni strategiche (CEO).
Chief Financial Officier e Big Data
Il team del Chief financial officer, che oggi si compone principalmente di risorse provenienti dal mondo dell’economia e della finanza o, più raramente, dell’ingegneria gestionale, ha sempre più bisogno di figure come «esperti di Analytics» e «Data Scientist».
Il direttore finanziario deve poter fornire ai suoi «business partners» dati elaborati in tempo reale, utilizzando nuove tecnologie, per esempio tecniche di robotica o sistemi di Blockchain. Chi rischia di non stare al passo sono i Chief financial officier delle PMI. Si sta manifestando, inoltre, la tendenza da parte degli investitori di richiedere sempre più spesso prospettive sull’evoluzione delle performance gestionali delle imprese. I CFO devono dunque essere in grado di effettuare stime affidabili sulla proiezione dell’azienda nel futuro. È anche molto forte, rispetto al passato, il legame con l’AD, che necessita sempre di più di un supporto nel proiettare su più anni e diversi contesti i dati di performance delle imprese, per fare valutazioni sullo sviluppo e sulla sostenibilità del business e prendere così per tempo le più adatte decisioni strategiche.
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