Information Builders: come investire sui big data

Gli interventi organizzativi e di processo. Scelte tecnologiche e nuove competenze per giungere a un’intelligence che trasformi in valore il capitale di informazioni di cui può disporre un’impresa.

Pubblicato il 11 Ott 2013

Milano – L’evoluzione tecnologica e funzionale della Bi nel confronto con i grandi volumi di dati eterogenei è stato il tema dominante (né poteva essere altrimenti, visto l’interesse che l’analisi dei big data ha presso la maggioranza delle imprese utenti) del Summit che Information Builders ha tenuto poco tempo fa a Milano. L’evento è stato quindi aperto da un intervento di Paolo Pasini, direttore dell’Osservatorio Bi presso la SDA Bocconi, School of Management, che ha esposto un possibile percorso di crescita dell’intelligence che sia in grado di diffondere la capacità di decidere in base a informazioni sicure e accurate in ogni funzione aziendale e a ogni livello. Al di là delle tecnologie coinvolte, ciò comporta un mutamento dei processi decisionali operativi, di controllo e strategici, volto alla condivisione dei dati e alla capacità di svolgervi analisi (che preferibilmente possano essere effettuate con strumenti self-service) diverse per capacità di dettaglio e di overview a seconda di ruoli e funzioni degli utenti. In relazione ai big data, Pasini ha presentato un’ampia ricerca sulle aziende italiane (anticipata durante il Cocktail con l’analista che ZeroUno e Information Builders hanno organizzato lo scorso maggio, vedi prima correlata a destra) dalla quale emerge la necessità di organizzare, in impresa, un comitato interfunzionale, di cui deve far parte il Cio e che decida, prima di parlare di tecnologie, come e dove attivare l’iniziativa. Cioè, in pratica, deve stabilire quali siano i dati realmente rilevanti e per quali funzioni e obiettivi dell’impresa. Va detto che questo è il punto in cui oggi si trova la maggioranza (57%) delle organizzazioni, mentre un buon 25% ha deciso di affrontare prima gli aspetti di privacy e sicurezza che i big data (spesso esterni al perimetro aziendale) comportano.

Rado Kotorov, Vicepresidente e Cio di Information Builders

Passando dai processi alle soluzioni, Rado Kotorov, Vicepresidente e Cio della società, ha esordito con i dati di due ricerche dalla quali risulta che, sebbene i vantaggi della diffusione delle informazioni siano percepiti, la maggioranza delle imprese (secondo Idg) è ancora concentrata su una intelligence indirizzata ai livelli alti, manager e ‘information workers’. D’altra parte (secondo Accenture) anche l’uso delle analisi è limitato: per la massima parte vengono svolte su problemi contingenti, mentre pochi le applicano allo sviluppo di modelli di business. Kotorov ha quindi esposto i punti di un’intelligence che massimizzi il capitale informativo (reale o potenziale) di un’impresa. Di questi il più importante è la capacità, tramite la diffusione dei dati e la ‘personalizzazione’ delle analisi, di portare le informazioni agli utenti operativi, anche esterni, in modo da allineare le operazioni alle strategie aziendali. Un obiettivo cui si oppongono fattori culturali (non ultimo il timore di perdita di potere da parte di molte figure aziendali) e fattori tecnologici, a partire dalla accessibilità e dalla qualità dei dati. Sui primi, un vendor come Information Builders può solo agire con iniziative di promozione d’una più avanzata cultura d’impresa, quali appunto il summit di cui ora stiamo parlando e il Cocktail con l’analista di cui s’è detto. Sui secondi, con la proposta d’una tecnologia che poggia sulle tre ‘I’ che per Kotorov sono i fattori abilitanti di una soluzione di successo: integrazione (delle fonti e delle tecnologie di cattura e trasformazione); integrità (dei dati e dei processi associati) e ovviamente intelligence, ovvero capacità d’informare adeguatamente ogni figura interessata.

La vision di Information Builders sull’intelligence così enunciata trova una declinazione pratica nelle esperienze di due imprese utenti, citate ad esempio e illustrate dagli stessi protagonisti: Daniele Grigoletto, Project Manager delle soluzioni di Bi di Compar Bata e Fabio Marchetto, responsabile della Credit Collection Intelligence di Unicredit. Del primo caso non diremo in quanto vi abbiamo dedicato un articolo (vedi la seconda correlata a destra); del secondo diciamo che si tratta di un’avanzata applicazione della Bi al recupero crediti, che non solo valuta i rischi connessi al credito e individua e consiglia le azioni da intraprendere nei confronti del creditore, ma gestisce le attività multicanale (messaggi sms, telefonate, lettere di sollecito e visite di un incaricato) che vi sono correlate.

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