La pubblica amministrazione, così come tutti i settori produttivi, è stata profondamente interessata dall’emergenza Covid-19, con il massiccio ricorso allo Smart Working e il tentativo – non sempre riuscito di una maggiore digitalizzazione. Nel 2020 questo mondo è riuscito a dimostrare una certa capacità di reazione, ma ora, anche per l’impegno previsto nel Next Generation UE, serve un cambio di passo, caratterizzato da meno burocrazia, nuovo personale e una forte trasformazione digitale. Questa la principale conclusione dell’Annual Report 2020, il volume di FPA, società del gruppo DIGITAL360, che ogni anno da sei edizioni analizza i principali dati e fenomeni di innovazione nella Pubblica Amministrazione italiana. Il report parte dai numeri: i dipendenti pubblici italiani sono 3,2 milioni, con un’età media di 50,7 anni, di cui il 16,9% over 60.
Un capitale umano che manifesta soprattutto la necessità di un forte investimento strategico in competenze, come peraltro dimostrato dalle carenze digitali manifestatesi durante la fase di remotizzazione del lavoro: in 10 anni la spesa in formazione si è quasi dimezzata, -41%. Dal 2008 al 2018 si è passati da 262 a 154 milioni di euro di investimento, 48 euro per ciascun dipendente, offrendo una media di 1,02 giorni di formazione l’anno a persona. In quest’ottica la ministra della PA Fabiana Dadone a settembre ha presentato il Programma di Innovazione Strategica della PA, con nuove politiche di reclutamento e ripensamento della formazione. Successivamente è stata pubblicata la Strategia Nazionale per le Competenze Digitali che delinea gli obiettivi strategici e definisce quattro assi su cui intervenire: l’istruzione e la formazione superiore, la cittadinanza, la forza lavoro attiva e lo sviluppo di competenze specialistiche ICT.
Sul fronte più complessivo della trasformazione digitale, il 2020 è stato caratterizzato da importanti provvedimenti del Governo – contenuti nei Decreti “Cura Italia”, “Rilancio”, “Semplificazioni” – e da una complessiva accelerazione nei numeri: da gennaio a dicembre 2020 le identità digitali SPID sono passate da 5,4 milioni a 14,1 milioni, le transazioni su PagoPA da 81,7 milioni a oltre 165 milioni, i Comuni nell’ANPR da 5.310 a più di 7.000, con 54,6 milioni di cittadini presenti in anagrafe unica. L’app IO per l’accesso ai servizi pubblici digitali, rilasciata ad aprile, ha raggiunto 9 milioni di download, mentre gli stessi Responsabili per la Transizione Digitale sono aumentati dai 5.432 di gennaio ai 6.183 di novembre.
Il report fa poi il punto sul settore chiave di questa emergenza, ovvero la sanità: la pandemia ha evidenziato la carenza di personale causata dal blocco del turnover, dai limiti nella programmazione dei fabbisogni e dalla fuga progressiva dal sistema pubblico. È vero che si contano 3,9 medici per 1.000 abitanti, dato che ci pone in cima alle graduatorie europee (sono 4,1 in Germania, 3,1 in Francia e 3,7 in Spagna), ma il 50 per cento ha più di 55 anni (la quota più elevata in Europa) e in prevalenza si tratta medici specialisti. Per gli infermieri, invece, siamo sotto la media comunitaria: 5,8 ogni 1.000 abitanti, contro gli 8,5 di media UE.
Per il futuro della PA, ovviamente, molto ci si aspetta dalle risorse europee, grazie al lancio di piani come European Green Deal, NextGenerationEU e Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 a livello europeo, Piano Sud 2030 e Linee guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma perché l’occasione del NextGenerationEU non venga sprecata abbiamo però bisogno di definire obiettivi coerenti, chiari e condivisi, e puntare sul potenziamento della macchina pubblica, superando la cronica difficoltà nel definire, gestire e scaricare a terra gli obiettivi.
“L’esperienza della pandemia ci restituisce una PA che, pur con molte differenziazioni, ha saputo reagire con generosità, energie e competenze per una causa comune – dice Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA -. Invece che la granitica burocrazia spesso evocata, la Pubblica Amministrazione italiana è una realtà fluida e ‘porosa’, che spesso si è dimostrata aperta al confronto e capace di reagire. Ma che porta con sé anche numerosi problemi e carenze: il 2021 deve essere l’anno del cambiamento per la PA a cui è dato un ruolo cruciale per l’Italia del futuro. Serve sburocratizzare, semplificando e velocizzando le procedure; rinnovare le risorse umane, con formazione e motivazione della dirigenza; spingere la digitalizzazione. Non ci sarà ripresa e resilienza senza un nuovo impegno per la PA”.
“Oggi ci sono davvero le condizioni per avviare un circolo virtuoso che consenta di superare gli storici ostacoli all’innovazione – sostiene Andrea Rangone, Presidente di DIGITAL360 -. L’elettroshock culturale generato della pandemia ha portato ad una vera e propria ‘scoperta’ del digitale, aumentandone la consapevolezza a tutti i livelli. A questo si aggiunge la disponibilità finanziaria del NextGenerationEU, che definisce una chiara visione strategica del futuro fondata su trasformazione digital e green. Se sapremo gestire e finalizzare questo circolo virtuoso potremo recuperare il gap verso i paesi più avanzati, diventando un paese più moderno. La partita in gioco è enorme: il nostro futuro”.