La valutazione dell’impatto umano nella Data Literacy

Il rapporto tra dati e persone è alla base della ricerca di un nuovo equilibrio nelle imprese che puntano a diventare Data Driven Company. Una delle sfide più grandi per le aziende nell’era digitale non è tanto acquisire i dati, quanto trasformare i dati in insight utili e utilizzabili insieme alle persone

Pubblicato il 31 Mar 2020

Jordan Morrow, Qlik’s global head of data literacy and chair of the advisory board for the Data Literacy Project

I dati sono una miniera d’oro che può aiutare le aziende a guidare la crescita. Eppure, mentre le compagnie continuano a raccogliere, archiviare e analizzare i dati, il loro reale potenziale rimane in gran parte inutilizzato. Per lo più, questo è dovuto al fatto che molte aziende faticano a sfruttare appieno le capacità della propria forza lavoro, la quale molte volte nemmeno è dotata delle competenze necessarie per ricavare il vero valore dai dati che la circondano.

Per comprendere quale sia l’impatto umano sulla Data Literay in tutto il mondo, Qlik e Accenture hanno commissionato una ricerca che ha visto coinvolti oltre 9.000 lavoratori – di qualsiasi livello e di qualsiasi ruolo aziendale – a livello globale. Lo studio ha rilevato che solo il 21% dei lavoratori ha fiducia nelle proprie competenze in materia di alfabetizzazione dei dati, ovvero la capacità di leggere, comprendere, interrogare e lavorare con i dati. Questo, a sua volta, sta costando alle organizzazioni miliardi di dollari in termini di perdita di produttività in tutto il mondo.


Dipendenti che prendono scelte basate sui dati sono alla base di una forza lavoro produttiva

Una delle sfide più grandi per le aziende nell’era digitale non è tanto acquisire i dati, quanto trasformare i dati in insight utili e utilizzabili, in grado di aiutare i dipendenti a prendere decisioni più informate, a incrementare la produttività e a ottenere vantaggi competivi. Ecco perché, per avere successo nella rivoluzione dei dati, i leader aziendali devono permettere ai propri dipendenti di sviluppare più fiducia ed essere più a loro agio nel prendere delle decisioni derivanti dall’utilizzo di insight elaborati attraverso i dati. Tuttavia, la ricerca ha rivelato che solo il 25% degli impiegati afferma di sentirsi preparato quando si tratta di utilizzare efficacemente i dati nella propria mansione.

Il problema è che i dipendenti non hanno il supporto e gli strumenti adatti, e con la tecnologia che si sviluppa molto più velocemente della comune abilità di una persona di padroneggiare gli insight dei dati, alcuni lavoratori cominciano a sentirsi sopraffatti. Non per niente, 6 intervistati su 10 (61%) hanno riportato che sentirsi sopraffatti dai dati ha contribuito a generare stress sul posto di lavoro.

Ciò può creare conseguenze significative sulla loro prestazione complessiva, impattando negativamente anche sui risultati dei loro datori di lavoro. In effetti, la ricerca ha identificato tre modi in cui la mancanza di alfabetizzazione dei dati sta danneggiando la capacità delle aziende di prosperare in un’economia basata sui dati:

  1. Per i dipendenti, apprezzare i dati non si traduce direttamente nell’adottarli

Nonostante quasi tutti i dipendenti (87%) riconoscono i dati come un asset importante sul posto di lavoro, pochi sono coloro che li utilizzano per prendere delle decisioni informate sui dati. Solo il 37% si fida di più delle proprie decisioni quando queste sono basate sui dati.

  1. La mancanza di competenze in materia di dati aggrava il problema della produttività sul posto di lavoro

Tre quarti dei dipendenti affermano di sentirsi sopraffatti o infelici quando lavorano coi dati. Più di un terzo degli impiegati che si sentono sopraffatti dichiara di spendere almeno un’ora a settimana procrastinando le attività relative ai dati. Il 27% ritarda il completamento di tali attività e il 14% le evita completamente. L’impatto negativo sulle aziende globali dovuto a tutto ciò, è sconcertante.

  1. Cambiare le pratiche tecnologiche sta aumentando la pressione sul posto di lavoro

Il ruolo crescente della tecnologia ha completamente trasformato innumerevoli pratiche lavorative: il modo in cui comunichiamo, costruiamo relazioni con i nostri interlocutori, misuriamo i successi e prendiamo decisioni. Il 14% dei dipendenti afferma di sentirsi sopraffatto quando lavora con i dati almeno una volta al giorno, arrivando a quasi la metà dei dipendenti una volta alla settimana.

Quindi, come possono le imprese avere successo nella rivoluzione dei dati? Per prima cosa, devono aiutare i propri dipendenti ad acquisire più fiducia e ad essere più a loro agio quando utilizzano i dati per prendere delle decisioni. Questo punto risulta cruciale in quanto la ricerca ha scoperto che i dipendenti identificabili come alfabetizzati in materia di dati hanno quasi il doppio delle probabilità dei loro colleghi “analfabeti” di sostenere che si sentono in grado di prendere decisioni migliori e sono fiduciosi di averle prese.

Lo strumento migliore per i dati? Il team

Per le imprese, l’elemento più potente per creare valore dai dati sono senza dubbio le persone che ne fanno parte. Le aziende devono comprendere che, essendo l’utilizzo dei dati in continua trasformazione, devono riuscire a tenere al passo anche la forza lavoro, sfruttando al meglio queste nuove opportunità. Ecco perché devono fornire ai propri dipendenti strumenti, processi e metodologie che li rendano in grado di utilizzare i dati come richiesto, e di raggiungere gli obiettivi aziendali.

Jordan Morrow, Qlik’s global head of data literacy and chair of the advisory board for the Data Literacy Project

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