Qual è il grado di maturità digitale dei comuni italiani? Ha provato a dare una risposta un’indagine condotta da FPA in esclusiva per Dedagroup Public Services con l’obiettivo di misurare il grado di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana attraverso l’analisi di un campione di 107 comuni capoluogo. Più precisamente l’indagine ha preso in esame le variabili relative a tre dimensioni: Digital Services, ossia il grado di accessibilità on line di 40 tipologie di servizi comunali; Digital PA, grado di integrazione delle piattaforme nazionali (SPID, PagoPA e ANPR) nei servizi comunali; Digital Openness, condivisione e apertura dei dati e attivazione degli strumenti di comunicazione con i cittadini.
La principale evidenza è che le migliori performance in tema di digitalizzazione si riscontrano nelle città del Nordest e in quelle con più alta densità abitativa, anche se non mancano le sorprese anche in altre parti d’Italia (come Lecce e Verbania). Il punto dolente è che nessuna amministrazione riesce ad essere davvero eccellente, cioè a raggiungere il punteggio più alto in tutte le dimensioni prese in esame.
Su 107 comuni capoluogo considerati nella ricerca, 24 hanno raggiunto un buon grado di maturità digitale (Bari, Bergamo, Bologna, Cagliari, Cremona, Ferrara, Firenze, Genova, Lecce, Mantova, Milano, Modena, Palermo, Pavia, Piacenza, Pisa, Rimini, Roma Capitale, Siena, Trento, Treviso, Verbania Verona, Vicenza), 44 appartengono alla fascia intermedia e 39 invece sono in rilevante ritardo o esclusi dal processo (Agrigento, Andria, Aosta, Ascoli Piceno, Avellino, Barletta, Benevento, Biella, Brindisi, Caltanissetta, Campobasso, Carbonia, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Fermo, Foggia, Frosinone, Gorizia, Isernia, Macerata, Messina, Oristano, Pescara, Pistoia, Pordenone, Potenza, Rieti, Rovigo, Salerno, Sassari, Siracusa, Taranto, Teramo, Trapani, Vercelli, Vibo Valentia).
“Dalla ricerca emerge che la fascia intermedia è la più consistente e in una trentina di casi si tratta di amministrazioni che si collocano a livello intermedio in tutte e tre le dimensioni o in almeno due di esse. In altri 14 casi si tratta, invece, di amministrazioni (tra cui a esempio Torino e Napoli) che hanno raggiunto un livello elevato in una dimensione ma si collocano in quello basso in una o entrambe le altre – ha commentato Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA -. Ciò mette in luce il fatto che i processi di maturazione digitale possono procedere con velocità differenziate nei diversi ambiti e che si ottengono risultati maggiori quando i processi coinvolgono i diversi aspetti in modo tendenzialmente uniforme. È necessaria quindi l’adozione di un programma di trasformazione complessivo che connetta e valorizzi i singoli interventi”.
Relativamente agli Open Data, i cinque comuni che hanno superato la soglia dei 10 punti raggiungendo la classificazione più elevata sono Firenze, Palermo. Bergamo, Pisa e Udine, cioè due grandi città (di cui una del Mezzogiorno) e tre centri intermedi. Si collocano, invece, nella fascia bassa ben 27 dei 29 capoluoghi di minore dimensione, 31 su 43 di dimensione intermedia, 15 su 43 medio-grandi e 3 su 12 comuni con popolazione superiore ai 240.000 abitanti.
Nel dettaglio Firenze e Bologna conquistano la leadership raggiungendo il massimo valore per il numero di dataset resi disponibili, seguite da Palermo,a fronte di un valore medio nei 107 comuni che si ferma a quota 98. Il comune di Firenze è anche primo per la numerosità dei file in formato interoperabile, seguito da Pisa e Palermo.
Il valore medio, in questo caso,si attesta a quota 52. Lo scarto molto ampio tra i valori delle città di punta e quelli medi indica l’esistenza di un ampio potenziale di crescita sugli open data (in particolare della loro messa a disposizione in formati interoperabili). Per quanto riguarda gli strumenti di comunicazione (canali social e strumenti di messaggistica) solo Genova risulta avere attivato in forma completa tutti e nove quelli considerati, seguita da Rimini e da Ancona.