Fino a ieri, per il mondo delle imprese la pressione maggiore derivava dalla necessità di innovare per riuscire a tenere il passo con i cambiamenti in atto rispetto alle richieste dei clienti e alla competitività dei mercati.
Oggi, alla luce dell’emergenza sanitaria ed economica in atto, a queste pressioni se ne sono aggiunte altre: adeguare le proprie strutture e i propri processi per guadagnare quella agilità indispensabile per rispondere alla disruption in atto, garantire la continuità del proprio business e garantire anche la business continuity dei propri clienti e del proprio ecosistema.
In questo scenario, il cloud non è un’opzione: è un imperativo categorico.
Ma quale cloud?
Negli ultimi anni, ce lo confermano anche i dati più recenti presentati dall’Osservatorio Cloud della School of Management del Politecnico di Milano, i modelli cloud rappresentano la scelta d’elezione dei progetti di innovazione per il 42% delle grandi imprese e per il 30% di piccole e medie imprese. Nel contempo, abbiamo assistito alla proliferazione di provider, servizi, istanze, ciascuna con la propria peculiarità e i propri punti di forza.
Difficile, se non impossibile, pensare che un’azienda voglia o possa distribuire la totalità delle sue applicazioni in cloud o su un unico cloud. È più facile ipotizzare che nel prossimo futuro la normalità sia rappresentata da un mix di implementazioni on premise e cloud, soprattutto in tutti quei casi nei quali le imprese si muovono in ampi ecosistemi nei quali è necessaria l’integrazione di dati, sistemi e processi.
In questo scenario, appare evidente come una strategia ibrida multi-cloud sia l’approccio migliore per la gestione di questi ecosistemi di dati distribuiti ed eterogenei.
Cosa si intende con cloud ibrido o hybrid cloud
Quando si parla di cloud ibrido si fa riferimento a un ambiente di cloud computing che prevede un mix di cloud pubblico, cloud privato e infrastruttura locale. Le diverse istanze hanno tra loro punti di contatto e di integrazione, pur restando le singole infrastrutture completamente indipendenti, impedendo la perdita di dati da una piattaforma all’altra.
Non esiste un’unica declinazione del concetto di cloud ibrido, che invece cambia e si adatta per rispondere alle specifiche esigenze di ciascuna organizzazione.
Nel caso di realtà aziendali nelle quali sicurezza e riservatezza dei dati sono soggette a rigide regole di compliance può essere preferibile mantenere la maggior parte della propria infrastruttura on premise e utilizzare un’istanza cloud per ospitare risorse meno critiche.
Nelle realtà caratterizzate da una elevata dinamicità dei carichi di lavoro e da richieste di alta disponibilità può essere preferibile ricorrere a un cloud privato, per passare al pubblico nei casi in cui si abbiano picchi di richiesta di risorse.
Per le imprese che dispongono di una consolidata infrastruttura on premise, il cloud ibrido rappresenta un’opportunità per ottimizzare le loro operation, sfruttando i vantaggi della velocità e della flessibilità del cloud senza abbandonare gli investimenti fatti o acquistare nuove infrastrutture.
Nella sostanza, il cloud ibrido si caratterizza per una estrema flessibilità nei modelli di distribuzione: l’obiettivo è creare un ambiente continuo, sicuro e automatizzato per sostenere le richieste del business. per la massima produttività e flessibilità.
Multicloud e cloud ibrido: quale la differenza
Prima di addentrarci in una disamina sui benefici connessi all’adozione di modelli multicloud ibridi, è opportuna una precisazione: sebbene strettamente correlati, multicloud e hybrid cloud non sono esattamente la stessa cosa. Sostanzialmente, multicloud significa utilizzare molteplici ambienti cloud, di provider diversi, tra loro connessi e orchestrati. Sono ambienti diversi, ciascuno con una propria specificità e selezionati per rispondere a una specifica necessità di business in termini di velocità o di performance.
Il cloud ibrido, come abbiamo accennato poc’anzi, prevede invece la coesistenza di cloud pubblici, privati e infrastruttura locale riuniti in un unico ambiente cloud.
L’hybrid multicloud è l’implementazione che dunque riunisce in sé i principi fondanti di entrambe le metodologie.
Ma quali sono i principali vantaggi che oggi dovrebbero spingere le imprese ad adottare una strategia di Hybrid e Multicloud tanto da considerarla imperativa per sostenere il loro business?
Ne abbiamo identificate tre: quelli determinanti.
Sicurezza e privacy
Un approccio hybrid cloud rappresenta di fatto la risposta ai dubbi di tutte quelle realtà che per troppo tempo hanno esitato a passare al cloud per motivi di sicurezza e privacy, nonché per i timori di riuscire a essere effettivamente compliant con le normative in materia.
Una scelta comprensibile, tuttavia penalizzante per chi ha bisogno anche di dare il via a iniziative di innovazione difficilmente sostenibili con infrastrutture completamente on premise o private.
In questo caso, la scelta potrebbe essere quella di creare un cloud multi-tenant nel quadro del modello ibrido, separando tra loro applicazioni e risorse.
Questo significa mantenere il pieno controllo sui dati sensibili, mantenendoli on premise e prontamente accessibili, e relegando dati e carichi di lavoro meno sensibili nel cloud.
Agilità
Come abbiamo accennato, l’agilità è un bisogno crescente per le imprese che per tenere il passo con la concorrenza e rispondere ai rapidi cambiamenti del mercato dei clienti possono ora trarre vantaggio dalla possibilità di apportare elementi di innovazione sperimentando, investendo il giusto e testando la validità in tempi rapidi.
L’hybrid cloud, unito anche alle nuove metodologie Agile, supporta i processi di innovazione senza imporre cambiamenti radicali a tutta l’organizzazione, ma adottando percorsi graduali, facilitati dalla semplicità di passaggio da un ambiente a un altro.
Non solo.
Non è raro che le aziende si trovino a gestire carichi di lavoro estremamente variabili nel corso del tempo. Mantenere le risorse sempre ai massimi livelli è costoso, in questo senso il modello cloud ibrido non solo consente di scalare le risorse in base alle necessità, ma offre anche strumenti di monitoraggio per bilanciare al meglio domanda e offerta, mantenendo il pieno controllo sulle risorse allocate: le dashboard forniscono informazioni complete sull’intero ambiente, consentendo una migliore supervisione su allocazione delle risorse e provisioning.
Data Analytics
In una economia sempre più data-driven e orientata alla prediction economy, l’hybrid cloud rappresenta il modello ideale per tutte quelle realtà che fanno leva sui dati per migliorare i propri prodotti e i propri servizi, per analizzare i comportamenti e le relazioni con i propri clienti, per ottimizzare la propria supply chain.
Il cloud – lo si è detto tante volte – è stato creato per i big data, per la sua scalabilità, potenza di calcolo e flessibilità: il vantaggio aggiuntivo di mantenere una soluzione ibrida con un data center locale è data dalla possibilità di mantenere i dati privati al di fuori del pool pubblico.
La visione di IBM
In questi ultimi anni, IBM ha investito significativamente per dar vita a una piattaforma cloud nativamente ibrida e multicloud e basata su tecnologie open source standard di mercato, in grado di rispondere ai bisogni delle imprese in termini di trasformazione e modernizzazione del proprio business.
Tre sono gli ambiti che IBM ha identificato come “elettivi” per l’adozione di una strategia hybrid cloud.
Migrazione di servizi esistenti in cloud.
Ancora oggi i dipartimenti IT di molte imprese devono fare i conti con una proliferazione di applicazioni e infrastrutture legacy obsolete. Queste aziende – e i loro CIO in particolare – hanno bisogno di un percorso di modernizzazione e rinnovamento delle loro applicazioni in modo da ottenere la flessibilità e l’agilità necessarie per supportare i percorsi di digital transformation.
Un primo passo è rappresentato proprio dalla migrazione delle applicazioni esistenti in cloud: è un processo di lift & shift per il quale è importante anche l’adozione di servizi di virtualizzazione. È una sorta di punto di ingresso, un primo passo verso la modernizzazione.
Modernizzare applicazioni e servizi esistenti
Molte imprese stanno trasformando e modernizzando le loro applicazioni con l’adozione di una piattaforma container.
È un percorso che richiede un’analisi dell’ambiente IT per determinare quali applicazioni possono essere riproposte in forma di microservizi e quali dovranno invece essere riprogettate. Una volta containerizzati, è possibile collegare i microservizi come parte di una cloud foundation, grazie all’utilizzo di standard aperti.
Una volta completato il refactoring, è possibile passare alla creazione di nuove applicazioni e processi.
Nuove applicazioni innovative Cloud Native
Utilizzando servizi cloud nativi, come Knative, gli sviluppatori possono creare applicazioni di nuova generazione che possono essere implementate in un ambiente Kubernetes open source.
I sei imperativi della strategia IBM
Secondo la strategia di IBM, il cloud si caratterizza per sei imperativi tecnologici che ne definiscono le caratteristiche. IBM Cloud è un cloud ibrido e multi, basato su open standard, capace di gestire dati distribuiti e di valorizzarli grazie all’intelligenza artificiale, sicuro nelle fondamenta, che offre servizi di containerizzazione basati su Kubernetes e una gestione integrata basata su standard.