Pure Storage: lo storage as a service è l’orizzonte dell’all-flash

In concomitanza con l’avvio dell’evento globale Pure Accelerate, Alfredo Nulli spiega la strategia della società. Che vede sempre più diffuso il modello all flash, spesso basato sulle formule commerciali as a service

Pubblicato il 10 Giu 2020

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Alfredo Nulli, Principal EMEA Office of CTO.

Uno storage sempre più as a service: questa la principale indicazione che arriva dall’edizione virtuale di Pure Accelerate, l’evento annuale organizzato da Pure Storage, azienda che con il suo concetto di all flash storage ha rivoluzionato questo ambito di mercato. Tra i principali annunci che sono stati fatti nel corso dell’appuntamento, c’è la forte spinta per modelli di consumo flessibile: Pure as-a-Service viene offerto gratuitamente per i primi tre mesi ai nuovi clienti con un contratto di 12 mesi per 50 TiB o più, o per i primi sei mesi con un contratto di 24 mesi. Una soluzione che, secondo Pure Storage, può aiutare le aziende a gestire i costi nel tempo senza impegnarsi con contratti a lungo termine, specialmente in un periodo nel quale può essere difficile prevedere l’andamento delle varie necessità. In ambito Smart Working, Pure ha stabilito una collaborazione con Cisco per proporre bundle di soluzioni VDI scalabili preconfigurate a partire da 1.000 desktop. Inoltre è stata attivata una proposta di Remote Installation Service per FlashBlade e FlashArray, che permette ai team da remoto di essere operativi anche quando non è possibile lavorare fisicamente all’interno degli uffici.

Come Pure Storage ha affrontato la pandemia

Big Data4innovation ha fatto il punto sulle strategie emerse nel corso di Pure Accelerate con Alfredo Nulli, Principal EMEA Office of CTO. Pure Storage. Relativamente all’emergenza sanitaria, “La risposta di Pure è stata molto immediata si è articolata su diversi fronti. Innanzitutto Pure ha cercato di attivare una strategia a livello globale, grazie anche a una continua interazione con i nostri clienti, che avevano la necessità di continuare il loro business. Penso che il nostro messaggio sulla semplicità di gestione dei sistemi abbia pagato. Avere una tecnologia semplice da utilizzare ha senz’altro aiutato il cliente in un momento di difficoltà come quello del lockdown. In questo momento abbiamo messo in campo anche iniziative di formazione sulla gestione del dato, focalizzandoci ulteriormente verso clienti e partner”. Secondo il manager di Pure, la pandemia sta inevitabilmente cambiando anche le prospettive del mercato IT, compreso quello dello storage. In particolare, le aziende hanno cambiato le proprie priorità: i progetti a lungo termine ancora esistono, ma hanno ora una priorità diversa rispetto a quelli a breve termine, quali ad esempio quelli della completa digitalizzazione dell’azienda ai fini dello smart working. In particolare, nello storage, i progetti a breve termine mirano soprattutto alla messa in sicurezza della capacità. “In questa fase i clienti esistenti hanno molto richiesto la nostra vicinanza: abbiamo perciò consigliato delle infrastrutture, abbiamo sostenuto il lavoro delle aziende, abbiamo raddoppiato il nostro impegno sulle infrastrutture as a service che in questo momento sono quelle che permettono di non dover investire in infrastrutture hardware, di cui magari non può esserci l’esigenza nel prossimo futuro”.

L’evoluzione del mondo dello storage

La pandemia arriva in un momento di particolare evoluzione per il mondo dello storage, che sta sempre più andando verso la direzione che la stessa Pure Storage aveva predetto nel 2009, scommettendo per l’appunto sull’all-flash. Basti pensare che Gartner, ormai, non considera più l’all flash array come un mercato a parte, includendo i numeri nel comparto complessivo dello storage. “Lanciare uno storage all-flash nel 2009 è stato davvero un atto rivoluzionario. Anche perché abbiamo scommesso sul fatto che il flash non fosse soltanto la punta dell’iceberg, ovvero la risposta alla richiesta di alcuni carichi applicativi particolarmente importanti quanto, piuttosto, la risposta per tutto lo storage di tipo Tier 1. C’è poi un secondo trend che riscontriamo: avendo provato la semplicità dello storage all-flash sul Tier 1, i clienti vogliono sperimentarlo anche sul Tier 2. Qui, effettivamente, c’è ancora un problema di economicità e di costo per TB, ma progressivamente il flash sta diventando interessante anche per questo campo. Inoltre, il flash è sempre più utilizzato nei backup: in particolare quella fascia che per – motivi di compliance e security – si deve ripristinare in un tempo ragionevole, abbattendo i tempi di restore”.

La svolta sull’as a service

Per quanto riguarda gli annunci sull’as a service che sono arrivati a Pure Accelerate, Nulli evidenzia come non si tratti di una assoluta novità, anzi: “Si tratta di un qualcosa che abbiamo messo in piedi da 18 mesi e che già investe una percentuale importante delle nostre revenue. Con il modello Pure as a service noi forniamo ai nostri clienti un costo legato al singolo Terabyte utilizzato e non solo: il cliente non deve prendersi cura dell’infrastruttura, il servizio è a totale carico di Pure, così come la gestione, gli upgrade. L’azienda utente, insomma, deve soltanto utilizzare l’infrastruttura, senza doversene occupare dal punto di vista operations. La particolarità di Pure as a service è che può essere usufruito in una doppia maniera: o attraverso un array fisico che viene installato nel Data center proprietario. Oppure via cloud, cioè utilizzando delle componenti virtuali fornite dai cloud provider che sono assemblate per ottenere lo stesso comportamento di un array fisico. “La capacità di creare repliche, proteggere dati e altro ancora è esattamente la stessa della versione fisica. Sostanzialmente, abbiamo preso gli elementi applicativi essenziali dello Iaas dei principali cloud provider (Amazon, Azure e in parte Google) e li abbiamo inglobati all’interno del nostro sistema operativo. D’altronde noi siamo sempre stati soprattutto una software company, il nostro elemento differenziante è il sistema operativo (Purity 6). Lo stesso modello di business dell’as a service non sarebbe possibile senza questa impostazione”, conclude Nulli.

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