Secondo un report di HPE (Hewlett Packard Enterprise), l’assenza di data maturity frena le aziende e ne limita il successo imprenditoriale.
In Italia le organizzazioni raggiungono appena 2,6 punti su 5, allineate con le aziende a livello globale. Ecco i risultati del sondaggio e quali sono le lacune da colmare.
Report HPE: l’assenza di data maturity
Da una ricerca di HPE emerge che solo il 3% delle imprese raggiunge il livello più elevato di data maturity, su una scala di 5.
Il livello di maturità più basso (1) riflette la data anarchy, in cui i pool di dati sono isolati l’uno dall’altro e non sono sottoposti sull’analisi sistematica per generare insight o risultati.
Il gradino più alto (5) è invece detto data economics, quando un’organizzazione sfrutta i dati in maniera strategica, per ottenere risultati sulla base di un accesso unificato a fonti interne ed esterne da analizzare con analytics avanzati e intelligenza artificiale.
Le organizzazioni devono superare divari strategici, organizzativi e tecnologici per sfruttare i dati come risorsa determinante e aumentare le vendite o progredire nella sostenibilità ambientale.
Solo il 13% delle organizzazioni ammette che la data strategy sia una parte fondamentale della strategia aziendale. Il 48% degli intervistati (il 33% in Italia) dice che la propria azienda non finanzia iniziative relative ai dati o alloca risorse solo occasionalmente.
Secondo il sondaggio, il 63% degli italiani intervistati (62% a livello globale) ritiene che per le proprie imprese sia cruciale il controllo dei dati e dei mezzi per effettuare l’estrazione di valore.
Occorre infine cambiare le strategie di trasformazione delle organizzazioni, per colmare le lacune.
Appena il 28% degli intervistati (in Italia il 29%) afferma che la propria organizzazione abbia un focus strategico su prodotti o servizi data-driven.
Sfiora la metà degli intervistati chi ritiene che le organizzazioni non usino metodologie come il machine learning o il deep learning, affidandosi a fogli di calcolo (29% – in Italia 34%) o business intelligence e report preconfezionati (18% – in Italia 15%) per l’analisi dei dati.
I dettagli del report
Il 14% delle organizzazioni (13% in Italia) mostra un livello di maturità 1 (data anarchy). Il 29% delle aziende globali (31% in Italia) al livello 2 (data reporting). Il 37% (il 34% delle italiane) al livello 3 (data insights), il 17% (come in Italia) al livello 4 (data centricity) e solo il 3% (4% in Italia) è al livello 5 (data economics).
L’assenza di capacità di gestione e valorizzazione dei dati, a sua volta, ostacola la capacità delle imprese di centrare l’aumento delle vendite (30% a livello globale, 34% in Italia), l’innovazione (28%, il 32% in Italia), il miglioramento della customer experience (24%, il 23% in Italia), il miglioramento della sostenibilità ambientale (21%, il 17% in Italia) e l’aumento dell’efficienza interna (21%, il 20% in Italia).
L’indagine globale
YouGov ha condotto la ricerca per conto di HPE su oltre 8.600 decision maker di tutti i settori privati e pubblici in 19 Paesi.
“Esiste un ampio consenso sul fatto che i dati abbiano un enorme potenziale per far progredire il modo in cui viviamo e lavoriamo. Tuttavia, liberare questo potenziale richiede un cambiamento nelle strategie di trasformazione digitale delle organizzazioni”, commenta Claudio Bassoli, Presidente e CEO di Hewlett Packard Enterprise Italia. “È dunque necessario che mettano i dati al centro dei loro percorsi di trasformazione per colmare le lacune attuali, rafforzare la loro autonomia e consentire la collaborazione tra ecosistemi di dati”.