Messo a dura prova dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19, il settore sanitario ha trovato nella tecnologia, e in particolare nella telemedicina e nell’analisi dei dati, un nuovo supporto.
La telemedicina non è un concetto nuovo, ma finora aveva trovato non pochi ostacoli sul proprio cammino, sia a causa della mancanza di strumenti adeguati presso i pazienti, sia a causa dei costi di implementazione elevati nell’ambito delle strutture sanitarie, sia a causa delle non poche resistenze e dei non pochi freni culturali, sia da parte del personale sanitario, sia da parte dei pazienti. In realtà, proprio la crisi pandemica ha fatto emergere i benefici della telemedicina, a complemento delle tradizionali prestazioni assistenziali, non solo in situazioni emergenziali, ma anche in contesti più strutturati e a supporto della sanità territoriale. E non è un caso che secondo Fortune Business Insights il mercato globale della telemedicina sia destinato a salire da 61,4 miliardi di dollari di fine 2019 ai 560 miliardi del 2027 con un tasso medio di crescita annuo del 25,2%, grazie al combinato disposto dell’aumento delle aspettative di vita, dell’incidenza delle malattie croniche e della maggiore confidenza dei pazienti con l’adozione e l’utilizzo di strumenti e tecnologie digitali.
La telemedicina semplifica l’accesso all’assistenza sanitaria alle persone anziane o con difficoltà motorie, nell’emergenza consente di garantire il presidio su pazienti cronici e dimessi, mantenendo ospedali aperti per coloro che hanno esigenze di cure di emergenza, abilita il monitoraggio remoto dei pazienti…
Telemedicina e Big Data: connubio vincente anche per la sanità territoriale
Se dunque la telemedicina di per sé rappresenta un vantaggio e un’opportunità per l’intero sistema sanitario, è la combinazione con i big data e la big data analytics che ne scatena, letteralmente, il potenziale.
In ambito sanitario, la raccolta, l’analisi e l’utilizzo attento dei dati consentono di consolidare le informazioni sui pazienti, analizzare i sintomi per una diagnostica più accurata, mettere in evidenza aspetti demografici e geografici che potrebbero influire sulla diffusione di una determinata patologia, possono aiutare a definire gli scenari e a pianificare le risorse necessarie.
Sono sempre i dati che consentono le attività di telemonitoraggio dei pazienti cronici, che permettono di seguire a livello domiciliare i pazienti dimessi, che abilitano i percorsi di medicina personalizzata e dunque alleggeriscono i carichi che gravano sulla sanità territoriale, consentendo un presidio più puntuale sui soggetti fragili.
Vediamo qualche caso d’uso reale.
Monitoraggio remoto dei pazienti
Come abbiamo già accennato, il telemonitoraggio dei pazienti rappresenta uno dei esempi più chiari di come l’unione di dispositivi IoT intelligenti e connessi, tipici dell’Internet of Medical Things, e una altrettanto intelligente gestione dei dati apra nuove prospettive nell’ambito della cura.
I dispositivi IoMT svolgono una varietà di funzioni specializzate (rilevamento della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, del livello di zuccheri, o anche della presenza o assenza di adeguata attività motoria) e inviano i dati raccolti verso sistemi informativi sanitari in cloud.
I flussi di dati vengono analizzati sulla base di algoritmi definiti e restituiscono ai team che hanno in carico la gestione del paziente sia report sul suo stato di salute, sia alert nel caso in cui si riscontrino tendenze o valori potenzialmente critici che, dunque, necessitano un intervento diretto e mirato dell’operatore sanitario o del medico.
Il monitoraggio remoto permette di mantenere i pazienti ad alto rischio fuori dall’ospedale e nel contempo consente ai medici, agli operatori sanitari o ai caregiver di monitorarne lo stato di salute, prevenendo eventi potenzialmente letali.
L’invio di dati in tempo reale abilita il dosaggio puntale dei farmaci migliorando la qualità della cura.
In generale, nel contesto della sanità territoriale, il telemonitoraggio consente di coordinare e gestire l’assistenza domiciliare, garantendo che le cure corrispondano a quanto previsto dal PAI, il Piano Assistenziale Individualizzato redatto dal medico curante o dallo specialista.
Diagnostica più semplice e accurata
Uno degli svantaggi più evidenti della telemedicina è che il medico non può fare affidamento su un’analisi obiettiva del paziente, sul tocco fisico, sull’auscultazione diretta.
Di converso, l’utilizzo delle cartelle cliniche in formato elettronico e l’utilizzo della raccolta dei parametri vitali mediante dispositivi connessi, uniti all’osservazione obiettiva aiutano i medici a identificare i pazienti ad alto rischio e effettuare diagnosi più accurate.
Nell’ambito della telemedicina, l’utilizzo dei dati è cruciale per la diagnosi e la definizione delle terapie.
I medici possono utilizzare i big data per inserire dati contestuali e ulteriori informazioni esterne potenzialmente utili per un quadro clinico corretto.
I vantaggi delle App sanitarie
L’utilizzo delle App sanitarie – naturalmente condividendo dati e informazioni con il proprio medico curante – ha il duplice vantaggio di coinvolgere proattivamente il paziente e di restituire al personale sanitario una serie di informazioni preziose per verificare il decorso di una malattia, lo stato di una patologia cronica, la risposta alle terapie.
Le App sanitarie che i pazienti utilizzano sui loro smartphone e i dati che forniscono possono aiutare i medici e più in generale i responsabili dei servizi di telemedicina a consigliare, diagnosticare e curare i pazienti, facendoli sentire maggiormente coinvolti nella gestione della propria salute e aumentando la loro consapevolezza rispetto al fatto che i loro stessi comportamenti possono avere un impatto positivo sulla cura.
Va da sé che la scelta delle App debba essere fatta in accordo con il medico curante, che deve assicurarsi che il paziente utilizzi una tecnologia che fornisce misurazioni accurate.
Ottimizzazione dei processi
Combinare la potenza della telemedicina con la potenza dei big data può aiutare a ridurre il numero di visite non necessarie presso lo studio del medico curante o direttamente in ospedale, allertando allo stesso tempo gli operatori, gli operatori sanitari e i pazienti quando il loro stato richiede cure di persona, senza compromettere dunque né la qualità della cura né i suoi risultati.
Le principali sfide dell’analisi dei dati nella telemedicina
Naturalmente, la gestione dei dati in medicina e in telemedicina non è cosa semplice. Numerose sono le sfide che le organizzazioni e i professionisti della sanità devono affrontare.
Vediamole in sintesi.
Sicurezza e conformità dei dati
Numerose normative nazionali e internazionali, GDPR in primis, regolano la gestione dei dati sanitari, sia in termini di titolarità al trattamento, sia in termini di privacy, sia in termini di protezione.
Ciò su cui c’è ancora molto da lavorare è sulla definizione di standard e protocolli per la raccolta e la condivisione dei dati clinici, utili, ad esempio, nelle attività di ricerca oppure, come è accaduto in questi mesi, di monitoraggio di epidemie e pandemie.
Integrazione e interoperabilità
La possibilità di integrazione dei dati provenienti da fonti, sistemi, organizzazioni differenti è cruciale per il sistema sanitario sia dal punto di vista strettamente clinico, sia dal punto di vista organizzativo e operativo, al fine di ridurre le inefficienze e migliorare tutte le attività di pianificazione e intervento a livello di sanità territoriale.
Qualità dei dati
Indispensabile è lavorare bene sulla data quality. Informazioni di buona qualità sono essenziali per un’assistenza clinica informata: l’intero team di assistenza, a partire dal caregiver familiare passando per il medico di famiglia, dagli ospedali alle case di cura, ha bisogno di avere accesso a informazioni aggiornate per definire e ottimizzare il trattamento e la terapia e fornire la migliore assistenza.
La visione di Vodafone
Come abbiamo accennato all’inizio, l’emergenza dovuta alla pandemia da COVID-19 ha dato un’accelerazione all’adozione della telemedicina e delle sue pratiche anche e soprattutto a supporto della sanità territoriale.
Non è un caso che proprio nel corso della seconda emergenza la Conferenza Stato-Regioni abbia finalmente approvato il testo di riferimento in materia, vale a dire le “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina”, nel quale le prestazioni in telemedicina sono a tutti gli effetti equiparate a quelle erogate in presenza.
I numeri parlano comunque chiaro. Secondo l’Osservatorio Digitale in Sanità della School fo Management del Politecnico di Milano, più della metà (il 51%) dei medici di medicina generale ha lavorato da remoto durante l’emergenza, mentre cresce il numero di istituti e ospedali che hanno orami adottato piattaforme di televisita.
È questo un campo nel quale è impegnata da tempo e in modo importante anche Vodafone. Negli ultimi tre anni, in particolare, la società ha investito nello sviluppo di competenze e nella realizzazione di soluzioni in una logica di piattaforma, nella quale trovino spazio software, dispositivi connessi, tecnologie IoT e analitiche, oltre naturalmente a un’infrastruttura in cloud per l’elaborazione dei dati sanitari e servizi di connettività fissa e mobile.
Un ruolo importante, nello sviluppo di questa piattaforma di offerta, che dà risposte importanti proprio agli operatori della sanità territoriale, lo gioca la rete 5G, sulla quale sono già in corso numerose sperimentazioni proprio in ambito sanitario.
I benefici del 5G in questo settore si fanno evidenti negli ambiti più svariati, sia nella gestione delle emergenze, sia nei percorsi di cura durante e dopo l’ospedalizzazione del paziente.
Grazie al 5G, infatti, è possibile rendere disponibili in tempi molto più rapidi rispetto alle precedenti tecnologie mobili di comunicazione e a tutti i soggetti coinvolti nel percorso di trattamento e cura di un paziente contenuti preziosi, come video e immagini ad altissima risoluzione, abilitando di conseguenza servizi di nova generazione come la telediagnosi o il teleconsulto, per altro ormai previsti dal nostro Servizio Sanitario Nazionale.