Come avviare e gestire i progetti di business intelligence e big data nella nuova azienda digitale? Il tema, con le numerose implicazioni, è stato discusso durante l’Executive Dinner “Gestire i dati per generare valore: come innovare il business con l’information governance”, organizzato da ZeroUno in partnership con Dedagroup.
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
LO SCENARIO – Business Intelligence e big data, come realizzare progetti di valore | |
IL CASO UTENTE – Gestione documentale, come guidare il change management |
Il braccio di ferro tra It e business
Tra gli aspetti più dibattuti, la collaborazione tra Sistemi Informativi e Lob è stata indicata come chiave di successo per qualsiasi iniziativa.
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Perché gli analytics fanno paura
Timore di perdere posizioni di egemonia all’interno dell’azienda da parte di chi fino ad oggi è stato l’owner della conoscenza (come si sa, la conoscenza è “potere” e se è diffusa questa egemonia può venire minata) o la preoccupazione di dover cambiare un modo di lavorare ormai consolidato: sono alcune delle motivazioni per cui gli analytics “fanno paura”, come hanno spiegato alcuni partecipanti.
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Il Roi come freno alla Bi
Come emerso con chiarezza dalla tavola rotonda, il Roi rappresenta un altro forte deterrente all’avvio delle iniziative: la dirigenza chiede che gli investimenti si ripaghino a breve termine, pretesa che nel corso del dibattito è stata definita “miope” per progetti complessi di analytics.
- Il suggerimento di Vercellis è stato di procedere attraverso una pluralità di piccoli Proof of Concept, con costi e tempi di realizzazione contenuti, che permettono di stimare i possibili ritorni delle iniziative estese.
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Il ruolo del data scientist
Nell’occhio del ciclone è rientrata anche la chiacchierata figura dell’analista, per cui si lamenta spesso la mancanza di percorsi formativi specifici (il Master istituito dal Politecnico di Milano rappresenta una rarità e un’eccellenza nel panorama accademico italiano).
- “Il fenomeno big data – ha dichiarato Angelini – mette sul piatto la necessità di innovare sul fronte sia delle infrastrutture, che devono riuscire a gestire petabyte di informazioni, sia degli analytics che generano nuove sfide anche sul piano degli skill”. Per Angelini essenziale diventa la figura del data scientist (maturata in seno all’azienda o acquisita come consulenza esterna), che deve possedere conoscenze statistico-matematiche, ma anche una competenza specifica di dominio.
- Sulla professione del data analyst si è espresso anche Vercellis, che però crede in un profilo più trasversale (“le competenze verticali possono essere acquisite”), ma con la capacità di comprendere rapidamente i processi aziendali. “Serve una figura a tutto tondo – ha affermato – che si intenda di tecnologie, metodologie e business”.
Dedagroup Business Technology & Data: nel mirino c’è l’information governanceAll’Executive Dinner organizzato da ZeroUno, la divisione del Gruppo trentino dedicata alla gestione dei dati racconta mission e strategia Organizzato da ZeroUno, l’Executive Dinner “Gestire i dati per generare valore: come innovare il business con l’information governance” è stato l’occasione per approfondire l’offerta di Dedagroup nel campo del (big) data management e degli analytics. Attore dell’Information Technology nazionale, il Gruppo impiega 1.600 persone, ha raggiunto un fatturato di 230 milioni di euro nel 2015, ha quartier generale a Trento, otto sedi in tutta Italia e alcune filiali all’estero. A occuparsi di information governance è la divisione Business Technology & Data, guidata dal General Manager Paolo Angelini, che ha sintetizzato la vision della società. “La mission del Gruppo – ha spiegato – è accompagnare i clienti nella trasformazione digitale e la mia business unit si occupa in particolare di infrastrutture e soluzioni per la gestione delle informazioni. Siamo specializzati, insomma, nell’estrazione di valore dai dati per metterlo a disposizione dei clienti”. Per la divisione di Angelini, i servizi gestiti rappresentano un’area in crescita (“Liberiamo le aziende dal peso della tecnologia, che è sempre più sofisticata e difficile da gestire”), mentre tra i temi centrali ci sono: la sicurezza (intesa come continuità di servizio e protezione dei dati), il governo delle infrastrutture, la gestione documentale, la business intelligence e la big data analytics, la misurazione delle performance. “Abbiamo un centinaio di persone e oltre 700 clienti attivi, per un fatturato 2015 pari a 55 milioni di euro. Disponiamo di tre datacenter proprietari a Trento, Milano e Roma. L’80% del fatturato è generato in Italia, ma intendiamo incrementare il business all’estero, in particolare in Messico e negli Stati Uniti (dove siamo già presenti) con un focus sul settore bancario. Siamo già ben posizionati in Francia con un’applicazione per il Fashion e a Dubai con soluzioni Erp”. |